Cos’è rimasto della storia della casa a Montecarlo
Lo scandalo giornalistico sembra essersi placato, ma la procura di Roma continua a indagare
Alla fine, in politica, sono pochi i problemi e gli scandali che non possono essere risolti dal semplice passare del tempo. Nella politica italiana, poi, la tesi è corroborata da decine e decine di eventi, di persone riabilitate e restituite alla vita pubblica dopo il coinvolgimento in scandali che altrove avrebbero troncato per sempre la carriera di un uomo politico. Figuriamoci cosa rimane quindi della storia di Fini e della casa di Montecarlo, interessante ma sempre ferma un passo prima di quello decisivo, e sicuramente in fin dei conti danneggiata dal modo in cui il centrodestra e Berlusconi l’hanno brandita per trarne un vantaggio politico, mescolando tonnellate di spazzatura a un caso su cui effettivamente valeva la pena vedere più chiaro.
La storia, sintetizzando, è questa. Alleanza Nazionale nel 1999 riceve in eredità da una sua sostenitrice, la contessa Colleoni, una casa a Montecarlo. La casa rimane lì per diversi anni, abbandonata e da ristrutturare. Una perizia la valuta 300 milioni di lire, AN la vende nel 2008 per 300 mila euro. Il Giornale sostiene però che AN nel corso degli anni avrebbe ricevuto e rifiutato offerte superiori al milione di euro, più vicine al valore di simili immobili, e offre varie testimonianze a riguardo. La casa viene venduta a una società offshore dai titolari misteriosi e passa diverse mani nel giro di pochi mesi, finché pochi mesi fa il Giornale non scopre che a un certo punto è stata data in affitto a Giancarlo Tulliani, fratello di Elisabetta Tulliani e cognato del presidente della Camera. I proprietari dell’immobile continuano a essere impossibili da identificare e rintracciare. Fini ha detto che gli acquirenti dell’immobile furono presentati ad AN dallo stesso Tulliani. La procura di Roma ha aperto un’inchiesta contro ignoti per appropriazione indebita e truffa aggravata, in seguito alla denuncia presentata da due esponenti della Destra, il partito di Francesco Storace. La denuncia non ha niente a che fare con quanto sopra, bensì col fatto che il testamento della contessa donava gli immobili a Fini “per la buona battaglia”, che i due esponenti della Destra considerano tradita dalla svolta politica intrapresa da Fini negli ultimi anni.
Oggi il Giornale – unico quotidiano che continua a occuparsi della vicenda – racconta che le indagini sono andate avanti e la procura sta iniziando a sentire i protagonisti di quella vicenda, a cominciare dal senatore Francesco Pontone, l’ex tesoriere di AN che ricevette da Fini la delega a gestire la vendita dell’appartamento. Nel frattempo devono ancora arrivare a Roma gli atti della compravendita, acquisiti dalla procura nel Principato di Monaco, nonché il risultato della rogatoria internazionale che dovrebbe chiarire chi si cela dietro le società offshore che hanno acquistato la casa da AN e potrebbe anche non arrivare mai. Pontone ha sempre definito una “incredibile coincidenza” il fatto che oggi quell’appartamento sia abitato da un parente del presidente Fini: alla sua audizione dovrebbero seguire quelle delle altre persone coinvolte nella vicenda, come Donato Lamorte, ex capo della segreteria di Fini, anche se oggi non ci sono elementi su una possibile convocazione di Giancarlo Tulliani o dello stesso presidente della Camera.
Questo perché la procura non indaga direttamente sulla compravendita dell’immobile ma sulla sua rispondenza al mandato testamentario della contessa Colleoni. Soltanto se dovessero emergere delle anomalie nel corso delle indagini, infatti, gli inquirenti si occuperanno di determinare se dietro il prezzo anomalo dell’immobile c’è stata la volontà di evadere il fisco o quella di fare un favore a qualcuno, e a chi.