Obama chiederà scusa per Hiroshima?
A novembre il Presidente visiterà il Giappone, ma non si sa ancora se farà tappa nella città colpita 65 anni fa dalla prima bomba atomica
La questione di un’eventuale visita di Obama a Hiroshima era venuta fuori per la prima volta quando, durante un incontro ufficiale a Washington, il sindaco di Hiroshima, Tad Akiba, aveva invitato Obama a fare visita alla propria città: il viaggio del presidente americano in Giappone era già programmato per il prossimo novembre, ma non era ancora chiaro se in questo fosse compresa una tappa a Hiroshima. Obama, molto diplomaticamente, se l’era cavata rispondendo che gli “sarebbe piaciuto venire”, senza aggiungere altro.
Tuttavia la domanda di Akiba aveva introdotto l’argomento nel dibattito, ripreso pochi giorni fa da un articolo dell’Atlantic. Lo scorso ottobre l’ambasciatore americano in Giappone John Roos era stato per la prima volta a Hiroshima: disse di esserne rimasto molto scosso, ma non fece sapere nulla riguardo l’eventualità di una visita di Obama nella città sulla quale nel 1945 gli Stati Uniti lanciarono il primo attacco atomico della storia. Le attese sono state rinnovate pochi giorni fa, quando l’ambasciatore ha presenziato alla cerimonia di commemorazione del 6 agosto, la prima volta per un funzionario americano. Roos ancora una volta non ha parlato, ma la sua presenza è stata interpretata come possibile apripista a una visita di Obama e forse addirittura a delle scuse formali per il lancio della bomba atomica di 65 anni fa.
Un’iniziativa di questo genere sarebbe però molto rischiosa per Obama, che in più occasioni è stato accusato di avere un atteggiamento troppo servile nei confronti dei capi di stato stranieri (in particolare fu criticato ferocemente per essersi inchinato di fronte al re dell’Arabia Saudita durante un incontro ufficiale). Mitt Romney – uno dei più credibili candidati repubblicani alle elezioni del 2012 – in un suo libro di recente pubblicazione chiamato significativamente No apologies, nessuna scusa, dice:
Mai prima d’ora nella storia americana un presidente si era scusato di fronte a una tale vastità di pubblico straniero per varie misfatte, sia vere che immaginate. È il suo modo di mostrare agli Stati esteri, e ai loro leader, che il loro disprezzo per l’America è qualcosa ch’egli capisce, ed è cosa – almeno in parte – comprensibile. Il fuoco dell’anti-americanismo infiamma in troppi luoghi in giro per il mondo; le parole del presidente Obama dànno benzina a quelle fiamme.
È probabile che a fronte di una dichiarazione di scuse al Giappone, Obama riceverebbe un’enorme quantità di critiche sul fronte interno, in particolare se durante le elezioni di metà mandato – che si terranno soltanto due settimane prima della visita presidenziale nell’est asiatico – i repubblicani dovessero riuscire a strappare la maggioranza ai democratici al congresso. In quel caso la destra potrebbe addirittura far approvare un documento in cui si afferma che le bombe atomiche di Hiroshima e Nagasaki furono un’azione necessaria e giustificata, mettendo in grave imbarazzo l’amministrazione Obama e gli Stati Uniti.