Il primo ministro somalo dà le dimissioni
I continui scontri con il Presidente hanno reso il governo di transizione ancora più vulnerabile
Il primo ministro della Somalia, Omar Abdirashid Ali Sharmarke, ha dato le dimissioni dopo mesi di crescente tensione con il Presidente somalo Sheikh Sharif Ahmed. «Dopo avere constatato che il conflitto tra me e il presidente ha reso il paese più vulnerabile, ho deciso di lasciare a qualcun altro la possibilità di salvare la nazione», ha detto l’ex primo ministro durante una conferenza stampa.
La Somalia è uno dei paesi africani più devastati dalle guerre civili e dai “signori della guerra” che si sono succeduti a partire dal 1964, anno della prima guerra contro l’Etiopia. Negli ultimi anni il gruppo fondamentalista al Shabaab si è imposto tra le varie fazioni delle Corti Islamiche e ha preso il controllo quasi totale delle regioni centromeridionali del paese e di gran parte della capitale, Mogadiscio. Negli ultimi mesi, approfittando dell’estrema debolezza del governo di transizione supportato dall’Onu, il gruppo ha sferrato numerosi attacchi colpendo militari e civili. Ieri, nella zona nord della capitale, sono morte altre dieci persone durante gli scontri tra i ribelli e le truppe dell’esercito dell’Unione Africana. Un attentato al palazzo presidenziale è stato sventato all’ultimo momento. L’obiettivo del gruppo è l’affermazione di uno stato islamico radicale contro il governo del più moderato Sharif Ahmed, ex-capo della Unione delle Corti Islamiche.
L’ennesimo scontro tra il presidente e il primo ministro del governo somalo era avvenuto sulla proposta di una nuova carta costituzionale. Il Parlamento somalo aveva già tentato di estromettere Sharmarke a maggio, ma il Primo Ministro aveva dichiarato incostituzionale il voto, rifiutando di lasciare l’incarico. Un nuovo voto di sfiducia era previsto per lo scorso weekend, salvo poi essere rinviato. Oggi il presidente Ahmed ha ringraziato Sharmarke dicendo di avere apprezzato la sua «decisione coraggiosa» di dare le dimissioni per il bene del paese. Ora dovrà nominare un nuovo primo ministro e i nuovi membri del Gabinetto.