Il supersindaco di Mosca
È al potere da diciotto anni e ormai dà troppo fastidio al Cremlino, che vuole le sue dimissioni
In Russia è in corso una guerra senza esclusione di colpi tra il Cremlino e il potente sindaco di Mosca Yury Luzhov. Nelle ultime settimane la televisione di stato russa ha iniziato una vera e propria campagna denigratoria contro Luzhkov, come non capitava dai tempi dell’Unione Sovietica. Un primo programma televisivo si interrogava sull’origine dell’esorbitante ricchezza della moglie del sindaco e si chiedeva come mai Luzhov fosse rimasto in vacanza quando quest’estate Mosca era minacciata dagli incendi che stavano esplodendo in tutto il paese. Un altro programma accusava Luzhkov di avere distrutto il centro storico di Mosca e di non essere minimamente riuscito a limitare il traffico terrificante che spesso paralizza la città.
Il vero motivo dell’attacco, spiega Foreign Policy, è rimuovere Luzhov una volta per tutte dal potere. Un potere che esercita indisturbato ormai da diciotto anni e che è diventato di proporzioni talmente giganti da essere entrato da tempo in diretto conflitto con il Cremlino.
È difficile dire che cosa sia esattamente Yuri Luzhkov. È l’unico sindaco che Mosca abbia conosciuto dopo la fine dell’Unione Sovietica ed è una figura che estende il suo controllo su ogni angolo della città. È il capo assoluto di Mosca, e infatti il problema è proprio quello: a Mosca può esserci un solo capo, e il suo nome è Vladimir Putin. Il punto però è che Luzhkov è andato al potere ancora prima che Putin iniziasse a pensare alla sua carriera politica. Luzhkov ha contribuito al governo di Mosca fin dai tempi dell’Unione Sovietica. Ha iniziato come consigliere durante gli anni della perestroika ed è stato nominato sindaco per la prima volta nel giugno del 1992 dall’allora presidente russo Boris Yeltsin. Mentre riportava ordine a Mosca dopo il collasso dell’Unione Sovietica, si è anche occupato direttamente della privatizzazione di gran parte della proprietà immobiliare, favorendo smisuratamente l’azienda immobiliare di sua moglie Yelena Baturina e trasformandola di fatto nella donna più ricca di tutta la Russia.
Nei suoi primi anni di mandato Luzhkov, oggi 73enne, riuscì a creare una rete di potere così vasta e intricata che molti lo paragonarono a Tweed, il boss di New York della fine del diciannovesimo secolo. Nel 1999 si candidò alle elezioni presidenziali proprio contro Putin. Sconfitto, continuò a fare il sindaco di Mosca nelle stesse file del partito di Putin, ma da allora il suo potere è diventato sempre più insopportabile per il Cremlino.
Ora sembra che la fine del suo regno sia davvero arrivata. Se il Cremlino si è lanciato in una campagna del genere, spiega Foreign Policy, significa che non ha nessuna intenzione di uscire sconfitto da questo scontro. Il che vuol dire che Luzhkov dovrà farsi da parte da solo. Il Cremlino infatti non può rimuoverlo dall’incarico se non vuole alienarsi i voti della sua enorme rete di alleati, di cui ha assoluto bisogno soprattutto in vista delle prossime elezioni. Dovrà essere Luzhkov a dare le dimissioni. Finora però il sindaco non sembra per niente intenzionato a cedere e, al contrario, ha sfidato apertamente il presidente Medvedev, annunciando un’azione legale contro i giornalisti che avrebbero condotto quelle inchieste televisive. Il suo terzo mandato consecutivo scadrà ufficialmente solo il prossimo anno.