Cos’è il decreto su Roma Capitale?
Una sintesi sul Secolo d'Italia
Federico Locchi riassume sul Secolo d’Italia di oggi i contenuti del decreto su “Roma Capitale” e le novità che porta.
Cosa cambia, nei fatti, con il decreto su “Roma Capitale” approvato pochi giorni fa dal Consiglio dei ministri e pubblicato sabato sulla Gazzetta ufficiale? Con il provvedimento il Comune diventa un ente territoriale con speciale autonomia statutaria, amministrativa e finanziaria. Il consiglio comunale cambierà nome e diventerà l’assemblea capitolina.
La seduta inaugurale del nuovo ente si è svolta ieri. L’assemblea capitolina avrà nuove funzioni amministrative in varie materie: valorizzazione dei beni storici, artistici, ambientali e fluviali in accordo con il ministero per i Beni e le attività culturali; sviluppo economico e sociale di Roma capitale, con particolare riferimento al settore produttivo e turistico; sviluppo urbano e pianificazione territoriale; edilizia pubblica e privata e organizzazione e funzionamento dei servizi urbani, con particolare riferimento al trasporto pubblico e alla mobilità.
Sono state confermate modifiche sostanziali come il tetto di 15 municipi: il governo avrebbe voluto portarli da 19 a 12 ma il consiglio comunale ha detto no e ha rivendicato per sè il potere di stabilirne il numero che è stato fissato, appunto, a 15. Resta a 48 il numero di consiglieri comunali e a 12 il numero degli assessori. Il decreto prevede inoltre la possibilità per gli assessori di rientrare come consiglieri se decadono dal loro incarico, la procedura d’urgenza per l’attività dell’assemblea capitolina rispetto ad alcuni provvedimenti. Infine, viene previsto un tetto massimo per i rimborsi dei consiglieri che non possono superare l’indennità annuale.
«Questo è il primo passo. Con il decreto legislativo il Consiglio comunale viene trasformato in Assemblea capitolina – aveva spiegato venerdì scorso il sindaco Alemanno – cambiano gli status dei consiglieri, del sindaco e della giunta, e abbiamo poteri di funzionamento dell’Assemblea capitolina che sono molto più snelli di quelli del Consiglio comunale». Dopo questo primo decreto, che è servito per definire in modo chiaro lo status di Roma capitale, ce ne sarà un secondo che determinerà con precisione l’esatta natura dei nuovi poteri che saranno trasferiti alla città e che saranno definiti d’accordo con la Regione Lazio e la Provincia di Roma.