E se una nazione affonda?
Se uno Stato sovrano sprofonda per il riscaldamento globale, le conseguenze possono essere curiose: l'isola conserva il seggio all'ONU? Chi può pescare lì?
Qualcuno ricorderà la storia dell’isola Ferdinandea, affiorata grazie a un’eruzione vulcanica nella prima metà dell’Ottocento in mezzo al Mediterraneo, che i Borboni si affrettarono a rivendicare come proprio dominio, per poi vederla sprofondare pochi mesi dopo. Quest’isola, almeno, non era abitata, ma di isole che rischiano di scomparire sotto il livello ce ne sono diverse, recentemente avevamo parlato del caso delle Maldive, il cui presidente Mohamed Nasheed è diventato un campione della campagna contro il riscaldamento globale per timore di vedere il proprio arcipelago scomparire a causa dello scioglimento dei ghiacciai.
Ma cosa succede se un Paese sprofonda sotto al livello del mare? È una domanda che si sta ponendo l’amministrazione delle isole Marshall, un insieme di atolli in Oceania che è particolarmente minacciato dalla faccenda: sarebbe sufficiente l’innalzamento di cinque metri del livello del mare per far immergere completamente uno degli atolli. L’argomento è stato certamente studiato poco, visto che fino a ora si è trattato di un problema solamente teorico, e solleva questionimolto affascinanti, perciò le isole Marshall si sono rivolte alla Columbia Law School per provare a fare chiarezza, come raccontato dallo Scientific American.
A quale cittadinanza avrebbero diritto gli abitanti costretti a fuggire?
Quella dei profughi è certamente la questione più sentita, perché – nonostante in passato ci siano state persone fuggite per catastrofi ambientali – non c’è una definizione internazionalmente riconosciuta di profugo per cause ambientali. Perciò è difficile stabilire quale sarebbe la sorte di queste persone, almeno a livello legale. Del resto anche casi recenti di disastri naturali, come quello delle alluvioni in Pakistan, hanno portato a ipotesi simili: se le centinaia di migliaia di sfollati fossero costretti a oltrepassare il confine pakistano, potrebbe essere riconosciuto loro lo status di profugo?
Teoricamente no, ma è probabile che su questo tema si concentrino degli sforzi a livello internazionale per definire un’etichetta da poter conferire a questo tipo di rifugiati.
La nazione può conservare il proprio seggio all’ONU?
In teoria sì. Non c’è alcuna procedura automatica per uno Stato che scompare in questo modo: ovviamente è già successo che alcuni Stati smettessero di esistere, ma attraverso occupazioni militari, guerre, o secessioni. La fattispecie più vicina a questa è quella di un governo in esilio, ma la definizione stessa di esilio lascia supporre che l’obiettivo finale del supposto governo sia quello di ritornare nel Paese, mentre è probabile che una nazione sprofondata per il riscaldamento globale non riaffiori più.
Chi diviene titolato a rivendicare il diritto alla pesca, e all’uso delle risorse minerarie marine nell’area?
Il problema è che le leggi attualmente vigenti assumono che i confini degli Stati siano costanti: l’idea che i vecchi cittadini possano conservare qualche diritto sulle risorse ittiche e minerarie diritti – e quindi, potenzialmente, alla cessione di esse – li renderebbe particolarmente privilegiati, specie in ragione dei regolamenti e dei sussidi che vengono riconosciuti a livello internazionale. D’altra parte non c’è ragione per conferire questo diritto ad altre nazioni.