L’evoluzione di Massimo Calearo
L'ex capolista del PD dagli insulti a Berlusconi del 2006 al possibile ingresso nella maggioranza
Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera racconta di Massimo Calearo, controverso capolista del PD alle ultime elezioni politiche, e della sua marcia di avvicinamento al centrodestra (“se son rose fioriranno”, ha detto qualche giorno fa).
«Mia madre, mio figlio, mia figlia e mia moglie hanno votato per Bossi e compagnia bella ed ora, con questi voti, sfiduciano il mio governo!». Era fuori dalla grazia di Dio, Silvio Berlusconi, quel 22 dicembre 1994 contro il Senatur che lo aveva tradito: «Bossi è un Giuda, un ladro di voti, un ricettatore, truffatore, traditore, speculatore». Mai sopportato, lui, chi «tradisce il mandato degli elettori». Lo ha appena ripetuto a Taormina marcando la differenza fra lui e l’ex amico Gianfranco: «Noi, a differenza di Fini, siam fedeli al mandato degli elettori».
La Costituzione dice che ogni parlamentare non ha vincolo di mandato ed è quindi libero, giustamente, di cambiare opinione perché è l’essenza della democrazia parlamentare? Lui, come ha detto mille volte parlando di Fini e finiani, non è d’accordo.
Sarebbe quindi curioso sapere cosa pensa ad esempio, a parti rovesciate, di MassimoCalearo. Il quale, gigioneggiando sulla offerta berlusconiana del ministero dello Sviluppo economico («se sono rose fioriranno…») ha detto di essere oggi disponibile a sostenere il governo: «Voglio leggere i cinque punti di Berlusconi, guardarli, e se sono positivi non ho alcun problema a votare la fiducia».