I 33 minatori cileni sono vivi
Rimasti intrappolati dopo un crollo in miniera il 5 agosto, gli uomini hanno dato i primi segni di vita e il Cile festeggia
«Grazie a Dio sto bene. Spero di poter uscire presto». Il messaggio scritto da Mario Gomez a quasi 700 metri di profondità è stato mostrato ai cileni dal loro presidente Sebastian Pinera, felice per aver ricevuto l’atteso segno di vita. Mario Gomez ha 63 anni e dallo scorso 5 agosto è intrappolato nelle profondità di una miniera di oro e rame in Cile con 32 altri colleghi. Dopo due settimane di silenzio e apprensione per amici e parenti, che iniziavano a temere il peggio, i minatori sono riusciti a mettersi in contatto con i soccorritori e a confermare di essere tutti sopravvissuti al crollo in uno dei tunnel della miniera di San Jose a 850 chilometri a nord della capitale Santiago.
I 33 minatori hanno raggiunto uno dei rifugi di emergenza collocati nel sottosuolo e lì hanno trovato cibo e acqua per sopravvivere nei lunghi giorni dell’isolamento, in attesa dell’arrivo dei soccorsi. Le squadre di soccorso hanno ripetutamente perforato il terreno, mancando per sette volte l’esatta corrispondenza con il rifugio a causa delle mappe della miniera contenenti indicazioni poco precise. Nel corso dell’ottavo tentativo portato avanti nella giornata di ieri, i minatori hanno sentito i rumori prodotti dalla sonda calata dalla superficie e hanno iniziato a far rumore, consentendo così ai soccorritori di rilevare la loro posizione.
Rotto l’ultimo diaframma di terra e roccia, una sonda dotata di telecamera ha raggiunto il rifugio. I soccorritori hanno così visto una decina di minatori inquadrati dall’obiettivo intenti a muovere le braccia e ad abbracciarsi per la felicità. Per ragioni tecniche non è stato possibile attivare anche un collegamento audio, ma Gomez ha ovviato al problema scrivendo un messaggio che è stato poi inserito in una busta di plastica legata successivamente alla sonda. Nel breve messaggio, mostrato da Pinera alla nazione, Gomez spiega che i minatori hanno utilizzato le luci di alcuni veicoli della miniera per non rimanere al buio. Alcuni uomini hanno scavato un piccolo canale per raccogliere l’acqua sotterranea, ottenendo così una importante fonte di sopravvivenza.
Il buco creato dai soccorritori per raggiungere il rifugio è però molto piccolo e non consentirà ai minatori di uscire in tempi brevi dalla miniera. I soccorritori dovranno scavare un nuovo tunnel dal diametro di 70 centimetri e l’operazione potrebbe richiedere diverse settimane prima di essere completata. Il piccolo tunnel che mette in comunicazione le squadre dei soccorsi con i minatori potrà essere utilizzato per calare all’interno del rifugio acqua e cibo, se necessario anche bombole di ossigeno, consentendo ai 33 uomini intrappolati di sopravvivere in attesa di essere estratti dalle profondità della miniera.
I soccorritori stanno anche lavorando per approntare un sistema audio e video per comunicare con i minatori. Il sistema servirà anche per consentire ai parenti e agli amici degli uomini là sotto di scambiare qualche parola con i loro cari, destinati a rimanere nel rifugio ancora a lungo. Quando hanno scoperto che i 33 uomini erano ancora vivi, parenti e amici sono saliti di corsa su una collina a pochi passi dalla miniera e vi hanno piantato una trentina di bandiere intonando l’inno nazionale cileno. La gioia delle persone vicine ai minatori è stata condivisa anche dal resto della popolazione: in centinaia hanno raggiunto Plaza Italia nel centro di Santiago per festeggiare la buona notizia, una delle poche dall’inizio dell’anno.
Il 27 febbraio scorso, il paese è stato colpito da un violento terremoto che ha raggiunto magnitudo 8,8. Il Cile si sta lentamente riprendendo dal forte evento sismico che ha causato la morte di 521 individui e ha lasciato senza un’abitazione almeno 200mila persone. Il paese è uno dei più grandi estrattori di rame e oro al mondo ed utilizza tecniche all’avanguardia nell’estrazione dei minerali. Nonostante le tecnologie utilizzate, prodotte principalmente dagli Stati Uniti e dal Canada, le miniere cilene peccano sul fronte della sicurezza.
Le imprese che estraggono i metalli e le autorità di controllo sono spesso criticate per la scarsa attenzione prestata alla sicurezza. Nella stessa miniera di San Jose nel 2007 morirono tre minatori a causa di una violenta esplosione. Nel suo messaggio inviato dal sottosuolo, Gomez critica la società che gestisce la miniera e invita la proprietà a modernizzare le strutture per evitare che incidenti simili al suo possano ripetersi in futuro.
Quello in miniera rimane uno dei lavori più pericolosi in buona parte del mondo. Crolli ed esplosioni causano la morte di decine di uomini ogni anno e le operazioni di soccorso sono in genere molto difficoltose. Lo scorso anno tre minatori sopravvissero per 25 giorni in una miniera nel sud della Cina, mentre nel 1983 due uomini furono salvati sempre in Cina dopo 23 giorni. Secondo gli esperti, i minatori di San Jose hanno buone probabilità di uscire vivi dal rifugio, anche se prima di raggiungere la superficie potrebbero volerci mesi. Si parla di non prima di Natale.