Belgio, le indagini contro i vescovi non erano così spropositate
Nelle intercettazioni pubblicate dalla stampa belga, l'ex Arcivescovo di Bruxelles cercava di coprire gli abusi di pedofilia commessi dal vescovo di Bruges
Nei giorni scorsi la stampa belga ha pubblicato le registrazioni audio di due incontri dello scorso aprile tra il cardinale Godfried Danneels – ex arcivescovo di Bruxelles – e una delle vittime degli abusi di pedofilia commessi dall’ex vescovo di Bruges Roger Vangheluwe, costretto a dimettersi lo scorso giugno dopo aver chiesto scusa per i suoi reati. Nelle registrazioni Danneels cercava di convincere la vittima, ora un uomo di 42 anni, a non rivelare il suo caso a distanza di così tanto tempo, o almeno ad aspettare fino al pensionamento del prelato: «Si ritirerà il prossimo anno, e per te sarebbe meglio aspettare», riportano le intercettazioni pubblicate da De Standaard e Het Nieuwsblad.
Secondo tutta la stampa internazionale le registrazioni, la cui originalità è stata confermata dalle autorità della Chiesa belga, sono tra i documenti più rivelatori del tentativo della Chiesa di coprire gli abusi di pedofilia. La seconda registrazione è di un incontro a cui erano presenti anche un parente della vittima e lo stesso vescovo Vangheluwe, zio della vittima. Anche in quel caso Danneels aveva cercato di convincere l’uomo a tacere e a limitarsi ad accettare le scuse private dello zio per evitare di gettare il suo nome nel fango. «Non penso faresti un favore a lui e a te stesso gridando il tuo caso ai quattro venti e infangando il tuo nome». «Lui ha infangato la mia vita da quando avevo 5 anni a quando ne avevo 18, perché le dispiace per lui e non per me?», ha risposto la vittima. E alle scuse di Vangheluwe, che diceva di avere passato il resto della sua vita a cercare di redimersi da quel peccato, risponde: «La questione non può essere risolta, perché avete fatto completamente a pezzi la nostra famiglia». La vittima ha detto ai giornali che ha deciso di rendere pubbliche le registrazioni per dimostrare che non aveva nessuna intenzione di ricattare la Chiesa per avere in cambio denaro, ma che chiedeva solo giustizia.
Il vescovo Vangheluwe ha dato le sue dimissioni lo scorso giugno e da allora si è ritirato in un monastero trappista senza mai rilasciare nessuna dichiarazione. Lo scorso 24 giugno la polizia su ordine della magistratura effettuò una perquisizione improvvisa presso la sede dell’arcivescovado della capitale belga mentre era in corso una riunione della conferenza episcopale. Per diverse ore i vescovi furono trattenuti, sequestrati i loro cellulari oltre a circa 500 dossier della commissione d’indagine sulla pedofilia promossa dalla stesa Chiesa. La perquisizione fu duramente condannata dal Vaticano: il segretario di stato Tarcisio Bertone aveva parlato di “fatto degno dei regimi comunisti” e lo stesso Joseph Ratzinger si era lamentato definendo le perquisizioni “deplorevoli e sorprendenti”. Ma la polizia belga aveva dichiarato che l’azione era stata causata da una denuncia precisa, e che non si basava su una generica inchiesta sulla pedofilia nella Chiesa.
C’è una denuncia formale nei confronti della Chiesa belga, che è accusata di possedere e nascondere informazioni su vari casi di abusi sessuali. Da qui le perquisizioni e gli interrogatori sui vescovi. Ora la polizia belga sta esaminando una quantità di documenti che potrebbe riempire due camion, molti di questi collegati ai 475 casi di pedofilia di cui si era occupata una commissione interna alla chiesa belga: la stessa commissione accusata di aver coperto i responsabili delle violenze.
Negli anni del pontificato di Karol Wojtyla e anche dopo la sua morte il vescovo Danneels era stato dato spesso tra i suoi potenziali successori. Lo scorso 6 luglio il cardinale è stato interrogato per la prima volta dalla polizia giudiziaria, l’inchiesta è ancora in corso.