Perché Jimmy Carter è in Corea del Nord
L'ex presidente americano è nel paese per liberare un cittadino americano accusato di essere entrato illegalmente nel territorio nordcoreano
L’ex presidente degli Stati Uniti, Jimmy Carter, è da poco arrivato nella Corea del Nord con l’obiettivo di ottenere il rilascio di un cittadino statunitense, Aijalon Mahli Gomes, imprigionato perché entrato illegalmente nell’impenetrabile stato orientale. Accompagnato dalla moglie, Carter ha raggiunto la Corea del Nord su un aereo privato ed è stato accolto nell’aeroporto della capitale nordcoreana, Pyongyang, dal viceministro degli esteri Kim Kyegwan. Ma perché proprio l’ex presidente democratico, ricoprì la carica dal 1977 al 1981, si è preso la briga a 86 anni di andare fino in Corea del Nord? Reuters ha messo insieme qualche domanda per comprendere meglio la missione di Carter in Asia.
Perché Jimmy Carter e non un funzionario statunitense ancora in carica?
Come avvenuto per alcune missioni simili in passato, il governo degli Stati Uniti ha chiarito che la visita di Carter è una missione umanitaria privata. L’amministrazione Obama ha comunque dato il proprio consenso all’iniziativa, altrimenti realizzare l’operazione sarebbe stato pressoché impossibile.
Washington non vuole dare l’impressione di avere contatti diretti e magari anche di collaborazione con Pyongyang, specialmente in questo periodo segnato da una forte tensione a causa dell’affondamento di una nave della Corea del Sud. Seoul accusa la Corea del Nord di aver affondato l’imbarcazione e gli Stati Uniti hanno sostanzialmente appoggiato la posizione della Corea del Sud.
Infine, Carter conosce bene pregi e difetti del regime di Pyongyang. Quando nel 1994 la Corea del Nord decise di espellere gli ispettori dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica, l’allora presidente USA Bill Clinton chiese segretamente a Carter di recarsi nel paese per una missione, bollata anche quella volta come privata. Carter ottenne dal presidente nordcoreano Kim Il-sung la sottoscrizione di un trattato per congelare il proprio programma di proliferazione nucleare.
Perché farsi carico di simili missioni?
La visita di Jimmy Carter ricorda altre operazioni umanitarie simili condotte dagli Stati Uniti per liberare cittadini americani trattenuti nella Corea del Nord. Lo scorso anno, per esempio, Bill Clinton si recò nel paese e ottenne la liberazione di due giornalisti. Secondo alcuni analisti, un accordo per liberare Gomes sarebbe stato già raggiunto.
Queste visite servono anche agli Stati Uniti per raccogliere qualche informazione sul regime nordcoreano. Durante la visita di Clinton, per esempio, il medico che accompagnava l’ex presidente ebbe modo di partecipare all’incontro con il presidente nordcoreano Kim Jong-Il. Tornato negli Stati Uniti, il medico fornì un rapporto sulle sue impressioni sullo stato di salute di Kim Jong-Il, reduce da un infarto che lo aveva colpito nel 2008.
Carter conosce bene la Corea del Nord, dunque la visita potrebbe consentirgli di capire quali potrebbero essere le prossime mosse del paese e quanto reali possano essere le minacce sulla produzione di nuove armi nucleari.
Perché Pyongyang dovrebbe liberare lo statunitense?
In seguito all’affondamento della nave sudcoreana, la Corea del Nord è da mesi sotto pressione e rischia l’inasprimento delle sanzioni decise dall’ONU. Il paese può fare affidamento su poche risorse e ha un’economia molto debole. Liberando lo statunitense, il regime potrebbe riscattare un poco la propria immagine, ottenendo qualche apertura dalla comunità internazionale.
L’immagine di Kim Jong-Il potrebbe uscirne indebolita?
No. Il rilascio di prigionieri stranieri viene solitamente sfruttato dalla propaganda per rovesciare la realtà e mostrare la grandezza del leader nordcoreano. La missione nel paese dello scorso anno di Clinton fu illustrata dai media della Corea del Nord come una visita per negoziare una tregua dopo i test missilistici condotti pochi mesi prima.
La visita avrà qualche conseguenza sul fronte delle trattative sul nucleare ora in fase di stallo?
In maniera indiretta forse sì. La Cina, il paese più vicino al regime di Pyongyang, si sta dando da fare per cercare di superare la crisi della nave sudcoreana affondata e riavvicinare così Stati Uniti e Corea del Nord. Gli USA e la Corea del Sud chiedono però a Kim Jong-Il di riconoscere le responsabilità del suo paese nell’affondamento prima di andare oltre e riprendere i negoziati sul nucleare. Carter avrà dunque margini molto stretti su questo fronte. L’obiettivo principale, del resto, rimane quello di riportare Gomes negli Stati Uniti.