Anche la Russia ha un’opposizione
Annunciata ieri un'alleanza tra gli oppositori di Putin, in vista delle prossime elezioni
I maggiori leader dell’opposizione russa si sono alleati ieri formando una coalizione, allo scopo di sfidare alle prossime elezioni il primo ministro Vladimir Putin e il presidente Dimitri Medvedev. Uno dei promotori, Boris Nemtsov, già vicepremier durante la presidenza Eltsin e da sempre acerrimo oppositore di Putin, ha detto che la coalizione si chiamerà “Russia senza corruzione e illegalità” e che punta a partecipare alle elezioni legislative del prossimo anno e alle presidenziali del 2012.
Nell’annunciare la decisione, Nemtsov ha denunciato le irregolarità imposte dalla legge elettorale, che stabilisce uno sbarramento del sette per cento per l’accesso alla distribuzione dei seggi parlamentari. Ma la legge non è che uno dei tanti mezzi con cui da anni, secondo gli osservatori internazionali, il governo russo condiziona il risultato delle consultazioni. Nemtsov ha annunciato che la coalizione continuerà a organizzare manifestazioni di protesta in giro per il paese, nonostante la repressione brutale da parte delle autorità: soltanto poche settimane fa lo stesso Nemtsov fu arrestato dalla polizia nel corso di una di queste. “Il regime ha distrutto la politica, ci ha buttati nelle strade: ora le manifestazioni sono diventate l’unica strada per cambiare le cose”.
Un altro protagonista della coalizione di opposizione è Mikhail Kasyanov, già primo ministro durante il primo mandato presidenziale di Putin e diventato poi suo severo critico e rivale. Kasyanov aveva sfidato Medvedev alle presidenziali del 2008, ma le autorità dichiararono non valida la sua candidatura per via della presenza di firme false tra la sua documentazione elettorale. “Cambiare la storia politica della Russia è il nostro obiettivo comune”, ha detto Kasyanov. I promotori della coalizione hanno detto che cercheranno di coinvolgere anche Garry Kasparov, il campione di scacchi oppositore di Putin più volte arrestato per via del suo attivismo.
Fin dal primo mandato da presidente di Vladimir Putin, la Russia ha affrontato diverse critiche riguardo il suo comportamento nell’organizzazione di libere elezioni. Le ultime elezioni parlamentari, risalenti al 2007, sono state dichiarate “non corrette” da gran parte degli organismi internazionali. Il presidente dell’OSCE disse che le istituzioni non riuscirono a “mantenere nessuno degli impegni e degli standard che sono richiesti”. Le presidenziali del 2008 vennero dichiarate “scorrette” da Amnesty International e altre organizzazioni umanitarie, che lamentavano la totale emarginazione dell’opposizione, frustrata e colpita dalle leggi restrittive sulle organizzazioni non governative, dalla repressione poliziesca delle manifestazioni, dalle intimidazioni della stampa libera, dalla “sistematica distruzione delle libertà civili”. In tutto questo, il governo russo ha sempre fatto di tutto per impedire agli osservatori internazionali di vigilare sul processo elettorale: l’OSCE è stata estromessa nel 2007, l’Unione Europea nel 2008. Di fatto oggi le uniche forze a cui è concesso fare una qualche opposizione sono quelle che si richiamano nostalgicamente al comunismo sovietico: le forze liberaldemocratiche sono sistematicamente colpite e vessate.
Vladimir Putin ha aggirato il limite del doppio mandato presidenziale scegliendo personalmente Dimitri Medvedev come suo successore e imponendosi come primo ministro. Nel frattempo Medvedev ha modificato la costituzione, allungando la durata dei mandati presidenziali da quattro a sei anni. Se Putin, come molti danno per certo, dovesse ricandidarsi alle presidenziali nel 2012, potrebbe rimanere saldamente al potere fino al 2024. Putin è stato eletto presidente russo per la prima volta nel 2000. Negli scorsi mesi le manifestazioni antigovernative hanno aumentato la loro intensità, e le ultime elezioni regionali hanno registrato un cospicuo calo dei consensi per il partito di Putin e Medvedev.