Come va il Giornale
Crescono le vendite ma ci sono conti che non tornano, scrive Repubblica
Quando Vittorio Feltri fu strappato dalla direzione di Libero da Paolo Berlusconi, che lo voleva a dirigere il Giornale, in giro si discusse molto di quali fossero stati i termini economici dell’accordo. Ci fu chi favoleggiò di un gettone da 15 milioni di euro e uno stipendio da 3 milioni l’anno, giustificando l’esborso con il cosiddetto “effetto Feltri”, l’aumento delle copie vendute dal Giornale grazie al nuovo direttore e al suo stile aggressivo e populista. Aumento che c’è effettivamente stato ed è stato particolarmente significativo, specie in una fase in cui la stampa ha sofferto perdite a doppia cifra, ma non è bastato a risanare le casse della società editrice, stando a quello che scrive oggi Repubblica.
La nomina di Feltri nel luglio 2009 ha dato una scossa alle vendite del quotidiano di famiglia (+12,2% in copie, +25,5% in valore) ma non è riuscita a raddrizzare il risultato finale: la See – la casa editrice de “Il Giornale” – ha perso 17,6 milioni pagando un pedaggio salato al calo della pubblicità (-13,2%) e al crollo dei collaterali. Berlusconi jr. ha così varato un aumento del capitale da 2 a 20 milioni, ristrutturando in parte l’azionariato (Mondadori è al 36,9%) e valutando 50,4 milioni la testata. Una cifra che potrebbe fare da riferimento per aprire l’azionariato a nuovi soci.
Repubblica racconta che tra i possibili nuovi soci potrebbero esserci lo stesso Feltri oppure Daniela Santanché, oggi titolare della concessionaria pubblicitaria del Giornale.
Un primo segnale in questo senso, volendo, si può già leggere nel cavaliere bianco arrivato in soccorso di Newspaper Milano, la società di Pbf che edita “Espansione”, “Il Giornale delle assicurazioni” e “Banca Finanza” appesantita da 1 milione di perdite (su 1,7 di entrate) nel 2009. Il 49% del gruppo è stato infatti rilevato da Paper-One, società che fa capo a una cordata cuneese vicinissima al Pdl locale e alla stessa sottosegretaria del governo Berlusconi.
Insomma, il Giornale sarebbe in recupero sul fronte delle vendite, ma non abbastanza da risanare un bilancio per il quale, scrivono gli stessi amministratori della società, “i tempi di recupero si profilano ancora lunghi”. Intanto ad aprile i soci hanno investito un milione e mezzo di euro per colmare un altro buco.