In Italia il premier fa produrre documenti falsi per inguaiare il suo alleato?

Le ipotesi sui giornali di oggi a proposito del "dossier Santa Lucia"

Foto Roberto Monaldo / LaPresse
12-09-2010 Roma
Politica
Atreju- Festa della Giovane Italia PDL
Nella foto Silvio Berlusconi


Photo Roberto Monaldo / LaPresse
12-09-2010 Rome
Atreju - Summer meeting of PDL youth
In the photo Silvio Berlusconi
Foto Roberto Monaldo / LaPresse 12-09-2010 Roma Politica Atreju- Festa della Giovane Italia PDL Nella foto Silvio Berlusconi Photo Roberto Monaldo / LaPresse 12-09-2010 Rome Atreju - Summer meeting of PDL youth In the photo Silvio Berlusconi

Lo scontro di ieri tra Futuro e Libertà e PdL sul documento circolato in mattinata che attribuirebbe al cognato di Gianfranco Fini l’acquisto a prezzo di favore di una casa appartenuta ad Alleanza Nazionale non è solo un momento significativo delle tensioni politiche nazionali. È anche l’introduzione nella convivenza politica italiana dell’esplicita accusa al Presidente del Consiglio di avere fatto fabbricare documenti falsi per mettere nei guai il suo principale avversario politico, che si dà paradossalmente il caso sia anche formalmente un suo stretto alleato.

Oggi quest’accusa è messa nero su bianco da molti giornali. Naturalmente dal Secolo, il cui direttore ha messo in fila una serie di domande sul “dossier Santa Lucia” anticipate ieri sera dal Post:

Prima che si possa riparlare di giustizia, di “scudi”, di tutela di chicchessia, qui è necessario avere risposte su alcuni fatti precisi. È vero, come ha scritto Libero che «c’è un rapporto personale tra l’ex primo ministro di Santa Lucia e Silvio Berlusconi» che «deve far tremare Fini»? È vero, come ha scritto il Giornale il 17 settembre scorso che sono stati inviati a Santa Lucia agenti dei servizi e della Guardia di Finanza, e chi li ha mandati? È vero che a Santa Lucia ci sono, e da tempo, inviati della testata di Paolo Berlusconi, il Giornale e del mondadoriano Panorama? È vero che la lettera di Rudolph Francis, con la dicitura «riservata e confidenziale» è stata fatta filtrare alla stampa estera attraverso un sito di Santo Domingo, località di residenza – guarda caso – di Luciano Gaucci?
Ed è solo una coincidenza che Gaucci sia la “mina vagante” della stagione dei talk show, indicato negli scorsi giorni come possibile ospite eccellente di Matrix, L’ultima parola e persino Quelli che i calcio? Cosa significa l’ambigua nota in coda alla lettera di Francis «le nostre indagini restano in corso in una prospettiva di una determinazione finale»? E ancora, come è immaginabile che il ministro di un paradiso fiscale giudichi «pubblicità negativa» la segretezza delle società off-shore, posto che essa è il principale motivo per cui il suo Paese sta in piedi? Dice niente a nessuno il fatto che l’attuale editore di El National, Ramon Baez Figueroa, sia anche proprietario di diverse reti televisive come Telecanal e Supercanal?
Ecco, prima di riparlare di politica bisognerà avere chiarimenti su tutto questo.

Ce n’è abbastanza? Oggi su Repubblica Giuseppe D’Avanzo riempie i vuoti con ipotesi suggestive che attribuisce genericamente a Fini e ai suoi.

Fini, nel pomeriggio di ieri, può dire ai suoi “ambasciatori” che quel che gli viene riferito, quel che gli viene mostrato, quel che ha accertato con indagini private non lascia spazio al dubbio. Gli uomini più esposti nell’aggressione riferiscono passo dopo passo del loro lavoro e delle loro mosse al Cavaliere. Che martedì, alla vigilia del titolo “Fini ha mentito, ecco le prove”, ha incontrato Vittorio Feltri e Alessandro Sallusti, i “sicari” del Giornale, e ieri Amedeo Laboccetta, il parlamentare del Pdl, vecchio esponente napoletano di An, capace di «muovere le cose» nei Caraibi grazie all’influenza di Francesco Corallo. Altro nome chiave – Francesco Corallo – di questa storia. Figlio di Gaetano, detto Tanino, latitante catanese legato al boss di Cosa Nostra Nitto Santapaola, Francesco Corallo è nei Caraibi «l’imperatore di Saint Maarten», dove gestisce con attività collegate a Santo Domingo alberghi, un giornale, quattro casinò con l’Atlantis World, multinazionale off-shore, partner dei nostri Monopoli di Stato nel business (complessivamente 4 miliardi di euro) delle slot machines ufficiali. Le mani che s’intravedono nella “macchina del fango” che muove contro Fini da mesi sono di Berlusconi, Feltri, Angelucci (editore di Libero), Laboccetta (Corallo), dicono senza cautela gli uomini del presidente della Camera.

D’Avanzo cita le domande poste da Perina e immagina i ragionamenti di Gianfranco Fini su quello che è successo ieri.

Indagini private gli hanno confermato che Giancarlo Tulliani non è il proprietario dell’appartamento di Montecarlo. Sospiro di sollievo: il giovane cognato avrebbe sempre potuto mentirgli ostinatamente, e fino ad oggi. Con la certezza dell’estraneità di Tulliani, Fini ha potuto sistemare meglio le altre tessere del mosaico. Si è chiesto: ma è ragionevole che un’isola (Santa Lucia) che vive con la leva della sua legislazione offshore si dia da fare per svelare i nomi dei proprietari di una società registrata in quel paradiso fiscale? Un non-sense. Epperò perché il ministro di Giustizia scrive che è Tulliani il proprietario delle sue società sospette? Ma è vero che questo ha scritto quel ministro? E’ autentica quella lettera o su carta intestata (autentica) è stata sovrapposto un testo apocrifo?
La lettera se la sono rigirata a lungo tra le mani, ieri, Giulia Bongiorno e Italo Bocchino e hanno concluso che o la lettera è del tutto falsa o, anche se non lo è, non aggiunge nulla di nuovo a quel che si sa perché conferma che, secondo fonti monegasche, Giancarlo Tulliani è il «beneficiario dell’appartamento» che potrebbe voler dire soltanto che Tulliani è – bella scoperta, a questo punto – l’affittuario dell´immobile.

Quindi nella sua pagina su Repubblica D’Avanzo ricostruisce una spiegazione del percorso della “patacca” che accusa di fatto Gianfranco Fini, attribuendola a “indagini” compiute per suo conto.

Uomini dei servizi segreti o della Guardia di finanza raggiungono Santa Lucia (la notizia è del Giornale). Devono soltanto sovrintendere che «le cose vadano nel verso giusto», che quel ministro di giustizia dica quel che deve o fornisca le lettere con intestazione originale che necessitano. E´ stato lo stesso Silvio Berlusconi a predisporre le cose potendo contare sul «rapporto personale tra l´ex ministro di Santa Lucia e il nostro presidente del Consiglio». Un legame (notizia di Libero) che «deve far tremare Fini». Bene, viene confezionato il falso. Ora deve arrivare in Italia senza l´impronta digitale del mandante. Bisogna seguire le frecce sul foglio dinanzi a Gianfranco Fini. Da Santa Lucia la lettera farlocca (o ambigua) arriva su un sito e poi nelle redazioni di due giornali di Santo Domingo. Da qui afferrata come per una pesca miracolosa dal sito Dagospia. Ora – gli uomini di Fini chiedono – chi ispira Dagospia? Credono di saperlo. Anzi, dicono di saperlo con certezza: «Dagospia, sostenuto dai finanziamenti di Eni ed Enel, è governato nelle informazioni più sensibili da Luigi Bisignani, il piduista, l´uomo delle nomine delicate, braccio destro operativo di Gianni Letta dal suo ufficio di piazza Mignanelli». Da Dagospia l´informazione manipolata slitterà sulle prime pagine di Giornale e Libero. Che potranno dire: abbiamo rilanciato soltanto una notizia pubblicata dalla stampa internazionale.

Altri più concreti dubbi sono avanzati in un articolo sul Corriere della Sera che riporta le accuse contro il documento da parte di Tulliani e dei suoi avvocati, e le perplessità di fonti autorevoli.

Un’autentica bomba, se fosse vera. Anticipata, attenzione però, da due testate di Santo Domingo, El Nacional e Listin Diario. E non invece, per dire, dal St Lucia Star o dal St Lucia Mirror che sono i giornali dell’isola caraibica. Il viceconsole italiano di Santa Lucia, Maria Piccinin Thom, condivide le perplessità degli avvocati di Tulliani: «In effetti — dice — ho dei dubbi. Si sa che ormai con i computer si possono fare miracoli… Anche perché il ministro Francis è un mio amico del Rotary. Ed è strano che non mi abbia avvisato della sua iniziativa, di solito chi avvia indagini su questioni italiane si rivolge a me. E poi lui è stato eletto da poco ed è già in piena campagna elettorale, visto che qui si voterà tra un anno. Insomma, mi pare curioso che la prima cosa a cui va a pensare, appena insediato, è un’inchiesta su una casa di Montecarlo. Adesso gli telefonerò per farmi spiegare bene». Anche il portavoce del primo ministro di Santa Lucia, Stephenson King, interpellato dal tg di La7 sembra cadere dalle nuvole: «Non ne so niente, non ne avevo mai sentito parlare, faremo delle verifiche» (dal sito di El Nacional, comunque, ieri sera è sparito tutto).

Il Corriere intervista anche Luciano Gaucci sul tema dei sospetti nei suoi confronti formulati da Flavia Perina, ma lui dice di non saperne niente e che secondo sua moglie – che è di santo Domingo – i due quotidiani che hanno pubblicato il documento di Santa Lucia sono importanti e “dicono sempre la verità”.