Il casino dei dati Audiradio
La società che rileva gli ascolti radiofonici ammette che i numeri del 2010 sono sbagliati
La radio ha i suoi sistemi di rilevazione, come la televisione. Sono gestiti da una società simile all’Auditel, che si chiama Audiradio, e di cui fanno parte i rappresentanti delle maggiori radio nazionali. A differenza dall’Auditel, le misurazioni non sono però effettuate con apparecchi a campione che registrano le scelte di un gruppo di utenti rappresentativi. Nel caso della radio nessuna tecnologia è stata ancora applicata alla rivelazione (da anni si parla di introdurre un “meter”, senza frutto) e quindi i dati si raccolgono in un modo più tradizionale e approssimativo, per quanto dato come affidabile dai suoi sostenitori: si telefona alle persone e si chiede loro di rispondere a una serie di domande sui programmi che hanno ascoltato nei giorni precedenti.
L’affidabilità, appunto, appare ancora meno garantita che nel caso dell’Auditel, a sua volta a lungo discusso. Una serie di accorgimenti statistici dovrebbe bilanciare la sua apparente approssimazione. È vero però che da sempre le notevoli variazioni tra i dati di trimestre in trimestre (o bimestre: le frequenze sono variate nel tempo) hanno reso ulteriormente sospetta la consistenza di questi dati.
Comunque, altri non ce ne sono, e le radio hanno sempre abbozzato pensando (era abbastanza vero) che quel che perdevano oggi avrebbero recuperato domani con la stessa casualità (non era poi tutto inaffidabile: i dati Audiradio avevano finora tratti di credibilità in molti casi e su grandi macrotendenze; meno sui dettagli). Poi l’anno scorso c’è stata l’ennesima piccola rivoluzione, in una continua ricerca di maggiori affidabilità. Si è deciso di tornare su una frequenza di conteggio trimestrale invece che bimestrale, e di reintrodurre l’esperimento dei “Diari” attraverso i quali alcuni ascoltatori avrebbero dettagliato autonomamente le loro scelte.
Il primo dato di questo genere, quello del primo trimestre 2010, si è fatto attendere per diversi mesi: il ritardo nella sua pubblicazione aveva anche generato illazioni dietrologiche sul fatto che si cercasse di trattenere o intervenire su dati insoddisfacenti per qualcuno. Ma queste voci erano più una dimostrazione delle ansie e delle tensioni che stanno dietro ai numeri della radio, che una possibilità concreta.
Quando infine i dati sono arrivati, le consuete spiazzanti variazioni rispetto ai dati precedenti sono state ancor più cospicue (oltre due milioni di spettatori complessivi in più, in tre mesi): e hanno favorito soprattutto le tre reti Rai, a cui sono state attribuite crescite notevolissime e di gran soddisfazione per i neodirettori di RadioRai. Malgrado fosse abbastanza implausibile che crescite di quel genere fossero effetto immediato di cambiamenti nel palinsesto appena introdotti (i programmi radio hanno sempre lunghi tempi di consolidamento del loro pubblico), alcuni di quei direttori si sono affrettati a celebrarli, mentre dalle altre radio si mugugnava e si cominciava a pensare di aver sbagliato qualcosa.
I mugugni sono coi mesi diventati polemiche sull’attendibilità di quei dati, e con le polemiche siamo arrivati a settembre senza che fossero ancora pubblicati i dati successivi a marzo, né che fosse mai stato comunicato il dato sui “quarti d’ora” del primo trimestre, quello che più in dettaglio mostra l’andamento dei singoli programmi: ritardo inaudito. Fino a che, venerdì, incalzata dalle critiche (il sospetto principale era contro la composizione dei “panel”, anagraficamente favorevole a Radiorai), Audiradio ha gettato la spugna e ammesso il fallimento, con un comunicato.
Il Consiglio di Amministrazione di Audiradio, tenutosi ieri, ha deliberato all’unanimità la sospensione della ricerca integrativa Panel Diari 2010, pur confermando pienamente la validità della metodologia Panel Diari per il 2011. Infatti l’esperienza maturata nel corso del 2010, consentirà di finalizzare al meglio per il prossimo anno un’indagine basata sui Diari e mirata a rilevare i dati di ascolto di tutte le emittenti radiofoniche italiane.
Per quanto riguarda l’indagine 2010, la decisione di sospendere le attività di rilevazione della ricerca integrativa Panel Diari, è stata preceduta da accurate verifiche e approfondimenti di carattere tecnico e si è rivelata necessaria alla luce delle distorsioni emerse nella composizione del campione utilizzato.
Pertanto, anche i primi dati Panel Diari comunicati da Audiradio relativamente al primo trimestre 2010, risentono di queste anomalie e quindi non vanno considerati come dati attendibili.
Insomma, Audiradio stessa dichiara privi di valore i dati del primo trimestre 2010, sancendo così che non esiste nessuna valutazione credibile di tutta la programmazione del 2010, e che le considerazioni fatte su quei dati erano campate in aria. Le conseguenti scelte di palinsesto risultano quindi del tutto arbitrarie e affidate alla sensibilità dei direttori delle varie radio: e se questa sensibilità può avere dei criteri di efficienza e competitività nel caso delle radio private, nel caso di Radiorai la notizia del fallimento dei dati rafforza i sospetti che i palinsesti siano costruiti attraverso meccanismi e abitudini che poco hanno a che fare con i risultati. A meno che i prossimi risultati non riconfermino il successo delle scelte: nel frattempo si naviga a vista, e raccogliendo quel che avanza dalla tv. Intanto, Audiradio torna sulla strada dei “meter” (nel 2012, si dice ora) avendo buttato un sacco di soldi per niente.
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