Il Brasile al voto
Dopo otto anni, Lula lascia la presidenza con un indice di popolarità altissimo e l’economia in pieno boom
di Elena Favilli
In queste ore il Brasile sta votando per eleggere il suo nuovo presidente della Repubblica. Dopo otto anni, Lula lascia la presidenza con un indice di popolarità altissimo e l’economia in pieno boom.
Venti milioni di persone sono uscite dalla povertà grazie alle sue politiche sociali, la classe media si è ormai estesa fino a comprendere metà della popolazione (90 milioni di persone) e l’economia continua a crescere a ritmi da superpotenza (più otto per cento previsto per quest’anno). Il “miracolo” di Lula, come è stato spesso definito in questi anni, non lascia spazio a dubbi: è il presidente più amato della storia del Brasile.
Le aspettative su chi prenderà il posto di Lula sono molto alte. Non sarà facile ripetere una tale scala di successi e soprattutto non sarà facile sostituire il suo carisma. Del resto, la storia dell’ex operaio metalmeccanico nato da una famiglia povera e analfabeta e poi diventato presidente è di per sé irripetibile. I tre candidati principali – in ordine di gradimento secondo i sondaggi delle ultime settimane – sono Dilma Roussef, Josè Serra e Marina Silva.
Dilma Rousseff – Partito dei Lavoratori
È la candidata scelta da Lula, esponente del suo stesso partito ed ex capo del suo staff. Dopo una partenza a rilento è sempre stata in testa ai sondaggi e oggi ha molte probabilità di vincere al primo turno. È conosciuta per la serietà, l’intransigenza e le scarse doti retoriche. Figlia di un esule, poeta e militante comunista bulgaro, durante gli anni della dittatura militare in Brasile si era unita alla resistenza dandosi alla macchia e diventando una guerrigliera della Vanguarda Armada Revolucionária Palmares. Catturata dai militari, è stata anche imprigionata e torturata per tre anni. La sua candidatura aveva destato molte perplessità all’inizio, proprio perché considerata troppo di sinistra, ma il sostegno di Lula durante tutta la campagna elettorale è bastato a lanciarla in testa ai sondaggi.
Negli ultimi mesi si è impegnata molto per addolcire la sua immagine, cercando soprattutto di intercettare il voto delle donne. Divorziata da dieci anni, ha puntato sulla sua condizione di madre e nonna – il suo primo nipote è nato durante la campagna elettorale – e ha iniziato a usare la parola “presidenta”, che in portoghese non esiste, per enfatizzare il fatto che sarebbe il primo presidente donna del Brasile.
Laureata in economia, divenne ministro per le miniere e per l’energia nel 2003. Due anni dopo Lula, impressionato dalle sue capacità, la nominò ministro della Casa Civil, una sorta di ministro dell’Interno con funzioni di sottosegretario alla presidenza del consiglio. Da quella posizione Dilma Roussef si incaricò di attuare e coordinare tutti i principali programmi approvati dal governo e si affermò come la donna forte, braccio esecutore delle politiche di Lula.
Josè Serra – Partito della Social Democrazia Brasiliana
È un politico brasiliano di lunghissimo corso. Figlio unico di un emigrato calabrese, è stato senatore, ministro, sindaco di San Paolo e più recentemente governatore dello stato di San Paolo. Nella sua carriera politica trentennale manca solo la Presidenza, a cui peraltro si era già candidato alle elezioni del 2002, quando Lula fu eletto per la prima volta. Un anno fa sembrava essere il favorito indiscusso nella corsa alla successione di Lula, ma la candidatura di Dilma ha fatto saltare tutte le previsioni e oggi Serra rischia di subire la sua peggiore sconfitta elettorale di sempre, e molto probabilmente il tramonto definitivo delle sue ambizioni presidenziali (Serra ha 68 anni).
Negli anni della dittatura in Brasile (1964-1985), si trasferì prima in Cile e poi negli Stati Uniti dove completò un dottorato in Economia all’Università di Cornell per poi iniziare a insegnare a Princeton. Tornò in Brasile nel 1978 – il paese era ancora sotto dittatura – e da lì iniziò la sua ascesa sulla scena politica nazionale. Si è guadagnato la reputazione di politico onesto e amministratore efficiente, che però finora non è mai bastata per bilanciare la mancanza di carisma e di empatia con gli elettori. Quando ha annunciato ufficialmente la sua candidatura, è stato accusato di non avere presentato né un programma, né un’alternativa chiara a Lula.
Marina Silva – Partito Verde Brasiliano
Nata in Amazzonia da una famiglia con undici figli, di cui solo otto sopravvissuti a malaria, epatite e altre malattie diffuse in quelle zone, è stata analfabeta fino all’età di sedici anni. Si è pagata gli studi in storia lavorando come cameriera, e dopo la laurea ha iniziato a militare nel movimento ambientalista brasiliano di Chico Mendes. Primo punto del suo programma di governo è rivoluzionare l’economia del paese abbassando i consumi di carbonio e puntando sulle nuove tecnologie.
È stata una delle fondatrici del Partito dei Lavoratori con Lula da Silva, l’uomo che una volta diventato presidente del Brasile l’ha eletta ministro dell’ambiente nel 2003. Una carica da cui si è dimessa cinque anni dopo, delusa dalle critiche sulla sua politica eccessivamente “verde” e soprattutto dall’assegnazione a un altro ministro del progetto di riforma della legge sui possedimenti fondiari dell’Amazzonia. Nel 1996 ha vinto il Goldman Environmental Prize, nel 2007 il programma ambientalista delle Nazioni Unite le ha conferito la nomina di Champion of the Earth.