Lo IOR e le leggi sul riciclaggio
La procura di Roma sospende un'operazione da 23 miliardi di euro e indaga il presidente dello IOR
La procura di Roma ha disposto il sequestro preventivo di 23 milioni depositati dallo IOR su un conto corrente del Credito Artigiano, banca controllata dal Credito Valtellinese. Il provvedimento è stato adottato nell’ambito di un’inchiesta che vede l’iscrizione nel registro degli indagati dello stesso presidente dello IOR, Ettore Gotti Tedeschi, e di un altro dirigente dell’istituto bancario vaticano. L’accusa è quella di mancato rispetto delle norme europee anti riciclaggio.
Lo IOR, Istituto per le Opere Religiose, è un istituto di credito che ha sede in Vaticano, noto soprattutto per la riservatezza dei suoi conti e per essere stato nel Dopoguerra al centro di alcuni grossi scandali. Lo IOR è guidato da un presidente, da un anno Ettore Gotti Tedeschi, che riferisce a un collegio di cinque cardinali, nominati dal Papa e in questo momento presieduti da Tarcisio Bertone. Per molti anni le attività dello IOR si sono poste fuori dal controllo di qualsiasi organizzazione indipendente o governo che non fosse quello Vaticano. Dall’arrivo alla presidenza di Gotti Tedeschi, è iniziata una sorta di “operazione trasparenza” che ha portato lo IOR a raggiungere un accordo con l’Unione Europea e a recepire le normative vigenti sul riciclaggio. Dal 2003 la Corte di Cassazione ha attribuito alla giurisdizione italiana la competenza sullo IOR.
L’operazione a cui fa riferimento il sequestro riguarda 20 milioni di euro che lo IOR aveva intenzione di trasferire da un proprio conto sul Credito Valtellinese – presieduto da Giovanni De Censi, a sua volta membro del Consiglio di sovrintendenza dello IOR – alla banca JP Morgan Frankfurt e tre milioni di euro destinati alla Banca del Fucino. La Banca d’Italia tiene sotto controllo da tempo lo IOR, perché l’istituto di credito vaticano non ha ancora adeguato del tutto le sue attività alle normativa, specie per quel che riguarda la trasparenza sull’identità dei propri clienti. In questo caso, l’operazione è stata sospesa perché, essendo lo IOR una banca extra comunitaria, le banche italiane devono effettuare un’ulteriore verifica sull’identità dei propri clienti prima di effettuare operazioni: in assenza di queste verifiche, le banche sono tenute a segnalare alla Banca d’Italia le operazioni sospette.
Così ha fatto il Credito Valtellinese lo scorso 14 settembre, informando l’Unità d’informazione finanziaria della Banca d’Italia, UIF, che i protocolli con lo IOR per rispettare la normativa erano ancora “in corso di definizione” e quindi non potevano essere effettuate le verifiche richieste dalla legge. L’UIF decide allora il 15 settembre di sospendere l’operazione per sospetta violazione delle norme anti riciclaggio e lo segnala alla Banca d’Italia e alla procura di Roma, che secondo la legge ha cinque giorni di tempo per decidere cosa fare del provvedimento. I cinque giorni scadevano oggi, e la procura ha deciso di aprire un’inchiesta. Altre volte negli ultimi anni la procura di Roma aveva investigato sulla conformità delle operazioni dello IOR alla normativa anti riciclaggio vigente.