Il bancomat di Verdini
Repubblica racconta altri dettagli della pesantissima delibera della Banca d'Italia sul Credito Cooperativo Fiorentino
Sabato scorso l’ANSA ha diffuso il contenuto della delibera della Banca d’Italia sul Credito cooperativo fiorentino, la banca presieduta dal coordinatore del PdL Denis Verdini. Nei mesi scorsi la Banca d’Italia aveva effettuato delle ispezioni, al termine delle quali aveva chiesto al ministero delle finanze di commissariare la banca, avendo riscontrato diverse irregolarità nella sua gestione.
Oggi su Repubblica Walter Galbiati riassume i rilievi più importanti sollevati dalla Banca d’Italia, mostrando come l’istituto di credito era utilizzato da Verdini di fatto come un bancomat: uno sportello con il quale gestire operazioni in favore di amici e parenti, se non addirittura di sé stesso.
Azzerati margini e patrimonio
Innanzitutto, sebbene gli ispettori non abbiano parlato di rischi patrimoniali per la banca, non è chiaro se questa sopravviverà, considerato che i margini e il patrimonio sono di fatto azzerati.
Il coordinatore del Pdl invece di privilegiare il credito alle famiglie e alle piccole imprese, come prevedeva il piano di sviluppo della banca, ha concesso prestiti alla sua famiglia e a grandi gruppi di amici, tanto che «gli impieghi riconducibili ai primi cinque clienti assorbono il 160% del patrimonio di vigilanza, quota che sale al 220% ove si tenga conto di ulteriori posizioni che presentano evidenti connessioni economiche con detti soggetti». La spregiudicatezza nella gestione è confermata «dalla mancata rilevazione – aggiunge Banca d’Italia – nei legami in essere fra il presidente della Banca (2,6 milioni di euro) e il gruppo “Fossombroni M. Simonetta” (9,2 milioni), per effetto delle ampie garanzie rilasciate dal primo, dell´effettiva destinazione delle somme e dei vincoli familiari esistenti con la signora», che non è altri che la moglie di Verdini.
Arriveranno altre scosse
Quando la Banca d’Italia parla di imprudenza nel concedere finanziamenti, fa riferimento principalmente ad alcuni soci d’affari di Verdini a cui il Credito cooperativo fiorentino ha prestato ingenti somme di denaro. Tra questi, il principale cliente è il gruppo BTP, giunto “sull’orlo del dissesto”: dovesse naufragare, il buco di liquidità della banca di Verdini si ingrandirebbe ancora, mettendo a rischio la sopravvivenza dell’istituto.
I cinque casi eclatanti
Si è detto di come la Banca d’Italia abbia mosso pesanti rilievi riguardo il mancato rispetto delle normative antiriciclaggio. Gli ispettori hanno segnalato cinque casi eclatanti, riassunti da Repubblica.
1. Gli assegni circolari da 800mila euro cambiati per cassa a favore della Società Toscana di Edizioni (riconducibile a Verdini)
2. I finanziamenti concessi senza garanzia a soggetti legati al gruppo Btp per preliminari di acquisto di appartamenti (circa 5,9 milioni)
3. I trasferimenti di rilevante importo effettuati nella stessa giornata fra società del gruppo Bartolomei-Fusi, estratti dalla procedura Gianos come “inattesi”
4. Un passaggio di 500mila euro tra Paolo Perugi (gruppo Bini) e l´imprenditore Roberto Ballerini
5. I movimenti bancari di alcune società consortili legate al gruppo Btp per la partecipazioni ad appalti. In particolare nel 2009 sul conto corrente intestato al consorzio Barberino Scarl, creato per la realizzazione di lavori per conto delle Autostrade spa, sono transitate somme (154 milioni) pari a oltre tre volte il valore dei lavori eseguiti nel periodo.