Terrorismo in Europa, quello che sappiamo
Il gruppo si è formato ad Amburgo e da lì si è diretto verso il confine tra Afghanistan e Pakistan
Al centro della minaccia terroristica rivolta verso l’Europa di cui si parla da giorni ci sarebbe un gruppo di jihadisti di Amburgo, in Germania. La scoperta del piano aveva portato all’intensificarsi dei bombardamenti dei droni nella regione pakistana del Nord Waziristan e alla diffusione da parte del Dipartimento di Stato americano di un’allerta – esplicita, per quanto vaga – diretta ai turisti e ai viaggiatori in procinto di spostarsi in Europa.
La CNN riferisce che l’intelligence è venuta a conoscenza del piano in seguito all’arresto di Ahmed Sidiqi, un cittadino tedesco di origini afghane arrestato in Afghanistan a luglio e interrogato nella base americana di Bagram. Sidiqi starebbe collaborando con le indagini fornendo utili dettagli e ricostruzioni. All’inizio del 2009 Sidiqi e dieci altre persone avrebbero lasciato Amburgo per dirigersi verso alcune zone tribali del Pakistan: lì molti di loro si sarebbero uniti agli estremisti islamici per combattere le forze militari occidentali in Afghanistan. Durante gli interrogatori, Sidiqi avrebbe detto agli americani che almeno uno dei suoi compagni di viaggio sarebbe stato impiegato direttamente nel complotto, mentre altre persone lo avrebbero aiutato a progettare gli attacchi. Sidiqi fornisce “ogni giorno un pezzo del puzzle”, dicono le autorità tedesche, che potranno presto interrogarlo a loro volta.
La CNN è inoltre riuscita a raggiungere la sorella di Sidiqi, ad Amburgo, che ha raccontato che Sidiqi nel 2009 disse alla sua famiglia che sarebbe andato in Afghanistan per costruirsi una nuova vita. Funzionari dell’intelligence tedesca dicono che tutti gli uomini sono stati reclutati nella moschea di Taba, ad Amburgo. Nel 1990 la stessa moschea – allora si chiamava Al Quds – era frequentata da Mohammed Atta, l’uomo che sarà poi il leader degli attentatori dell’11 settembre 2001.
L’imam della moschea di Amburgo si chiama Mamoun Darkazanli, un uomo d’affari tedesco di origini siriane. La commissione d’inchiesta americana sull’11 settembre sostiene che abbia legami con grossi finanziatori di Al Qaida: lo stesso sostiene l’Unione Europea. Nel 2003 le autorità spagnole lo accusarono di far parte di Al Qaida, ma in quanto cittadino tedesco la sua estradizione non fu possibile. La CNN ha cercato più volte di contattarlo, ma senza successo. Negli anni dopo l’11 settembre la moschea di Darkazanli è diventata un centro attrattivo per i simpatizzanti di Al Qaida in giro per l’Europa. “Vogliono tutti pregare dove pregava Mohammed Atta”, ha detto un funzionario dell’intelligence tedesca alla CNN. La moschea è stata chiusa all’inizio di agosto, a fronte dei primi elementi sui collegamenti dei suoi frequentatori con gli attentati in fase di progettazione in Pakistan.
Un’altra figura chiave del complotto terrorista sarebbe proprio un vecchio amico di Mohamed Atta, cioè Naamen Meziche, un quarantenne di passaporto francese e origini algerine, che avrebbe convinto molti giovani frequentatori della moschea di Amburgo a unirsi alla guerra santa contro l’Occidente. Secondo varie fonti nell’intelligence europea, Meziche oggi si troverebbe in una zona imprecisata al confine tra Afghanistan e Pakistan.
Gli aspiranti terroristi non sarebbero andati in Pakistan tutti insieme: alcuni ci sono andati via terra dall’Iran, altri via aerea dal Golfo. Il responsabile della logistica sarebbe un uomo noto come Asadullah M., 52 anni, residente ad Amburgo e di origini afghane. Otto membri del gruppo, due di loro con le rispettive mogli, avrebbero raggiunto le aree tribali del Pakistan e si sarebbero uniti al Movimento Islamico per la liberazione dell’Uzbekistan, un gruppo militante con forti legami con Al Qaida. Uno di loro era Rami Makanesi, 25enne, tedesco di origini siriane. Un altro era Shahab Dashti, tedesco di origini iraniane: alla fine del 2009 appariva in un video mentre – con una pistola in una mano e un coltello nell’altra – invitava altri tedeschi a sposare la jihad contro le forze americane in Afghanistan. Sempre secondo l’intelligence, sarebbe stato proprio Dashti l’agente operativo che avrebbe portato a termine uno degli attacchi in Europa.