Il Pakistan sta sempre peggio
Nuove evacuazioni nell'area sud del Pakistan, mentre l'ONU chiede più elicotteri
I dati sono impressionanti: più di 1.600 morti e soprattutto 20 milioni di persone — più di un decimo della popolazione — afflitte dalle peggiori alluvioni che il Pakistan abbia visto negli ultimi ottant’anni. Gli allagamenti hanno rovinato 650.000 ettari di campi coltivati e messo in crisi l’intera economia pachistana che, secondo le parole del presidente Asif Ali Zardari, ci metterà «anni per risollevarsi». A rendere più difficili le operazioni logistiche c’è il fatto che gli aiuti umanitari che stanno arrivando al Pakistan sono nettamente inferiori a quelli che il mondo ha donato in occasione di altre catastrofi simili, come il terremoto di Haiti. E le difficoltà per il soccorso e la sopravvivenza aumentano giorno dopo giorno.
Servono più elicotteri
A causa degli allagamenti, circa 800.000 pachistani sono raggiungibili solo per vie aeree. L’ONU in questo momento ha a disposizione solamente tredici elicotteri, un numero evidentemente troppo esiguo per i soccorsi necessari, e ha fatto appello alla comunità internazionale per l’invio di altri 39 elicotteri che servirebbero a portare cibo e assistenza sanitaria nelle zone completamente allagate, dove i pakistani stanno rischiando di morire per denutrizione o malattie.
Tensione ai campi di soccorso
Centinaia di migliaia di persone vengono evacuate dalle loro case ogni giorno. A causa della situazione caotica in cui si trovano, molti di loro arrivano campi di soccorso senza la documentazione necessaria per ricevere gli aiuti, mettendo ancor più in crisi le operazioni di assistenza. Jill McGivering racconta per BBC la situazione in un campo di Sikkur, nella provincia di Sindh: il cibo trasportato lì dal Programma Alimentare Mondiale non è abbastanza per tutti quelli che si riversano nel campo, e questo — unito alla disperazione — porta spesso a litigi più o meno violenti, soprattutto all’arrivo del cibo nel campo. Per registrarsi al campo serve la carta d’identità, che viene però spesso persa o abbandonata nella casa allagata. McGivering scrive: «Le organizzazioni d’aiuto e le associazioni caritatevoli stanno facendo il meglio che possono, cercando di mantenere la sicurezza a fronte di tensione e disperazione crescenti. Ma, al momento, semplicemente non c’è abbastanza cibo per tutti.»
Nuove evacuazioni
Finora Thatta, un’area di Sindh, una delle province nell’estremità sud del Pakistan, era stata tra le zone meno colpite dalle alluvioni. La situazione sta ora però per cambiare. L’acqua è infatti bloccata a nord da un ampio argine, che si sta disfacendo giorno dopo giorno. Le autorità hanno quindi organizzato un’evacuazione di massa che coinvolge circa 200.000 persone di Thatta.
Malattie
Ci sono state le prime morti tra i pachistani ai campi di soccorso. Tauda, la madre di quattro bambini, è deceduta dopo 14 ore di crampi allo stomaco e diarrea, sintomi che sembrano ricondurre il decesso a una delle peggiori paure causate dal disastro, la possibilità che si diffondano colera e altre malattie dovute all’acqua contaminata. Sono circa sei milioni i pachistani senza tetto, e la quasi totalità di loro vive in condizioni terribili. Secondo l’ONU ci sarebbero circa 3 milioni e mezzo di bambini che corrono il rischio di essere colpiti da patologie legate all’acqua, e in questo momento il sistema sanitario pachistano non è assolutamente in grado di gestire un’emergenza del genere: più di 200 tra cliniche e ospedali sono stati danneggiati e resi inagibili dalle alluvioni.
Una buona notizia
Gli Stati Uniti hanno appena comunicato che devolveranno altri 50 milioni di dollari per gli aiuti al Pakistan, sottratti da un pacchetto stanziato in precedenza per il Pakistan. Dopo un giro di diversi campi di soccorso, le autorità americane hanno scoperto che una delle organizzazioni caritatevoli coinvolte negli aiuti ha presunti legami con un gruppo terroristico non identificato. La preoccupazione che i militanti possano approfittare della situazione per guadagnare consenso tra il popolo pachistano ha portato gli Stati Uniti — per i quali il Pakistan è una delle prime linee nella guerra contro il terrorismo — a essere i maggiori donatori tra la comunità internazionale; da soli, secondo l’ONU, avrebbero fornito il 25 per cento degli aiuti totali.