Le torture nelle carceri segrete irachene
Le denuncia Amnesty in un rapporto sugli oltre 30 mila detenuti imprigionati senza processo
Trenta mila iracheni sarebbero imprigionati in alcune carceri segrete, detenuti senza essere stati processati, dove subirebbero costantemente torture, sia fisiche che psicologiche. È l’accusa contenuta nel rapporto “Nuovo governo, stessi abusi: le detenzioni illegali e le torture in Iraq” pubblicato da Amnesty International. L’associazione per i diritti umani ha intensificato le proprie indagini circa un mese fa alla notizia che, con il ritiro delle truppe americane dal paese, dieci mila prigionieri sotto il controllo degli Stati Uniti sarebbero passati nelle mani del governo iracheno.
«Le forze di sicurezza irachene sono responsabili d’aver violato sistematicamente i diritti dei detenuti, senza per questo essere punite» ha detto Malcolm Smart, il direttore di Amnesty per il Medioriente e il Nord Africa. «E le autorità statunitensi, che non hanno mai saputo molto delle condizioni dei carcerati, hanno deciso di togliersi la responsabilità dei loro diritti lasciando all’Iraq il controllo di migliaia di detenuti che dovranno fronteggiare una serie di atti illegali, violenze e abusi»
Amnesty chiede un intervento repentino e deciso del governo iracheno, per mantenere i suoi obblighi internazionali. Al Jazeera scrive che, attraverso un portavoce, il primo ministro Nouri al-Maliki ha negato le accuse. Nel rapporto si raccontano le storie di diversi uomini che hanno subito torture o sono morti in prigione. Riad Mohammed Saleh al-Oqaibi è stato arrestato nel settembre 2009, tenuto in costudia in una prigione nella Zona Verde fortificata di Baghdad e poi spostato in un carcere segreto in qualche altra parte della città. Durante l’interrogatorio al-Oqaibi sarebbe stato picchiato fino alla rottura di diverse costole, il danneggiamento del fegato e la conseguente morte per emorragia interna.
Secondo l’associazione per i diritti umani, i metodi di tortura sarebbero vari: frustate con cavi, rottura degli arti, perforazioni del corpo con il trapano e torture psicologiche nella forma di minacce di stupro.
Il sistema penale iracheno è frammentato, e i ministri della giustizia, dell’interno e della difesa gestiscono ognuno una propria rete di carceri. Secondo Amnesty, i rapporti di maltrattamenti sono comuni. Già nel 2009 diversi parlamentari chiesero un’inchiesta indipendente per indagare sugli abusi nelle prigioni. Lo scorso aprile Human Rights Watch aveva invece pubblicato un documento simile a quello di Amnesty su prigioni in cui i carcerati verrebbero violentati, picchiati e sottoposti a scosse elettriche: torture che spesso porterebbero a confessioni forzate. Anche in quell’occasione Al-Maliki aveva negato le accuse, dichiarando che «non esistono prigioni segrete in Iraq».