Dove eravamo rimasti

Ci sono tre nuovi sviluppi nella storia di Fini e della casa a Montecarlo

© Marco Merlini / LaPresse
17-03-2010 Roma
Politica
Sala della Fondazione Memmo, presentazione del nuovo numero di Charta minuta '2011 un anniversario per ricominciare' sulle celebrazioni per la ricorrenza dell'Unita' d'Italia
Nella foto il presidente della Camera, Gianfranco Fini

© Marco Merlini / LaPresse
Rome, 03-17-2010
Politic
Memmo Foundation Hall, presentation of Charta minuta new issue '2011, an anniversary to start again' about celebrations for Italy unit
In the photo Chamber of Deputies President, Gianfranco Fini
© Marco Merlini / LaPresse 17-03-2010 Roma Politica Sala della Fondazione Memmo, presentazione del nuovo numero di Charta minuta '2011 un anniversario per ricominciare' sulle celebrazioni per la ricorrenza dell'Unita' d'Italia Nella foto il presidente della Camera, Gianfranco Fini © Marco Merlini / LaPresse Rome, 03-17-2010 Politic Memmo Foundation Hall, presentation of Charta minuta new issue '2011, an anniversary to start again' about celebrations for Italy unit In the photo Chamber of Deputies President, Gianfranco Fini

Qualche giorno fa vi avevamo raccontato della storia di Fini e della casa a Montecarlo, attorno alla quale si stanno concentrando – a volte in maniera piuttosto pretestuosa – gli scontri nella maggioranza tra PdL e finiani. È una storia complicata da raccontare: non solo perché di per sé è piuttosto intricata ma anche perché gli elementi fattuali – le notizie, diciamo – vanno pescati tra una marea di cose che non hanno niente a che fare con la storia in questione: le richieste di dimissioni da una parte e dall’altra, il gossip sulla famiglia Elisabetta Tulliani, suo fratello che lava la Ferrari, eccetera.

Riassumendo, la storia è questa. Alleanza Nazionale nel 1999 riceve in eredità da una sua sostenitrice una casa a Montecarlo. La casa rimane lì per diversi anni, abbandonata e da ristrutturare. Una perizia la valuta 300 milioni di lire, AN la vende nel 2008 per 300 mila euro. Il Giornale sostiene però che AN nel corso degli anni avrebbe ricevuto e rifiutato offerte superiori al milione di euro, più vicine al valore di simili immobili. La casa viene venduta a una società offshore dai titolari misteriosi e passa diverse mani nel giro di pochi mesi, finché pochi mesi fa il Giornale non scopre che a un certo punto è stata data in affitto a Giancarlo Tulliani, fratello di Elisabetta Tulliani e cognato del presidente della Camera. I proprietari dell’immobile continuano a essere impossibili da identificare e rintracciare. Fini qualche giorno fa ha detto che gli acquirenti dell’immobile furono presentati ad AN dallo stesso Tulliani. La procura di Roma ha aperto un’inchiesta contro ignoti per appropriazione indebita e truffa aggravata, in seguito alla denuncia presentata da due esponenti della Destra, il partito di Francesco Storace. La denuncia non ha niente a che fare con quanto sopra, bensì col fatto che il testamento della contessa donava gli immobili a Fini “per la buona battaglia”, che i due esponenti della Destra considerano tradita dalla svolta politica intrapresa da Fini negli ultimi anni. Oggi ci sono tre sviluppi degni di nota.

Le offerte di acquisto
Il Giornale ripropone oggi un’intervista a un anonimo proprietario di un altro appartamento nello stesso condominio di quello in affitto a Tulliani. L’uomo – che non fornisce le sue generalità – dice di aver fatto più di un’offerta ad AN nel corso degli anni, sia per telefono che per iscritto, proponendo “più di un milione di euro”, senza mai avere risposta. La testimonianza, se autentica, contraddirebbe quanto detto domenica da Fini, che ha affermato che non sono mai state avanzate offerte concrete per l’immobile prima di quella del 2008.

«Da Roma ci dicevano che ci avrebbero pensato, che si dovevano riunire, che non sapevano ancora cosa ne sarebbe stato del bene ereditato. Scuse su scuse. Prendevano tempo, rimandavano in continuazione. Addirittura alla fine, e parliamo dei primi mesi del 2008, ci affidammo a un amico, che conosceva un pezzo grosso di An, il quale fece arrivare il messaggio che… noi avremmo potuto mettere sul piatto anche un milione e mezzo»

Davvero Fini ha scoperto tutto adesso?
Il presidente della Camera ha detto di aver provato “sorpresa e disappunto” quando ha scoperto che l’appartamento già di AN era finito in affitto a suo cognato Giancarlo Tulliani. Sempre il Giornale oggi pubblica alcune testimonianze anonime che – anche queste se autentiche – farebbero suonare quantomeno curiose quelle parole. Lo stesso inquilino di cui sopra, infatti, ha detto di avere incontrato Gianfranco Fini ed Elisabetta Tulliani nel palazzo di Montecarlo quando Giancarlo Tulliani era già inquilino dell’immobile: precisamente lo scorso Natale.

«A dirla tutta io Gianfranco Fini l’ho visto di persona nel palazzo, era in compagnia di una bella ragazza bionda, vestita molto bene, li ho incrociati nell’androne».

Poi c’è un’altra testimonianza, ancora più dettagliata, che arriva – sempre anonimamente – da due ex impiegati di un negozio di mobili di Roma, che il Giornale sostiene essere il negozio in cui nel 2009, a cessione dell’immobile ultimata, Gianfranco Fini ed Elisabetta Tulliani hanno acquistato i mobili per arredare la casa di Montecarlo.

«Era marzo del 2009 – racconta il primo – quando per la prima volta notai quella cliente, nel negozio, una bella signora, ma non la riconobbi». «Io sì, era Elisabetta Tulliani», interviene il secondo. Che spiega come «non era una novità vederla. I Tulliani sono vecchi clienti dell’azienda. Negli anni ’90, vennero a fare acquisti anche con l’ex fidanzato della signorina, Luciano Gaucci». «Poco dopo quella prima volta, le visite cominciarono a farsi frequenti – spiegano – ed Elisabetta, credo tra aprile e maggio, venne in negozio più volte: da sola, con la scorta e la bimba, con i genitori. Fece una serie di preventivi per una casa. E a quel punto l’azienda cominciò a mettersi in moto per trovare uno spedizioniere disposto a curare un trasporto, delicato e riservato, a Montecarlo. Questo perché c’erano da mandare su non solo i mobili da comprare, ma anche materiali, come maioliche e altro, a quanto si diceva destinati a una ristrutturazione della casa da arredare». Le telefonate per trovare un trasportatore furono «diverse», raccontano i due ex impiegati del centro arredi, che rimarcano come «si parlava apertamente di una casa di Tulliani a Montecarlo, non era un segreto di Stato, lì in azienda».

A un certo punto, secondo le due testimonianze, sarebbe arrivato in negozio lo stesso Fini, che si sarebbe interessato personalmente all’acquisto dei mobili e alla loro spedizione, che gli stessi ex impiegati ricordano fosse destinata a Montecarlo.

La querela
La terza novità è che dopo giorni di attacchi e reciproche accuse il presidente della Camera ha deciso di querelare il Giornale. Nell’annunciare la decisione, il portavoce di Fini parla di “delirio diffamatorio” e suggerisce che le testimonianze offerte dal Giornale, stranamente tutte e tre anonime, siano state inventate di sana pianta.

«Pur di denigrare il presidente Fini, Feltri propone ricostruzioni fantasiose basate su improbabili racconti di personaggi che si celano dietro l’anonimato: in questo modo la calunnia diventa notizia, e la realtà un dettaglio trascurabile. Il tribunale accerterà la grave diffamazione, e il Consiglio dell’Ordine dei Giornalisti la violazione delle regole deontologiche».