Il processo di pace in Medioriente già traballa
Questa notte è scaduta la moratoria che proibiva a Israele di costruire insediamenti in Cisgiordania
Questa notte è scaduta la moratoria di dieci mesi che impediva a Israele di costruire insediamenti sulla sponda occidentale del fiume Giordano, la West Bank. L’impegno di Israele aveva di fatto permesso l’apertura dei negoziati che ora, con la conclusione della moratoria, rischiano di fatto già di arenarsi. Il New York Times scrive infatti che l’intenzione di Israele di voler continuare i lavori sta mettendo in crisi le trattative di pace con la Palestina.
Il leader palestinese Mahmoud Abbas aveva preannunciato che, se Israele avesse ripreso a costruire, il dialogo sarebbe diventate «una perdita di tempo». Pochi minuti dopo la fine della moratoria, il primo ministro Benjamin Netanyahu ha chiesto ad Abbas di non interrompere le trattative e continuare in maniera «rapida e onesta» per arrivare a un accordo di pace entro la fine dell’anno.
«Nei giorni a venire Israele è pronta a portare avanti i contatti per trovare un modo di continuare le trattative di pace tra Israele e l’autorità palestinese» ha dichiarato.
Il premier israeliano ha inoltre chiesto ai residenti dell’area e ai partiti politici di dare prova di «responsabilità e moderazione», così come hanno fatto durante i mesi della moratoria, ma i coloni hanno già annunciato la costruzione di circa 2mila case nella West Bank. I lavori dovrebbero cominciare oggi, mentre ieri sono avvenuti i festeggiamenti per la fine della moratoria.
Gli Stati Uniti, che stanno sostenendo e dirigendo le trattative, hanno provato più volte a convincere il premier Netanyahu a prolungare la moratoria, senza successo. Il portavoce del dipartimento di stato P.J. Crowley ha dichiarato che la loro posizione sugli insediamenti non è cambiata, e che rimarranno in stretto contatto con entrambe le nazioni per incoraggiarle a prendere decisioni che portino all’obiettivo finale, una soluzione di pace a due stati.
Gli insediamenti sono considerati illegali dalla Corte internazionale di giustizia perché costruiti sulle terre della Giordania sottratte alla Palestina da Israele nella guerra del Medioriente del 1967. Al momento, sono 430 mila gli ebrei che vivono negli oltre cento insediamenti dell’area, a stretto contatto con 2,5 milioni di palestinesi.