Capire Facebook, dati alla mano
Gene Weingarten, Pulitzer per il giornalismo umoristico, ha fatto un'indagine scientifica, secondo lui
Gene Weingarten è un giornalista del Washington Post le cui rubriche sono pubblicate sui quotidiani di tutti gli Stati Uniti. È famoso per il suo stile umoristico e ha vinto due volte il premio Pulitzer. In passato aveva già criticato Facebook – “un oceano di banalità condiviso da persone che condividono vite così vuote che si sente l’eco” – ma nella sua rubrica messa online oggi afferma di essere stato superficiale e avere giudicato solo per sentito dire: così ha fatto delle “ricerche obiettive” usando Openbook, un motore di ricerca dedicato a Facebook, per capire quali sono temi e termini più discussi. E questa è la sintesi delle conclusioni a cui è giunta la sua indagine.
– La parola che le persone scelgono di usare di più per definire quanto insopportabilmente aride e inutili siano le loro vite – e lo fanno alla frequenza di 2000 aggiornamenti di stato all’ora – è “noiosa”. Ci aggiungono parecchie “o”, per sottolinearlo. Se cercate “noioooosa” e poi cominciate ad aggiungere una “o” alla volta, trovate sempre almeno un risultato fino a quando siete a trentuno “o”. La primatista, per gli archivi, è Heather S. di Waterloo, Ontario, con 57 “o”.
– Nel corso di 16 giorni, 130 persone hanno informato i loro amici di avere “un brufolo”. Solitamente è indicata la sua posizione esatta, e anche la dimensione. Più frequentemente si tratta della fronte, seguita da vicino dal lobo dell’orecchio e poi da una natica, più spesso la sinistra. Il paragone più colorito è con un pomodoro, ma quello più usato è “Giove, tipo”. M. Mandel di New York ha battezzato il suo brufolo “Steve” (è anche una fan sia di Justin Bieber che dei Jonas Brothers, e sotto libri preferiti ha scritto: “non mi piace legere”)
– Migliaia di persone segnalano le loro urgenze intestinali. Di solito usando la frase “devo andare in bagno”. Ma sarebbe superficiale affermare che sono tutte persone inclini alla volgarità. Un’attenta ricerca mostra per esempio il caso di John Paul Weisinger di Lufkin, Texas, che ha scritto quella frase solo nell’ambito di una più articolata storiella umoristica: Un maiale entra in un bar e ordina da bere e poi ancora e poi ancora e non va mai in bagno. Il barman gli chiede “Non deve mai andare in bagno?” e il maiale risponde “No, la faccio mentre vado a casa”.
– Si può calcolare matematicamente la forza di un amore contando il numero di “o” che le persone usano in “adoro”. Per esempio Katherine Baker-Hernandez di Lakewood, Colorado, ama il suo gattino più (57 “o”) di quanto Lorne D. Stevens di Detroit ama gli orsetti Haribo (10 “o”). Non pare esista un limite massimo per quantificare l’amore.
– Gli utenti di Facebook saranno annoiati ma paradossalmente si divertono con poco. Lo sappiamo perché stanno sempre ridendo forte (LOL, laughing out loud, è la formula usata). Lollano così spesso che i LOL non si riesce a contarli: ne arrivano a dozzine ogni secondo. Un accessorio di queste risate può essere rotolarsi per terra, ma anche questo avviene troppo frequentemente per potersi contare. Solo una terza istanza è numerabile: quelli che si rotolano e si ammazzano dal ridere sono 390 al giorno.
– Su un tempo di cinque giorni, 266 persone hanno citato il capo degli Stati Uniti come “Presidente Oboma”. Altri 67 lo hanno chiamato “Presidente Obamma”. Quasi tutti comunque indicando che è uno stupido incompetente.