Da dove vengono gli scacchi di Lewis?
I pezzi sono di 800 anni fa e furono scoperti in Scozia nel 1831, da allora ci si interroga sulla loro provenienza
Nel 1831 sull’Isola di Lewis (Ebridi Esterne, Scozia) fu ritrovata in un contenitore di pietra una collezione di scacchi realizzati intagliando le zanne dei trichechi. I pezzi erano 93 e da allora ci si interroga sulla loro provenienza e sull’epoca in cui furono realizzati. Secondo buona parte degli storici, gli scacchi furono intagliati in Norvegia, ma da qualche tempo alcuni appassionati sostengono che i pezzi potrebbero essere stati scolpiti in Islanda. Il problema non è meramente accademico, spiegano sul New York Times: risolvere l’enigma della provenienza degli scacchi di Lewis potrebbe offrire nuovi spunti per lo studio dei contatti tra le popolazioni dell’Europa del Nord di quasi un millennio fa.
Basandosi sulla tecnica di intaglio e sullo stile utilizzato, gli storici ritengono che i pezzi siano stati realizzati tra il 1150 e il 1200 a Trondheim, in Norvegia. Non è invece chiaro come gli scacchi di Lewis siano arrivati sull’isola, anche se ci sono diverse ipotesi in proposito: secondo alcuni i pezzi facevano parte del bottino di un furto, occultato sull’isola e poi dimenticato, mentre per altri gli scacchi sarebbero arrivati sulle coste per puro caso in seguito al naufragio di un’imbarcazione.
Ci sono complessivamente 93 pezzi: 8 re, 8 regine, 16 vescovi [alfieri], 15 cavalieri [cavalli], 12 guardie (sodati molto possenti, l’equivalente delle odierne torri), 19 pedoni, 14 pedine per giochi da tavolo, simili al backgammon, e la fibbia di una cintura. Alcuni sono macchiati di rosso, indizio del fatto che i pezzi fossero o bianchi o rossi, non bianchi e neri. Il British Museum possiede 82 pezzi, mentre il National Museum of Scotland di Edimburgo possiede gli altri 11.
Due appassionati di scacchi, gli islandesi Gudmundur G. Thorarinsson ed Einar S. Einarsson, sono convinti che gli scacchi di Lewis non siano stati realizzati in Norvegia, ma in Islanda. Thorarinsson è un ingegnere civile ed è stato anche membro del parlamento islandese, mentre Einarsson è stato il presidente di Visa in Islanda ed era amico del campione di scacchi Bobby Fischer.
Thorarinsson sostiene che gli scacchi di Lewis sono islandesi sulla base di alcune osservazioni storiche e sullo sviluppo delle regole del gioco. La presenza degli alfieri (i vescovi) è una delle prove, dice sempre l’esperto, ricordando che quel genere di pezzi non veniva utilizzato nel resto d’Europa all’epoca in cui furono creati gli scacchi di Lewis. Inoltre, nelle saghe islandesi del decimo e undicesimo secolo gli scacchi sono un elemento ricorrente così come i cenni agli alfieri. Nei racconti ci sono anche riferimenti ad alcune mosse realizzate con gli alfieri per mettere in scacco il re sulla scacchiera.
Secondo Alex Woolf, direttore dell’Istituto per gli Studi Medievali della University of St. Andrews, la ricostruzione di Thorarinsson non è corretta. L’idea di utilizzare gli alfieri (i vescovi) nacque in Inghilterra e si diffuse rapidamente sia in Norvegia che in Islanda.
Woolf sostiene che Trondheim, come centro politico e culturale della Norvegia all’epoca, abbia molto senso come luogo di origine per quegli scacchi per diverse ragioni. L’avorio di tricheco utilizzato per realizzare i pezzi era costoso, e i pezzi potevano essere realizzati solo in un posto dove vi fossero dei ricchi in grado di pagare gli artigiani e il materiale. «Ci è voluto un sacco di avorio di tricheco per fare quei pezzi, e all’epoca l’Islanda era un posto popolato da contadini» ricorda Woolf. I pezzi sono inoltre di straordinaria fattura, aggiungendo «Non vai a trovare il Metropolitan Museum of Art nello Iowa».
Per gli storici, a commissionare la lavorazione degli scacchi di Lewis fu l’arcivescovo di Trondheim, che aveva giurisdizione sulle Ebridi insieme al re. Probabilmente sarebbero dovuti servire per un regalo, almeno a giudicare dal costo dell’avorio e dalla raffinata realizzazione. Nella cattedrale di Trondheim alcuni studiosi hanno anche trovato alcune opere intagliate con uno stile e una tecnica simili a quelle utilizzate per realizzare i pezzi di Lewis, un’ulteriore prova – secondo gli esperti – dell’origine dei manufatti.
Ma Thorarinsson non demorde: «Gli artisti islandesi studiavano a Trondheim. Lì imparavano la tecnica per l’intaglio». L’appassionato di scacchi ricorda poi che buona parte dell’avorio di tricheco proveniva dalla Groenlandia, terra che era stata raggiunta dagli islandesi. Il materiale prezioso sarebbe stato portato in Islanda e non in Norvegia anche per ragioni pratiche di distanza dalla Groenlandia.
Woolf non si sente di escludere totalmente la teoria di Thorarinsson, ma al momento non ci sono prove sufficienti per sostenerla con certezza. Domani in Scozia si aprirà un convegno sugli scacchi di Lewis e nei giorni scorsi Thorarinsson e Einarsson hanno chiesto all’organizzazione di potervi partecipare, così da poter esporre la loro teoria. Il programma del convegno era però già stato chiuso. I due parteciperanno ugualmente, nella speranza di incontrare qualche storico disposto ad approfondire le loro ipotesi sugli scacchi più famosi del mondo.