La Tate Modern cresce ancora
Alla Tate di Londra i lavori per l'ampliamento del museo procedono nonostante la crisi economica
La Tate Modern di Londra è la più importante galleria d’arte moderna del Regno Unito. Fu costruita dieci anni fa in una ex centrale elettrica sulla riva del Tamigi e da allora ha attratto oltre quarantacinque milioni di visitatori, più del doppio di quello che era stato previsto al momento della sua apertura, costruendo un rapporto con la città e con le persone praticamente unico al mondo, fatto di apertura e familiarità dello spazio e di grande ricchezza di idee, che hanno coinvolto anche i più profani alle visite al museo. In più, le sue collezioni e le sue mostre l’hanno trasformata rapidamente in uno dei punti di riferimento più rilevanti nel panorama artistico mondiale, facendo per Londra quello che il Pompidou ha fatto per Parigi. Oggi il suo direttore, Nicholas Serota, dice che per la galleria è arrivato il momento di crescere, nonostante la crisi economica. Il New York Times spiega perché.
Vittima del suo stesso successo, il museo ha gallerie sovraffollate e non solo ha bisogno di più spazio ma di diversi tipi di spazio. La scorsa primavera sono iniziati i lavori per la sua espansione. Lo studio degli architetti svizzeri Herzog & de Meuron, gli stessi a cui era stato affidato il progetto iniziale, ha progettato una struttura piramidale in vetro di undici piani. «Ovvio che sappiamo che è un momento difficile», ha detto Serota «ma non è il momento di arrendersi. Alcuni dei più importanti musei degli Stati Uniti sono stati costruiti durante il periodo della depressione».
Solo durante il suo primo anno la Tate fu visitata da cinque milioni di persone, contro i due milioni previsti nella migliore delle ipotesi. Oggi ne fa circa quattro milioni e mezzo all’anno. Meglio del Moma di New York, che l’anno scorso ha stabilito il suo record con tre milioni. E gli effetti di tutta questa massa di persone hanno iniziato a farsi sentire: i bagni sono spesso inaccessibili e i caffè durante le ore di punta idem.
«L’estensione era prevista dal progetto originario», spiega subito Serota. I lavori procedono giorno dopo giorno e possono essere seguiti sul live feed del sito del museo. Eppure i 215 milioni di sterline necessarie per completare l’estensione potrebbero essere una cifra troppo pesante da sostenere per il museo. Nonostante abbia ricevuto cinquanta milioni di sterline dal Dipartimento della Cultura, sette milioni di sterline dalla London Development Agency e altri finanziamenti da fonti private, Serote deve ancora riuscire a raccogliere centocinquantotto milioni di sterline.
Per questo alcuni dicono che si tratta di un progetto avventato. Serote invece è sicuro: «Non si tratta semplicemente di diventare più grandi, si tratta di poter fare delle cose che ora non riusciamo a fare». La Tate ha una collezione d’arte che punta soprattutto sugli ultimi cinquanta anni. In parte perché in Gran Bretagna ci sono stati meno collezionisti privati che nel corso del tempo hanno donato i loro quadri al museo, e in parte perché molti dei pezzi più importanti dell’arte moderna erano stati già acquistati da altri musei e gallerie.
Quando la Tate fu aperta, il trenta per cento dei finanziamenti privati arrivarono dagli Stati Uniti. Oggi invece solo il quattro per cento del denaro raccolto fino a questo momento proviene dall’America. «Se avessimo la possibilità di scegliere, non avremmo lanciato un progetto di questo tipo in questo momento» dice Serota «ovviamente sta procedendo più a rilento, ma stiamo facendo progressi. In giro i soldi ci sono. Dobbiamo solo andare avanti». Il nuovo museo dovrebbe essere inaugurato nel 2012, in tempo per le olimpiadi di Londra.