Domani si vota in Lettonia
I sondaggi dicono che alle elezioni di domani potrebbe vincere un partito russofilo
Domani in Lettonia si svolgeranno le elezioni per il rinnovo del Parlamento. I sondaggi continuano a dare come favorito il partito socialdemocratico e russofilo Saskanas Centrs (Centro dell’Armonia) e in molti temono che la sua probabile vittoria sarà fonte di forti tensioni tra la popolazione lettone e quella di origine russa.
La Lettonia è un paese del tutto particolare nel panorama europeo. La componente russa della popolazione raggiunge il 30%, ma è addirittura quasi la maggioranza nella capitale Riga, dove Saskanas Centrs lo scorso anno ha ottenuto un travolgente successo nell’elezione del Consiglio Comunale: Nils Ušakovs è diventato il primo sindaco russofilo di Riga dal crollo dell’Urss. La grande immigrazione russa della Lettonia avvenuta negli anni ‘50 e ‘60 con l’obiettivo di realizzare i piani industriali che l’Urss assegnava allo stato baltico ha lasciato in eredità un paese spezzato in due, con una maggioranza di popolazione russofona nella capitale Riga e nella regione del Latgale, al confine con la Russia.
Oggi la convivenza fra russi e lèttoni è piuttosto complessa, soprattutto per via della lingua. A Riga si sente parlare russo ovunque: i russi non hanno una gran voglia di imparare il lèttone e sono così tanti che spesso non ne hanno bisogno: anche perchè i lèttoni il russo lo parlano bene, specie quelli non troppo giovani, che lo dovevano imparare per forza a scuola. Per salvaguardare la propria lingua la Lettonia oggi concede la cittadinanza solo a coloro che siano in grado di superare un esame di storia e di lingua lèttone, ma questo è sentito dai russi come una discriminazione (una questione simile, ribaltata, riguarda l’Estonia). Ed è proprio l’uso della lingua uno dei temi più sensibili anche in questa campagna elettorale: nel paese ci sono giornali in lingua russa, le televisioni private per larga parte della giornata trasmettono programmi in lingua russa, nei negozi, negli uffici della capitale è frequente incontrare personale che si esprime in lingua russa.
L’enorme crisi economica che ha colpito la Lettonia nel 2008 sembra avere sconvolto i tradizionali equilibri del paese, che da quando conquistò l’indipendenza dall’ex Unione Sovietica nel 1991 è sempre stato governato da coalizioni di centrodestra. Il persistere della crisi ha fatto diminuire sempre di più la fiducia della popolazione nei confronti dell’attuale partito al governo, e il Centro dell’Armonia ha visto crescere in maniera esponenziale i suoi sostenitori ben al di là della sua tradizionale base elettorale russa. Il timore è che la sua vittoria possa riportare il paese sotto un’eccessiva influenza del governo russo: attraverso il controllo sul governo lettone, infatti, la Russia potrebbe assicurarsi un voto all’interno della Nato e dell’Unione Europea.
I due maggiori partiti lèttoni attualmente al governo – definibile in qualche modo di centro moderato-conservatore – sono PS (Pilsoniska Savieniba – Unione dei Cittadini) e JL (Jaunais Laiks – Nuova Era) e si sono uniti per formare Vienotiba (Unità) ricandidando premier l’attuale primo ministro Valdis Dombrovskis. Un’altra nuova formazione politica è quella del PLL (Par Labu Latviju – Per una buona Lettonia), costituita da esponenti del mondo imprenditoriale lettone ma che a Riga sostiene il sindaco russofilo e che nel nuovo Parlamento potrebbe replicare tale accordo, anche se il canditato premier di PLL Ainārs Šlesers ha escluso in un recente intervista di poter votare un governo guidato dal leader di SC Jānis Urbanovičs.
In Lettonia funziona un sistema proporzionale, e il numero di partiti (che poi ad ogni tornata elettorale cambiano nomi e alleanze) e gli accordi possibili possono essere talmente tanti da far impallidire la nostra Prima Repubblica. Il trasformismo parlamentare poi è un evento naturale come la neve. Nei sondaggi Saskanas Centrs è dato al primo posto, con Vienotiba al secondo, al terzo ZZL, una formazione assimilabile ai verdi con una forte componente contadina, appoggiata anche del potente sindaco di Ventspils Aivars Lembergs, e Par Labu Latviju al quarto. Con lo sbarramento al 5% altre formazioni, come i nazionalisti di TB (Tevzemei un Brivibai – Per la patria e la libertà) e il PCTVL, il partito dei tradizionalisti russi, rischiano di non entrare nel nuovo Parlamento. Il candidato premier di Saskanas Centrs, Jānis Urbanovičs potrebbe dunque diventare il primo capo di governo russofono dalla fine dell’Urss, anche se poi i giochi in parlamento potrebbero essere complessi.
Fino a che non si sapranno i risultati delle elezioni di sabato prossimo, ogni congettura sul futuro governo della Lettonia è possibile. Ago della bilancia fra i due contendenti maggiori, Saskanas Centrs e Vienotiba, potrebbe essere il partito dei verdi e dei contadini, ma al momento non è neppure da escludere la grande coalizione, con lèttoni e russofili che potrebbero gestire un governo di larga maggioranza che possa permettersi quelle riforme impopolari necessarie per tirar fuori la Lettonia dalla crisi economica fra le peggiori di tutti i paesi dell’Eu. La mano di Putin, già fortemente presente negli investimenti e negli interessi commerciali della Lettonia, una minoranza russa così numerosa e coesa, e una crisi economica profonda, possono essere fattori destabilizzanti per il futuro della Lettonia e le sue prospettive nell’Unione Europea, specie se nel prossimo Consiglio dei Ministri si dovesse parlare più russo che lèttone.