“Abbiamo sbagliato”
Flavia Perina affronta la critica maestra fatta ai dissidenti finiani: "ve ne siete accorti solo ora?"
Flavia Perina, direttore del Secolo, parlamentare e cofondatrice del gruppo di Futuro e Libertà, ha affrontato – si giudichi se in modo esauriente – la critica più diffusa rivolta ai finiani da parte degli antiberlusconiani di lunga data e da chi a sinistra resta diffidente delle troppo giovani critiche al sistema berlusconiano da parte di Gianfranco Fini e dei suoi. La domanda è: “e finora dove eravate?”
«Sì, però non lo sapevate che Berlusconi era così?» È la domanda classica che chi simpatizza per Gianfranco Fini si sente ripetere in ogni discussione, l’interrogativo che ricorre più spesso nelle migliaia di commenti che piovono sul sito del nostro giornale, di Ffwebmagazine, di Generazione Italia e dei tanti spazi Facebook dove si discute di politica. L’autocritica è una figura classica della retorica totalitaria, così radicata nell’immaginario italiano che ci ironizzò sopra anche Francesco Guccini nel brano-sfogo L’avvelenata («Vabbè, lo ammetto che mi son sbagliato, accetto il crucifige e così sia»).
Ma le cose non sono così semplici se riferite all’avventura del Popolo della libertà e della componente finiana. Qualche giorno fa Filippo Rossi ha provato a introdurre il tema con un articolo molto esplicito: «Eravamo sinceramente convinti – ha scritto – che le nostre posizioni potessero scorrere nei canali della democrazia interna. Era una sicurezza che derivava da una certezza cresciuta negli anni: Berlusconi non era il Caimano descritto dagli antiberlusconiani di professione; Berlusconi era un leader atipico ma liberale; Berlusconi non era uno da “editti bulgari”; certo, Berlusconi aveva tante questioni personali e aziendali (quante se ne potrebbero elencare) ma era comunque un leader con un sogno, una lucida follia; Berlusconi, insomma, non era come lo descrivevano i suoi nemici. Ed è in base a queste certezze che lo abbiamo difeso per anni, sperando nella sua capacità di spiccare il volo e diventare un grande politico, uno statista».
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