“La Corea del Nord ha affondato la Cheonan”
Il rapporto segreto del governo sudcoreano dimostrerebbe la matrice nordcoreana dell'attacco
di Giovanni Fontana
Ci sono sviluppi di rilievo nella vicenda della nave sudcoreana Cheonan affondata il 26 marzo scorso, per la quale il governo della Corea del Sud aveva subito tirato in ballo responsabilità della Corea del Nord che, da par suo, aveva sempre negato. Time ha avuto accesso a una parte del report che un team internazionale di esperti ha prodotto per il governo della Corea del Sud. Il rapporto, di cui si era già parlato in passato, confermerebbe le responsabilità della Corea del Nord nell’incidente.
Quel giorno la nave della marina sudcoreana stava facendo le solite operazioni di routine nel Mar Giallo, il bacino d’acqua che si trova a occidente delle Coree, e fra la penisola coreana e la Cina. Intorno alle nove e mezza fu colpita da un siluro – questa è la versione del governo della Corea del Sud – che la fece affondare uccidendo 46 dei 104 membri dell’equipaggio.
Come detto, il governo sudcoreano fu subito persuaso che si trattasse di un attacco orchestrato dalla Corea del Nord, e il 20 maggio rese pubblici i propri convincimenti: uno o più siluri lanciati da un sottomarino nordcoreano avrebbero perforato lo scafo della Cheonan facendola inabissare completamente nel giro di quattro ore. La Corea del Nord ha sempre rigettato le accuse e, grazie all’aiuto di Cina e Russia, è stata in grado di tamponare ogni iniziativa diplomatica seria da parte delle Nazioni Unite. La mozione di condanna dell’ONU – promossa da Corea del Sud e Stati Uniti – è arrivata il 9 luglio, ma nell’accogliere la teoria sudcoreana che si fosse effettivamente trattato di un “attacco”, non ha specificato di chi fossero le responsabilità dell’assalto.
Da quel giorno la Corea del Sud, che aveva assunto un squadra internazionale di esperti per produrre un rapporto investigativo su quanto accaduto nel Mar Giallo, ha sempre dichiarato che avrebbe pubblicato questo resoconto, un documento che – secondo il presidente coreano Lee Myung-Bak – dimostrerebbe inequivocabilmente la matrice nordcoreana dell’attacco. In Corea del Sud, però, l’esitazione del governo nel rendere pubblico questo rapporto segreto ha portato l’opposizione a dubitare addirittura dell’esistenza di un materiale d’inchiesta. Il rapporto invece c’è, e dal racconto che ne fa Time si potrebbe riassumere nel «non c’è altra spiegazione plausibile» pronunciato da uno dei consiglieri del presidente sudcoreano.
Il documento dimostrerebbe che la pista nordcoreana è l’unica possibile, e lo farebbe elencando tutte le altre soluzioni proposte nel corso del tempo – fra le quali quella di un incagliamento o di colpi provenienti da fuoco amico – evidenziandone l’inverosimiglianza. Accanto a ognuna delle dieci ipotesi alternative elencate dal rapporto sarebbero presentate le prove per cui ciascuna di queste sarebbe “impossibile”, parola con la quale si concluderebbe ciascuno dei paragrafi dedicati alle interpretazioni alternative.
La pubblicazione del rapporto, che a questo punto dovrebbe avvenire a breve, potrebbe riportare sulla ribalta internazionale la questione, e costringere la comunità internazionale a fare qualcosa, impedendo a Cina e Russia di fare da scudo alla Corea del Nord. Il problema è che, come si è detto in passato, non c’è un grandissimo margine per inasprire le misure adottate contro la Corea del Nord, vista la già quasi completa emarginazione internazionale alla quale il Paese è stato relegato.
L’interruzione completa del già limitato commercio fra le due Coree, e il totale divieto per le navi nordcoreane di passare nelle acque della Corea del Sud, potrebbero essere alcune delle aree in cui è possibile spingere di un ulteriore passo il già pungolato dispositivo delle sanzioni, ma la pubblicazione di un rapporto che accerti le responsabilità della Corea del Nord nell’affondamento della Cheonan avvicinerebbe l’eventualità di un confronto bellico. Rimangono da stabilire quali possano essere i reali interessi della Corea del Nord nell’affondare una nave militare sudcoreana, fra l’altro di non particolare rilevanza strategica, con la consapevolezza che un’azione del genere avrebbe necessariamente portato a un’inevitabile ritorsione.