Wikileaks e Pentagono stanno collaborando?
Le autorità USA potrebbero "ripulire" i prossimi documenti che pubblicherà il sito web, ma la Difesa smentisce
Wikileaks potrebbe pubblicare presto una nuova serie di documenti riservati del governo statunitense e del Pentagono sulle operazioni di guerra condotte dagli Stati Uniti. Di un possibile secondo capitolo dei cosiddetti Diari di guerra (War Logs) si parla da alcune settimane e in una recente intervista Julian Assange, il responsabile di Wikileaks, ha confermato di essere al lavoro per il rilascio di nuovi documenti. Assange ha inoltre confermato di essere disposto a ricevere l’aiuto del Pentagono per revisionare i documenti e, se necessario, censurare le informazioni che potrebbero mettere a rischio le missioni militari o l’incolumità dei soldati e degli informatori nelle aree di guerra, come recentemente richiesto da diverse organizzazioni non governative.
Le dichiarazioni del coordinatore di Wikileaks sono state sostanzialmente smentite dalle autorità statunitensi, che affermano di non aver avviato nessun contatto diretto con i responsabili del sito web. Il Pentagono ha avviato alcune indagini per capire come Wikileaks abbia ottenuto i Diari di guerra e, almeno ufficialmente, non sembra essere disposto a collaborare in alcun modo per la pubblicazione di nuovo materiale sui conflitti in cui sono impegnati gli Stati Uniti. Ma un avvocato che sostiene di rappresentare Wikileaks afferma il contrario: i contatti tra autorità e sito web ci sono stati eccome.
L’avvocato che dichiara di lavorare per Wikileaks si chiama Timothy Matusheski, è di Hattiesburg (Mississippi) e sostiene di essere entrato in contatto con almeno un funzionario del governo americano per confrontarsi sull’intricata vicenda dei Diari di guerra. In un lungo articolo pubblicato sul sito di Newsweek, Mark Hosenball racconta la versione di Matusheski: l’avvocato sostiene che Wikileaks avrebbe fornito ai funzionari del governo alcuni codici e password per accedere ai documenti riservati in possesso del sito web e non ancora resi pubblici.
Matusheski sostiene che Wikileaks avrebbe assunto questa decisione per dimostrare le proprie buone intenzioni nel voler collaborare con le autorità USA per rimuovere dai documenti, pubblicati in futuro dal sito web, le informazioni sensibili che potrebbero mettere a rischio la vita di molti innocenti. Matusheski dice che alcuni funzionari avrebbero ora la possibilità di accedere a un sistema online dove dovrebbero essere in grado di modificare le informazioni sensibili.
Il Pentagono ha smentito in più di una occasione le affermazioni dell’avvocato, affermando di non avere alcuna intenzione di collaborare con Wikileaks per produrre un secondo capitolo dei Diari di guerra “sicuro”, eliminando riferimenti diretti e nomi. Assange sostiene, invece, il contrario e dice che le autorità statunitensi avrebbero dato il loro consenso per discutere un accordo per rivedere i 15mila documenti non ancora pubblicati e destinati ad arrivare presto online. Una lettera inviata da uno dei funzionari della Difesa a Matusheski sembra in effetti confermare la presenza di un canale di comunicazione tra Wikileaks e il governo statunitense, ma la posizione sulla collaborazione attiva è chiara:
«Il Dipartimento della Difesa non negozierà alcuna versione “ridotta” o “ripulita” dei nuovi documenti segreti del governo statunitense che Wikileaks prevede di pubblicare. Il Dipartimento chiede che nessun altro documento venga pubblicato da Wikileaks, che tutti i documenti segreti del governo USA che Wikileaks ha ottenuto siano restituiti immediatamente, e che Wikileaks rimuova e distrugga tutti questi dati dai propri database.»
I rapporti tra Pentagono e Wikileaks potrebbero comunque farsi ancora più difficoltosi nelle prossime settimane. Gli avvocati che tutelano l’istituzione statunitense ritengono che i responsabili del sito web abbiano commesso numerosi illeciti nel pubblicare online i Diari di guerra. Il Dipartimento della Difesa potrebbe decidere di avviare un’azione legale contro Assange e Wikileaks, ma prima di assumere una simile decisione si attenderanno gli esiti delle indagini sul caso avviate anche dall’FBI.