“La nostra era un’autocritica”

Matteo Orfini commenta il documento di sabato dei giovani cosi del PD: "Nessun attacco a Veltroni"

I firmatari del documento che ha agitato il Partito Democratico nel weekend, dopo aver sospeso l’appuntamento di Orvieto che il testo annunciava cominciano a commentarlo e a darne la loro versione: oggi Matteo Orfini della segreteria del partito, uno di loro, in un’intervista al Riformista prova a smorzare le accuse di cercare rogne che hanno ricevuto, e quelle di contraddizione tra il ruolo di dirigenti e le critiche al funzionamento del partito. Ma senza annullare i toni polemici.

Allora Orfini, perché ce l’avete tanto con l’ex sindaco di Roma?
Nessun attacco a Veltroni. La nostra semmai era un’autocritica. Siamo tutti dirigenti del Pd.
Ma a essersi offesi sono i veltroniani.
Abbiamo solo sottolineato le difficoltà del centrosinistra negli ultimi 15 anni. Il punto di fondo della nostra riflessione è diverso: oggi non ci troviamo di fronte alla crisi del governo Berlusconi, ma alla crisi del sistema politico.
Nel documento scrivete che il discorso del Lingotto ha rappresentato «il momento culminante» della crisi del partito.
Se è per questo nel documento critichiamo anche l’esperienza dell’ultimo governo Prodi. Mi dispiace essere in un partito in cui è permesso fare fondazioni e associazioni, ma c’è chi ritiene pericoloso che un gruppo di dirigenti convochi una giornata di riflessione.
Giornata di riflessione che avevate organizzato ad Orvieto il 25 settembre. E che in seguito alle polemiche suscitate dalla vostra presa di posizione è stata cancellata.
Si è deciso di sospendere l’incontro per venire incontro a una richiesta del segretario del partito. Io resto d’accordo con le cose che ho scritto. Spero sia così anche per gli altri fautori dell’iniziativa. Nessuna cancellazione però. Prima o poi l’incontro si farà. Mi auguro solo che quelli tanto preoccupati dalla nostra proposta, possano presto riscoprire il gusto del confronto.
Tra i veltroniani c’è persino chi vi ha accusato di essere reazionari.
Queste sono provocazioni che non vanno nemmeno raccolte. Il nostro era un documento che meriterebbe quantomeno di essere discusso. I veri reazionari sono altri. Sono quelli che negli ultimi anni hanno considerato la sinistra un succedaneo delle politiche liberiste. Tonini e Morando dovrebbero pensarci bene. Si discute tanto di questo incontro a Orvieto. Nessuno ricorda, però, che il vertice era aperto a tutto il partito. Mica solo a noi..
A voi giovani turchi intende?
Ancora con questa storia dei giovani turchi. Ma chi l’ha tirato fuori questo nome? Con tutto il rispetto per i giovani turchi, io non mi sono mai definito così.
E come preferite chiamarvi?
Non ci chiamiamo. Prima di tutto perché non siamo un gruppo. Siamo solo dirigenti del Pd che hanno scritto un documento di riflessione sul partito.
Qualcosa in comune l’avrete. La giovane età?
Nemmeno quella. Ci definiscono i quarantenni, ma io ho ancora 36 anni. Vuole sapere se siamo pronti a fondare una corrente? La risposta è no.
E i veltroniani? Pare che siano pronti a formare gruppi autonomi in Parlamento.
Lasciamo stare. Per fortuna Walter Verini ha già smentito. In un grande partito come il nostro è normale che ci sia una dialettica interna. Un confronto che dovrebbe articolarsi sui problemi dell’Italia, non su questioni personalistiche e accordi di potere.
Leadership. Siete con Bersani?
In questo momento il leader del partito è Bersani. Quando ci saranno le primarie, voterò per lui.
Prima o poi anche voi giovani dovrete confrontarvi con la sfida della leadership.
Lo ripeto: nessun personalismo. La sinistra deve parlare con il “noi”, non con l’”io”.