Fini vince
Dal ddl intercettazioni al processo breve, i finiani non ne hanno persa una contro Silvio Berlusconi
Torniamo ai fatti, anche se era dal Lingotto di Veltroni che un comizio – parole – non riprendeva tanto peso politico nel dibattito nazionale. La legge sul processo breve si è quindi sgonfiata, scoppiata come bolla di sapone nel giro di 24 ore quando per due settimane era stata annunciata come la resa dei conti della guerra di trincea tra PdL e finiani, tra Berlusconi e Fini, linea Maginot sul cui eventuale spostamento si sarebbe misurata la forza degli uni e degli altri.
Poi, all’improvvisio, Berlusconi ha smantellato la linea Maginot e annunciato che quella che sembrava la pietra angolare di una ricostruzione della giustizia italiana non era più così importante. Quali ulteriori giochi e rinnovati progetti si nascondano dietro questa scelta è già lavoro intenso da retroscenisti politici: ma un risultato chiaro c’è, visto che è la seconda volta che avviene una ritirata del genere in poche settimane (la prima sul ddl intercettazioni). Fini vince, vincono i finiani.
È la seconda volta che avviene. L’opposizione mette tutta la sua forza, tutto il suo peso, tutti i suoi numeri, tutta l’indignazione e la mobilitazione dei suoi militanti e dei suoi media su una battaglia campale di difesa della giustizia (sia per l’una che per l’altra parte), e intanto nel suo piccolo il gruppetto dei finiani pone con meno pubblicità e forza la stessa questione. E quando ci si avvicina allo scontro finale, Berlusconi batte in ritirata per paura dei suoi pochi e piccoli alleati, laddove era pronto a schiantare e umiliare ancora una volta la sua bellicosa opposizione antiberlusconiana.
Le analisi che si possono fare sono molte, e molte le implicazioni. Ma un dato indiscutibile – ripetiamo – c’è, se come ci era stato detto sul processo breve si sarebbe visto chi vince tra Fini e Berlusconi: vince Fini. E non è la prima volta. Fini ha vinto sempre dall’inizio di questa battaglia. Ha alzato il livello dello scontro, lo ha fatto esplodere in pubblico a primavera umiliando e imbarazzando Berlusconi davanti a tutti, ha continuato a tirare la corda e i suoi hanno detto sul PdL cose più severe ed efficaci di quelle ormai tiritere dell’opposizione riformista o dipietrista. Non ha battuto ciglio in quella che era sembrata l’unica rimonta di Berlusconi – l’indifferenza alla mano tesa e il deferimento ai probiviri – e si è affrettato a rilanciare costruendo un gruppo proprio e chissenefrega. Ma soprattutto, ripetiamolo che adesso sembra una cosa da nulla, ha demolito quelli che tutta l’opposizione definiva i più gravi attacchi alla democrazia e alla giustizia portati dalla maggioranza: il ddl intercettazioni e la legge sul processo breve. Se sta davvero per cominciare una campagna elettorale, ci vorranno parecchie case a Montecarlo per demolire questo consuntivo.
Fini vince, finora.