Come Google ha spostato la moschea a Ground Zero
Si fa presto a dire "non semplifichiamo": in rete, come fuori, la complessità perde
Negli Stati Uniti l’argomento ha pian piano scalato le pagine d’apertura dei quotidiani e i servizi di punta dei telegiornali: la questione della moschea nei pressi di Ground Zero è diventato un dibattito nazionale che arriverà probabilmente a influire sulle elezioni di metà mandato di novembre. Molti repubblicani si oppongono al progetto, la cui legalità è stata difesa dal presidente Obama.
Intanto, nelle settimane scorse l’agenzia di stampa Associated Press ha prima redatto un articolo per chiarire dei punti chiave della questione su cui c’è stata e c’è ancora parecchia disinformazione (la moschea non è a Ground Zero ma a due isolati da Ground Zero, non è una semplice moschea ma un centro culturale islamico aperto a chiunque, esistono già altre moschee nei dintorni del World Trade Center nonché una al Pentagono, a trenta metri da dove l’Undici Settembre cadde il terzo aereo) e ha poi inviato a tutti i suoi giornalisti un documento in cui viene chiesto loro di non usare mai la terminologia “moschea a Ground Zero” ma di sostituirla con le più corrette “moschea nei pressi di Ground Zero”, “moschea a due isolati da Ground Zero”. Perché, come sempre in questioni così controverse, le parole dei media svolgono un ruolo fondamentale nella ricezione dei cittadini del problema.
A questo proposito, la rivista online Good spiega come Google abbia, seppur involontariamente, aumentato il livello di disinformazione intorno al dibattito. Se inizialmente le imprecisioni sulla posizione della moschea sono nate per mano dei grandi network, Fox su tutti, con il passare dei giorni gli altri organi di informazione online sono stati spinti a usare le stesse terminologie errate a causa dei meccanismi di ottimizzazione delle ricerche su Google. Ovvio: sono comunque i media a scegliere uno o l’altro modo di definire la storia, ma dal grafico di Google Trends è evidente come usare la definizione “mosque near ground zero” invece di “ground zero mosque” porti a un numero infinitamente più basso di visite, a causa della posizione sconveniente nei risultati del motore di ricerca. Esattamente quello che è successo ad Associated Press che, nonostante abbia probabilmente fornito l’informazione più corretta, è stata svantaggiata dal motore di ricerca.
Andrew Price di Good si chiede poi come sarebbe possibile risolvere il problema.
Non lo so. Sarebbe bello se in qualche modo Google riuscisse a contrassegnare certi termiti o epiteti, ma sono abbastanza sicuro che vada oltre la sua capacità, e che non sia comunque molto interessata a prendersi responsabilità editoriali del genere. E sarebbe meglio ancora se fossero i media a pensarci due volte prima di adottare qualsiasi tipo di abbreviazione.