Ancora sul questionario del PD

Non l'hanno ricevuto tutti gli iscritti: l'Espresso cerca di capire a chi è stato mandato, e perché

Il Post è stato il primo giornale a raccontare del questionario inviato la settimana scorsa dal PD a una serie di indirizzi email, dando per scontato che il questionario fosse arrivato a tutti gli iscritti al PD, oppure alla sua newsletter. Sono seguite alcune discussioni sul senso e le ragioni di quest’operazione, di cui si è discusso anche sul Post, e poi è emersa qualche anomalia sul fronte della selezione del campione, diciamo. Perché è venuto fuori che non tutti gli iscritti al PD avevano ricevuto il questionario, e nemmeno tutti gli iscritti alla newsletter del PD, e nemmeno tutti gli elettori delle primarie che avevano lasciato il loro indirizzo email. Oggi l’Espresso cerca di vederci un po’ più chiaro.

Nelle intenzioni del Dipartimento Comunicazione del Partito Democratico, doveva essere un modo rapido e innovativo di riscontrare, fra gli elettori, “quelle che sono le proposte e gli interventi”. Il questionario on line – commissionato dal Pd all’istituto di ricerca Swg – avrebbe dovuto, ufficialmente, “raccogliere idee, suggerimenti, critiche”, provenienti dai 140 mila fortunati che lo hanno ricevuto on line.

Ma, appunto, chi sono i 140mila?

Chi ha ricevuto il sondaggione? “I nostri elettori”, dichiara l’incipit del sondaggio. Gli “iscritti al Pd”, ipotizza Pippo Civati in un suo post. Con clamorose eccezioni: Civati stesso, da iscritto, non l’ha ricevuto e diversi utenti sul suo blog – e su Facebook – protestano per lo stesso motivo. Come scrive nei commenti Rita: “Non so a chi abbiano mandato il questionario. A me, che sono (perfino!) membro di una direzione regionale del Pd, no”.

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