Cos’è l’accordo di Basilea 3
È stata approvata la riforma che punta a rafforzare le banche ed evitare un'altra crisi
In questi giorni il Comitato sulla vigilanza bancaria – l’organizzazione internazionale istituita dai governatori delle Banche centrali dei dieci paesi più industrializzati alla fine del 1974 – ha approvato Basilea 3, una riforma pensata per rafforzare le banche ed evitare altre crisi economiche, che aggiusta l’accordo steso per la prima volta nel 1988 nella città svizzera dove ha sede il comitato.
Il meccanismo della riforma è facile da comprendere, almeno sulle linee generali. Le operazioni di una banca (vendita di titoli, erogazione di crediti) comportano dei rischi e quindi delle possibili perdite, e Basilea 3 mira ad aumentare il capitale che l’istituto di credito tiene da parte “per sicurezza”, aumentando la percentuale già stabilita dagli accordi di Basilea e Basilea 2. Per semplificarla all’estremo: sono soldi in cassaforte, da tenere per le emergenze.
L’indicatore principale che l’accordo ha modificato è il rapporto tra il capitale e il rischio ponderato, che dal 2 per cento dovrà salire al 4,5 per cento. A rafforzare questa misura, scrive l’Economist, entra poi in vigore un “cuscinetto” (buffer) del 2,5 per cento. La percentuale del cuscinetto, hanno fatto sapere i regolatori, potrebbe anche aumentare nel caso la situazione economica peggiori di nuovo.
Prima del via libera all’accordo sono state molte le polemiche, nate soprattutto dalle banche preoccupate di non riuscire a sostenere la ricapitalizzazione: bloccare una quantità eccessiva di denaro potrebbe danneggiare l’economia, limitando il credito in favore di imprese e famiglie e quindi soffocando la ripresa. I termini definitivi della riforma si sono però rivelati molto più leggeri da sostenere del previsto. La norma verrà introdotta gradualmente e solo nel 2020 sarà totalmente effettiva. La maggior parte delle banche europee soddisfano ampiamente già adesso le percentuali stimate per il 2013 e non dovrebbero avere troppe difficoltà ad allinersi a quelle previste per il 2019. Anche in Italia, scrive il Sole 24 ore, la situazione non è critica, anzi: secondo le stime di Banca Leonardo, gli unici istituti deboli sarebbero Monte dei Paschi di Siena, Banco Popolare e Banca Carige.
Ora, si chiede il Wall Street Journal, bisognerà però capire se queste modifiche daranno quella «stabilità e crescita a lungo termine» di cui ha parlato Jean-Claude Trichet, il presidente della Banca Centrale Europea e direttore della comissione che ha approvato Basilea 3. Dal discutere dell’onerosità del pacchetto si è passati a discutere della sua possibile inefficacia. L’ex banchiere Douglas Elliott del Brookings Institution a Washington ha indicato gli standard come «più bassi di quanto mi aspettassi, ma molto più alti di quelli in vigore fino a oggi». Il premio Nobel per l’economia Joseph Stiglitz ha definito l’accordo «un passo verso la giusta direzione».
Ora che è stata approvata dal Comitato, Basilea 3 verrà sottoposta per l’approvazione al G20 di novembre a Seul.