La spinosa questione della vita su Marte
Una nuova ricerca mette in discussione i risultati della missione Viking di 35 anni fa: sul pianeta c'erano tracce organiche
Tra il 1975 e il 1976 la missione spaziale Viking della NASA portò sul suolo di Marte due sonde. L’operazione fu un successo ma i risultati furono meno entusiasmanti del previsto. Oltre a studiare la conformazione di Marte, la missione era stata concepita per rilevare l’eventuale presenza di tracce di carbonio sul pianeta, le molecole che costituiscono la base per gli organismi viventi, almeno per come li concepiamo noi, ma la ricerca si rivelò infruttuosa. La totale assenza di quelle molecole organiche, spiega oggi il New York Times, indusse gli astrofisici a pensare per anni a Marte come una landa desolata e sterile.
A distanza di quasi trentacinque anni dal lancio della missione Viking, ora un gruppo di scienziati sta cercando di ribaltare le conclusioni sulla mancanza di materiale organico. Secondo Christopher McKay, uno dei ricercatori della NASA presso l’Ames Research Center, i mattoncini alla base degli organismi viventi su Marte c’erano eccome nel suolo, ma furono distrutti dalle sonde. Se così fosse, l’esito della missione Viking andrebbe profondamente rivisto e influenzerebbe alcuni altri test condotti all’epoca dalle sonde per rilevare la possibile presenza di microorganismi.
Lo studio di McKay è in pubblicazione sul nuovo numero del Journal of Geophysical Research – Planets e sta facendo molto discutere la comunità scientifica, che sulla base degli esperimenti condotti dalle due sonde Viking ha costruito buona parte della propria percezione di Marte degli ultimi 35 anni.
Le Viking 1 e Viking 2 prelevarono alcuni campioni di suolo marziano e li riscaldarono, cercando poi la presenza di composti organici nei gas prodotti dal surriscaldamento. Ne trovarono solo due – clorometano e diclorometano – e gli scienziati conclusero che questi composti a base di cloro fossero dovuti alla contaminazione dei prodotti utilizzati per pulire le sonde.
Nel 2008, la ripetizione di un esperimento simile con una nuova sonda inviata su Marte, il Phoenix Mars Lander, portò però a risultati comparabili a quelli delle due Viking. McKay e colleghi hanno così deciso di replicare il test qui sulla Terra per avere la possibilità di controllare meglio tutte le variabili in gioco. Per farlo, i ricercatori hanno utilizzato un campione di suolo proveniente dal deserto di Atacama in Cile, che ha molte caratteristiche in comune con il suolo marziano. Il campione è stato miscelato con un composto contenente perclorato ed è stato successivamente riscaldato. La reazione chimica ha disgregato i composti organici presenti nel campione, producendo anidride carbonica e tracce di clorometano e diclorometano, proprio come era successo con i test condotti dalle due Viking.
Il test è stato ripetuto numerose volte e ha sempre consentito di rilevare la presenza di piccole quantità di clorometano, formato dalla combinazione del perclorato con il materiale organico nel suolo. Secondo gli autori della ricerca, la reazione era un indizio della presenza di elementi alla base degli organismi viventi, ma non venne colto dagli scienziati dell’epoca sviati dall’ipotesi della contaminazione dovuta ai sistemi per la pulizia delle sonde, che contengono in effetti composti a base di cloro.
La ricerca di McKay non dimostra che su Marte vi sia la vita, ma offre comunque una base in più per ipotizzare che sul pianeta vi siano o vi siano stati esseri viventi anche molto elementari. Le conclusioni cui è arrivato il ricercatore non sono condivise da diversi esperti, che ritengono l’esperimento replicato qui sulla Terra inevitabilmente diverso da quello condotto su Marte negli anni Settanta. Klaus Biemann, che era a capo degli esperimenti sulle tracce organiche sul pianeta per la missione Viking, è molto scettico sul lavoro di McKay e continua a ritenere più plausibile la spiegazione della contaminazione dell’esperimento.
La diatriba sulla presenza di materiale organico su Marte potrebbe essere comunque risolta entro pochi anni. Nel 2011, la NASA lancerà il Mars Science Laboratory (MSL) allo scopo di scoprire se il pianeta sia effettivamente popolato da qualche microrganismo. Le analisi saranno realizzate dal rover Curiosity e ricalcheranno in parte gli esperimenti condotti trentacinque anni fa dalla missione Viking. Trovare qualche traccia di materiale organico su Marte potrà essere il primo passo verso la scoperta di una possibile forma di vita marziana.