In Bahrain non si riforma più
I recenti arresti fra la comunità sciita rallentano il percorso democratico dell'isola del Golfo Persico
Il Bahrain è uno stato-isola del Golfo Persico guidato da una monarchia sunnita che dalla presa del potere, avvenuta nel 1999, aveva avviato un lungo corso di riforme in direzione di una democratizzazione del Paese, con l’istituzione di un parlamento e la concessione di elezioni. Inoltre è un’alleato degli Stati Uniti nella regione, e ospita nelle proprie acque la quinta flotta della marina americana.
Recentemente – come racconta il New York Times – ci sono state manifestazioni di protesta da parte della maggioranza sciita del Paese, e nel corso delle ultime settimane sono state arrestate 159 persone; inizialmente sembrava trattarsi di attivisti per i diritti umani, ma il numero significativo delle persone fermate fa sospettare che si tratti piuttosto di dissidenti che contestano il regime.
Il governo di Manama sostiene che siano sospettati di terrorismo e di azioni antigovernative, e rigetta qualunque accusa di aver agito contro i propri avversari politici. A questo proposito il capo di una locale ONG ha risposto con sarcasmo: «il Bahrain dovrebbe essere nel Guinnes dei primati, visto che sostiene di avere sgominato 20 tentativi di colpi di Stato negli ultimi anni»
Molti degli arrestati non hanno al momento un’accusa pendente, e non hanno avuto la possibilità di incontrare le proprie famiglie né un avvocato. Inoltre il governo ha bloccato l’accesso ad alcuni siti internet che mostravano fotografie, scattate con i BlackBerry durante gli arresti, dei violenti scontri con la polizia in cui le forze dell’ordine si sarebbero macchiate di trattamenti disumani. Sotto le nuove leggi anti-terrorismo, che si applicano a chiunque critichi il potere politico, i cittadini sospettati possono essere arrestati e incarcerati in segreto anche per quindici giorni.
Il governo ha fatto sapere che non tollererà nuovi disordini fra la comunità sciita, che costituisce i due terzi del Paese ma ha accesso a poche cariche governative. Il vice primo ministro Ali bin Khalifa al-Khalifa ha detto: «i progetti di riforme non lasciano scuse o giustificazioni di nessun genere per l’espressione illegale di opinioni che danneggino la nazione».
Il 23 ottobre si terranno le elezioni parlamentari, in cui la famiglia reale sunnita teme di perdere la legittimazione politica da parte della maggioranza sciita del Paese – già negli anni passati ci sono state accuse di brogli usati per aumentare artificiosamente la fetta di elettorato sunnita. Sempre in quest’ottica sono viste con preoccupazione le tensioni fra gli Stati Uniti e l’Iran, il centro politico di riferimento per la maggior parte degli sciiti. La monarchia del Bahrain ha sempre specificato che nessuna azione di guerra sarà permessa agli americani dal proprio territorio.