Sarà Boeri il candidato del PD per Milano?
Repubblica scrive che Bersani ha approvato la scelta dell'architetto, già in ballo alle scorse elezioni
Il nome dell’architetto Stefano Boeri, fratello dell’economista Tito altrettanto citato nello stesso contesto, circola da anni rispetto alla ricerca di un candidato del centrosinistra al ruolo di sindaco di Milano. Si parlò di lui anche prima delle scorse elezioni, nell’eterna (e disastrosa) ricerca di qualcuno realmente competitivo nei confronti della consolidata supremazia milanese del centrodestra. Ogni volta si rifà il giro dei nomi, dall’immancabile Ferruccio De Bortoli all’altrettanto immancabile Umberto Veronesi, e ogni volta lui finisce nel mazzo. Anche stavolta avevano circolato parecchi nomi, dal magistrato Livia Pomodoro a Lucia Castellano, direttore del carcere di Bollate, mentre Giuliano Pisapia avanzava la prima candidatura nell’area del centrosinistra e il PD discuteva della data in cui tenere le elezioni primarie. Ora pare che ci siamo sul nome di Boeri, stando a quanto scrive Repubblica.
Quando i dirigenti locali del Partito democratico glielo hanno fatto conoscere, qualche settimana fa, Pierluigi Bersani ha dato il via libera all’operazione Milano 2011, senza esitazioni. “Lui” è Stefano Boeri, 54 anni, architetto. Il (probabile) candidato sindaco alle elezioni della prossima primavera, il prescelto per sfidare Letizia Moratti, che alla fine del primo mandato presenta un bilancio che perfino Pdl e Lega, al di là delle dichiarazioni di facciata, considerano magro. Bersani e Boeri si sono visti e probabilmente si rivedranno a breve, quando l’architetto milanese sarà di ritorno da un viaggio negli Stati Uniti. Un vertice dal quale il principale partito d’opposizione aspetta di conoscere la decisione finale di Boeri, la sua scelta definitiva su quel «progetto civico» – una candidatura che nasca fuori dal perimetro dei partiti, capace di “legare” esperienze e risorse diverse provenienti dalla città, dalle professioni, dall’economia, dal sociale – che è lo schema di gioco scelto per vincere in una metropoli che i democratici, dopo molti anni e molti insuccessi, giudicano nuovamente «contendibile».
Repubblica abbozza anche un’idea di strategia, per lanciare la candidatura di un “professionista affermato” come Boeri lontano dalla storia dei partiti e di famiglia “alto borghese e milanesissima”. Da una parte il segretario metropolitano Cornelli e quello regionale Martina stanno lavorando alla costruzione di un’alleanza allargata all’UdC. Dall’altra parte “la ‘liturgia’ prevederebbe un Boeri espressione della società civile, una candidatura promossa dal basso che il partito appoggerebbe come soluzione unitaria per l’intero centrosinistra”.
Il tutto in vista delle primarie, che pure parte del Pd milanese digerisce a fatica. Soprattutto dopo che da due mesi è sceso in campo l’avvocato Giuliano Pisapia, ex parlamentare di Rifondazione comunista. Uno che può dire di avere sconfitto Silvio Berlusconi, come legale di Carlo De Benedetti nel processo per il lodo Mondadori. «Sono felice che arrivi un altro candidato alle primarie, un momento di ricchezza di idee e di mobilitazione di persone che non si muoverebbero per un candidato scelto solo dalle segreterie», è il commento di Pisapia, che a fare un passo indietro non pensa affatto. Anzi rilancia: «È fondamentale che alle primarie possano partecipare anche i non iscritti ai partiti del centrosinistra».
Stefano Boeri conferma la concretezza della sua candidatura parlando al Corriere della Sera, che lo descrive “milanesissimo architetto e urbanista”, che risponde al cellulare da Boston dove “è appena atterrato e sta correndo ad Harvard, dove terrà uno dei seminari che ciclicamente organizza per la Graduate School dell’ateneo statunitense”. Boeri parla della sua candidatura come di una cosa fatta – “Sento la responsabilità di impegnarmi in un modo diverso per la mia città” – e parla del suo lavoro svolto fino a questo momento per l’Expo, del quale l’architetto ha firmato il masterplan, nonché degli altri progetti su Milano ai quali dovrà rinunciare. «Ci sono ovviamente delle incompatibilità di cui terrò conto».
E non le dispiace l’eventualità di non potersi più occupare di Expo?
«Certo che mi spiace: ma se dovessi fare il sindaco, potrei contribuire con ancora maggior forza ad un progetto in cui credo moltissimo».
Boeri conferma poi lo schema descritto da Repubblica, descrivendosi come “candidato indipendente”, senza “legami con i partiti”, “espresso dalla società civile”. Dice di essere pronto ad affrontare le primarie, parla del suo rapporto con Letizia Moratti, che si è affidata a lui per progettare l’Expo e verso cui Boeri ha “anche riconoscenza per lo spazio e la fiducia” e descrive poi le ragioni che lo hanno portato a candidarsi e la città che immagina.
«Mi sono reso conto della necessità assoluta di governare in modo diverso la città, non solo per non perdere l’Expo, ma per dare a Milano l’accelerata di cui ha bisogno».
Di cosa ha bisogno oggi Milano?
«Anzitutto, di un’amministrazione molto più vicina ai cittadini e meno condizionabile dalle contorte e sterili vicende politiche romane. Vorrei una rete di municipi di quartiere dove ascoltare i bisogni e promuovere soluzioni e imprese sociali. Penso a una camera permanente per i consigli di zona e alla sfida di una città davvero internazionale: che vuole dire prima di tutto una città aperta ai giovani del mondo. Attirare la passione dei giovani è la prima grande sfida che ci attende».Come sarà la sua campagna elettorale?
«Sarà molto innovativa. Voglio creare un grande laboratorio di ascolto e nasceranno in tutta la città punti di ascolto e progetto».Se non dovesse essere eletto, resterà in consiglio comunale?
«Sì. Sarebbe un modo diverso di continuare a occuparmi delle politiche sociali e urbanistiche di Milano: cosa che, per la mia professione, faccio già da molti anni».Architetto Boeri, Milano è la città di Berlusconi. Si può battere il centrodestra?
«Penso e spero in una sfida sui progetti, non sui nomi o le appartenenze. Milano merita una campagna elettorale che raccolga idee per il futuro, non rancori sul presente. Sono qui per questo. E possiamo farcela».