YouTube comincia a fare soldi
Grazie agli accordi sulla pubblicità, molte case di produzione non richiedono più la rimozione dei video che violano il copyright
TomR35 è un utente di YouTube e un giorno ha deciso di caricare sul portale per la condivisione dei video uno spezzone della serie televisiva Mad Men. Il video ha riscosso un buon successo e, a differenza di quanto sarebbe potuto accadere un tempo, la casa di produzione della serie TV ha deciso di non richiedere la rimozione del contenuto dal sito per violazione del copyright. In cambio di questa concessione, YouTube divide con i produttori di Mad Men i ricavi derivanti dagli annunci pubblicitari pubblicati sul video.
Circa un terzo dei due miliardi di filmati con pubblicità visualizzati su YouTube ogni settimana ha le medesime caratteristiche dello spezzone caricato da TomR35. Il portale utilizza alcuni sofisticati sistemi per riconoscere i filmati che violano il diritto d’autore, in genere confrontandoli con gli originali e i dati forniti dai produttori di contenuti. Chi detiene il copyright può poi decidere se far rimuovere i video, lasciarli dove sono o stringere un accordo commerciale per guadagnarci qualcosa con la pubblicità insieme a YouTube.
Questa ultima opzione è disponibile da più di un anno e finalmente inizia a dare i primi frutti, come spiegano sul New York Times. Google, la società che controlla YouTube, confida di ottenere per la prima volta un sensibile guadagno dal proprio portale per la condivisione dei video. Il 90% dei ricavi di Google deriva dagli annunci pubblicitari, mentre l’apporto di YouTube è quasi trascurabile. Benché il motore di ricerca non abbia rivelato i dati sul portale per i video, secondo gli analisti quest’anno YouTube porterà 450 milioni di ricavi nelle casse di Google e offrirà anche dei profitti.
Per diversi anni il sito web è cresciuto vertiginosamente in termini di accessi e di quantità di video caricati, ma ha faticato nel trovare un modello per guadagnare qualche soldo. Il nuovo corso legato agli annunci pubblicitari da condividere con i produttori di contenuti sembra ora funzionare, e le stesse case di produzione hanno compreso i vantaggi di lasciare i video caricati senza i permessi dagli utenti. Il muro contro muro tra YouTube e case di produzione con squadroni di avvocati sembra essere tramontato, come spiega Chris Maxcy, responsabile delle partnership sui contenuti pubblicati dagli utenti:
«Un tempo alle riunioni il 90% dei partecipanti erano avvocati, mentre la gente del marketing se ne stava in un angolino. Ora i partner con cui lavoriamo ottengono assegni che diventano sempre più consistenti mese dopo mese. E ora quando partecipi a una riunione non ci sono praticamente avvocati, al massimo una coppia di legali presenti per aiutarti nella stesura dei contratti.»
Per Google si tratta di un sollievo. La società acquistò YouTube nel 2006 sborsando 1,65 miliardi di dollari, un investimento consistente basato sulle potenzialità del portale, che del resto è riuscito a esprimere negli anni seguenti. Alla cifra per l’acquisto bisogna aggiungere le centinaia di milioni di dollari spesi da Google per rinforzare il portale, assicurando maggiore banda per la trasmissione dei video e nuovi server per la loro gestione. Il motore di ricerca ha speso molto e, in proporzione, ha ancora raccolto poco da YouTube.
Il meccanismo della condivisione degli introiti della pubblicità con i produttori di contenuti sta ora funzionando, ma secondo gli analisti ci vorrà ancora del tempo prima che possa esprimere pienamente le proprie potenzialità. Hulu, il portale statunitense che offre contenuti originali come film e programmi TV gratuitamente sfruttando gli annunci pubblicitari, si sta rivelando molto più redditizio di YouTube grazie ai numerosi accordi già raggiunti con emittenti e case di produzione e alla qualità dei prodotti offerti.
I contenuti realizzati dagli utenti su YouTube, che continuano a essere preponderanti, hanno una raccolta pubblicitaria molto bassa e difficilmente ottengono inserzionisti disposti a spendere del denaro per le loro pubblicità. Google sta cercando di bilanciare l’offerta di filmati amatoriali e di film, serie TV e videoclip musicali per estendere il suo modello pubblicitario e aumentare i ricavi. Per farlo ha però bisogno della collaborazione delle case di produzione, e alcune non sembrano essere ancora disposte a chiudere un occhio sul diritto d’autore per un assegno mensile derivante dagli incassi della pubblicità.