I valdesi contro il crocifisso nelle scuole
«Non può essere considerato simbolo della civiltà e della cultura italiane»
Il Sinodo valdese e metodista si è espresso contro l’affissione del crocifisso nelle aule scolastiche italiane. I deputati delle chiese locali e i pastori si sono ritrovati come da tradizione a Torre Pellice, in provincia di Torino, per dare luogo all’assemblea annuale nella quale si discutono la condotta e le decisioni assunte dalle varie chiese della comunità dei valdesi. Il no del Sinodo porta nuovamente di attualità il pronunciamento della Corte europea che nel novembre del 2009 si era dichiarata contraria all’esposizione del crocifisso nelle aule scolastiche, una pratica ritenuta lesiva del diritto dei singoli genitori di educare i propri figli secondo le loro convinzioni religiose e filosofiche.
In seguito alle indicazioni della Corte, il governo italiano aveva deciso di fare ricorso, una scelta non condivisa dal Sinodo che «si duole che il governo italiano, anziché conformarsi alla decisione della Corte abbia presentato ricorso alla Grande Camera». Nel comunicato emesso a conclusione dell’assemblea di Torre Pellice viene fortemente criticato «l’uso strumentale che del crocifisso è stato fatto, e continua ad essere fatto: il crocifisso non può essere considerato simbolo della civiltà e della cultura italiane».
La Chiesa evangelica Valdese è una chiesa riformata, è presente in Italia da un millennio e conta 45mila fedeli, 15mila dei quali vivono nelle Valli Valdesi nella provincia di Torino. La fondazione del movimento dei valdesi viene fatta risalire a Valdo di Lione, che nel XII secolo ispirò lo sviluppo della Chiesa evangelica valdese. La scomunica del movimento nel 1184 da parte di papa Lucio III causò una progressivo spaccatura tra i valdesi che iniziarono a organizzarsi in gruppi locali. Perseguitati in Francia e in parte dell’Italia del nord, alcuni gruppi trovarono rifugio nelle valli montane del Piemonte, dove nel XVII secolo furono costretti ad affrontare numerose persecuzioni prima di ottenere dal duca di Savoia Vittorio Amedeo II una sospensione delle ostilità e un certo livello di tolleranza.
I valdesi sono tradizionalmente molto attenti ai temi della laicità e della libertà religiosa. Il Sinodo ha concluso i propri lavori auspicando che «le istituzioni europee contribuiscano a rafforzare le norme a tutela dei principi di pluralismo e di laicità propri di ogni democrazia». La rimozione del crocifisso dalle aule potrebbe essere, secondo i valdesi, il modo migliore per festeggiare l’anniversario dei 150 anni della Unità d’Italia e riportare al centro del dibattito tra le chiese i temi delle libertà democratiche, del pluralismo religioso e culturale.
I partecipanti al Sinodo hanno poi denunciato l’assenza nel nostro paese di una legge organica e chiara sulla tutela della libertà religiosa per ogni individuo. I valdesi propongono anche l’istituzione di una “Giornata della libertà di coscienza, di religione e di pensiero” da celebrare ogni anno il 17 febbraio, data nella quale il re Carlo Alberto concesse i diritti civili e politici ai valdesi nel 1848 e giorno in cui fu messo al rogo Giordano Bruno nel 1600.
Il Sinodo ha dato il proprio via libera alla ricerca sulle cellule staminali embrionali e all’istituzione di un registro biologico nel quale i membri della comunità potranno depositare le proprie volontà. Giovedì scorso l’assemblea aveva anche approvato a maggioranza un ordine del giorno che consente alle singole chiese di accogliere le richieste per le benedizioni delle coppie omosessuali.
Al vescovo di Pinerolo, monsignor Pier Giorgio Debernardi, non sono piaciute le conclusioni del Sinodo su crocifisso nelle scuole, bioetica e coppie omosessuali:
«L’orizzonte attuale, così confuso ci spinge a ribadire, con forza e senza compromessi né cedimenti, valori etici irrinunciabili come la sacralità della vita dal suo concepimento sino alla sua naturale conclusione e il concetto di famiglia fondata sul matrimonio fra uomo e donna, bene insostituibile della società.»