Sarkozy non ha tutti i torti
L'Independent difende la scelta del presidente francese sull'espulsione dei rom
La decisione del presidente francese Nicolas Sarkozy di chiudere 300 campi rom ed espellere dalla Francia i suoi abitanti ha generato reazioni critiche e polemiche in tutta Europa, specie dal fronte delle associazioni e dei partiti facenti riferimento al mondo progressista e di sinistra. Di questi fa parte da sempre anche il quotidiano britannico Independent, che però qualche giorno fa ha proposto un editoriale che difende la scelta di Sarkozy e spiega perché non è giusto che i contribuenti paghino di tasca loro per dare ai rom accesso agli strumenti del welfare statale. L’articolo è tradotto in italiano da Presseurop.
Verso la fine delle vacanze estive il presidente francese Nicolas Sarkozy ha ordinato che i campi rom e le baraccopoli spuntate come funghi alla periferia della città francesi venissero smantellati, e i loro abitanti radunati e deportati. Da tutta Europa si alzato un coro di proteste, e ci si è interrogati sui reali motivi della decisione del presidente: si tratta di un diversivo demagogico per distogliere l’attenzione dal suo calo di popolarità? Sarkozy sta calpestando la legge?
D’altronde, i rom sono cittadini dell’Unione europea, ed hanno il diritto di spostarsi liberamente al suo interno. Il Vaticano si è messo di mezzo e le Nazioni unite, attraverso il Comitato per l’eliminazione della discriminazione razziale, hanno chiesto alla Francia uno sforzo per integrare le famiglie rom, educarne i figli e trovare loro una sistemazione decente.
Si tratta naturalmente di un’ideale ammirevole e assolutamente positivo. Tranne se sei un cittadino francese, hai vissuto in Francia tutta la tua vita, hai sempre pagato le tasse e un bel giorno ti svegli e trovi un accampamento da terzo mondo – chiamiamo le cose con il loro nome – in fondo al tuo giardino e lo vedi espandersi ogni giorno. Cosa dovrebbero fare le autorità? Non stiamo parlando di nomadi che comprano un pezzo di terra e ci si accampano durante un ponte vacanziero ignorando le disposizioni del piano regolatore. Quella in atto è un’incursione completamente diversa.
Quando l’Italia ha dovuto affrontare un problema simile, due anni fa, il governo si è tirato indietro e ha chiuso un occhio davanti a una serie di ronde non esattamente pacifiche. In Francia non si è ancora arrivati a tanto, forse proprio perché il presidente Sarkozy ha deciso di agire. Chiunque può condannarlo, ma per farlo deve avere un’alternativa da proporre. E trovarne una non è semplice.