“Un conflitto di interessi da 60 milioni”
L'ANSA diffonde il risultato dell'ispezione della Banca d'Italia nella banca presieduta da Denis Verdini
Di Denis Verdini molti sanno che uno dei tre coordinatori del PdL. Meno persone sanno che oltre a fare il politico Verdini è anche un banchiere, e fino a poche settimane fa presiedeva il Credito Cooperativo Fiorentino. Verdini si è dimesso da presidente e membro del consiglio di amministrazione della banca in seguito al suo coinvolgimento nell’inchiesta sulla lobby di Flavio Carboni, che lo vede coinvolto e indagato per corruzione e violazione della legge sulle società segrete.
L’inchiesta sul suo conto è ancora in corso, ma intanto si sono concluse le ispezioni attivate dalla Banca d’Italia sulle attività della sua banca. E l’ANSA ha diffuso oggi il contenuto della delibera del 20 luglio inviata al ministro dell’economia, a seguito della quale lo stesso ministero ha commissariato il Credito Cooperativo Fiorentino. I rilievi della Banca d’Italia coinvolgono diversi aspetti. Il primo è la distribuzione delle responsabilità della gestione della banca, totalmente accentrate nelle mani di Verdini. Così lo spiega il Corriere della Sera.
Gli ispettori della Banca d’Italia hanno verificato, durante gli accertamenti, l’esistenza di un esecutivo della banca «scarsamente autorevole» e di un collegio sindacale «privo di sufficiente indipendenza». Il governo societario è risultato «totalmente accentrato» nelle mani del presidente Denis Verdini (che era in carica dal 1990), «principale fautore della politica di espansione creditizia verso clientela di grandi dimensioni, fra cui rientrano anche iniziative riconducibili al suo gruppo familiare», in contrasto con le indicazioni che in passato erano venute dall’istituto di Vigilanza e con le stesse «linee strategiche elaborate per il triennio 2008-2010, che prevedevano la diversificazione del portafoglio crediti a favore delle famiglie e delle piccole e medie imprese».
La Banca d’Italia contesta poi le mancate informazioni fornite da Verdini riguardo la sussistenza di suoi interessi personali in conflitto con quelli della banca. Che ci sono, e ammontano a oltre 60 milioni di euro. Un altro paragrafo della delibera analizzerebbe le carenze nella lotta al riciclaggio da parte dell’istituto di credito: gli ispettori hanno trovato operazioni anomale, trasferimenti di denaro dalla banca a persone con conti in rosso o a soggetti riconducibili allo stesso Verdini. Poi ci sono altre anomalie e irregolarità.
Nella delibera sono stati giudicati «inadeguati» l’esame preventivo e la successiva gestione dei finanziamenti (uno dei quali ad una società facente capo a Verdini) accordati per preliminari di acquisto di immobili o di partecipazioni, la cui compravendita non è stata poi perfezionata. Inoltre – hanno rilevato gli ispettori – sono stati accordati fidi, per quasi sei milioni di euro, non assistiti da garanzia, a soggetti legati da rapporti di lavoro o di affari con la Bpt (riconducibile al gruppo Fusi-Bartolomei) per finanziare un’operazione sospetta di acquisto di appartamenti da una società controllata dalla stessa Bpt. Infine – sempre secondo i rilievi degli 007 dell’Istituto di Vigilanza – sono stati concessi finanziamenti ad alcune cooperative edilizie, di fatto utilizzati, attraverso articolati trasferimenti finanziari, per favorire il rientro di una società affidata dall’istituto fiorentino e in stato di difficoltà. Più in generale, Bankitalia ha valutato inadeguate le istruttorie per la concessione del credito, trascurato il tema della concentrazione degli impieghi, inefficace la gestione delle posizioni anomale e non tempestive le azioni di recupero. Particolarmente carente, infine, è risultata – secondo gli ispettori della Vigilanza – la funzione di «internal auditing» (finalizzata al miglioramento dell’efficacia e dell’efficienza dell’organizzazione), che ha mancato, in particolare, «di svolgere approfondimenti sul comparto creditizio».