Chi ospiterà i mondiali del 2018 e del 2022?
Il Wall Street Journal racconta i "giochi di soldi e politica" che stanno dietro alla decisione della FIFA
Nove nazioni sono in corsa nella gara per ospitare i mondiali del 2018 e del 2022. Una lotta che secondo il Wall Street Journal ha poco a che fare con le capacità di organizzazione e la qualità delle infrastrutture del paese, e viene invece deciso dalle mosse politiche dei candidati e dalla loro abilità di “vendersi” meglio alla FIFA. La Coppa del Mondo è l’evento sportivo più redditizio del mondo, perché rispetto alle Olimpiadi richiede investimenti pubblici molto inferiori.
Stati Uniti, Inghilterra, Russia, Spagna/Portogallo e Paesi Bassi/Belgio sono candidate sia per i mondiali del 2018 sia per quelli del 2022. Australia, Giappone, Qatar e Corea del Sud sono candidate solo per quelli del 2022. Rappresentanti da tutte queste nazioni si sono incontrati questa settimana a Stamford Bridge, sede della squadra inglese Chelsea, per la conferenza di due giorni “Leaders in Football”, un evento calcistico minore che vedeva però la presenza di quattro dei ventiquattro membri della commissione FIFA che decide a quale paese assegnare i mondiali. Un’occasione imperdibile per aumentare le quotazioni della propria candidatura.
«Questa è l’unica volta in cui si sta su un palco tutti insieme» ha detto Sunil Gulati, il presidente della United States Soccer. «È l’unico faccia a faccia prima del voto finale a Zurigo del 2 dicembre. E noi peroriamo la nostra causa».
L’autore del libro The Ball is Round: A Global History of Football (La palla è rotonda: storia universale del calcio) dice che a questo punto, arrivati a una manciata di squadre dalla decisione, gli aspetti tecnici sono quasi del tutto irrilevanti, e vincerà il paese che meglio saprà adulare i vertici della commissione FIFA di cui fanno parte volti noti come Michel Platini e Franz Beckenbauer, oltre ovviamente al presidente Sepp Blatter.
Candidarsi per una Coppa del Mondo ruota intorno all’elogiare in modo ruffiano il calcio globale e stringere conoscenze con lo scopo di garantirsi la maggioranza della commissione FIFA. […] È questa la natura delle politiche della Coppa del Mondo: un gioco delicato di soldi, politica e capacità di navigare nel complesso mondo del potere del calcio mondiale.
Anche se i giochi più importanti si tengono lontano da giornalisti e microfoni, alla conferenza diversi paesi hanno cercato di mettersi in mostra in qualche modo. Il Qatar ha speso un’ingente somma di denaro allestendo una mostra di progetti per stadi a pannelli solari, la Corea del Sud si è limitata a distribuire magliette e portachiavi. L’Inghilterra ha portato con sé l’ex campione Gary Lineker, mentre il Qatar ha associato la propria candidatura allo spagnolo Pep Guardiola (attuale allenatore del Barcellona) e all’olandese Ronald de Boer, due giocatori che hanno militato nel campionato del Qatar a fine carriera.
Inghilterra e Russia sembrano le due favorite per i mondiali del 2018. L’Inghilterra ha promesso un guadagno di 240 miliondi di dollari solo per la commissione organizzatrice locale, tutti soldi che andrebbero alla FIFA. La Russia ha invece puntato a solleticare le mire di espansione della FIFA, puntando sull’eredità e il ricordo che l’associazione sportiva lascerebbe «nell’attuale Russia, aperta e democratica». Belgio e Olanda, candidati insieme, hanno cercato invece di sottolineare i benefici per i tifosi di un mondiale racchiuso in una piccola superficie, con spostamenti di massimo 90 minuti tra uno stadio e l’altro.
Sempre secondo il Wall Street Journal, i grandi favoriti per i mondiali del 2022 sarebbero Stati Uniti e Australia. Australia che però, stranamente, è l’unica nazione a non essersi presentata alla conferenza di Stamford.