Le cose che non sappiamo del Ramadan
Foreign Policy spiega le cinque cose che non sappiamo sul mese sacro del calendario islamico
Ieri è cominciato il Ramadan – detto anche il Digiuno – cioè il mese sacro del calendario islamico. È il nono mese dell’anno e dura trenta giorni. La sua sacralità è fondata sulla tradizione coranica, secondo la quale Maometto in questo mese avrebbe ricevuto una rivelazione dall’arcangelo Gabriele. La parola Ramadan in arabo significa “mese caldo”, il che fa ritenere che in origine fosse un mese estivo. Oggi invece il Ramadan cade ogni anno in un momento diverso dell’anno solare, e quindi man mano in una stagione diversa. Il calendario islamico infatti – come fu stabilito da Maometto – è legato ai cicli lunari e quindi è composto da 354 o 355 giorni, dieci o undici giorni in meno dell’anno solare. Durante il Ramadan il Corano prescrive l’obbligo del digiuno dall’alba al tramonto.
«O voi che credete! Vi è prescritto il digiuno, come fu prescritto a coloro che furono prima di voi, nella speranza che voi possiate divenire timorati di Dio» (sura II, v.183)
Il digiuno costituisce il terzo dei Cinque pilastri dell’Islam e chi ne negasse l’obbligatorietà sarebbe kāfir, colpevole cioè di empietà massima: in alcuni paesi a maggioranza islamica il mancato rispetto del digiuno è sanzionato penalmente. Quando tramonta il sole il digiuno viene rotto. La tradizione vuole che si debba mangiare un dattero perché così faceva il Profeta. In alternativa si può bere un bicchiere d’acqua. Oltre al digiuno, i musulmani praticanti devono anche astenersi dal fumare e dall’avere rapporti sessuali.
Il significato spirituale del Ramadan è stato analizzato da molti teologi. Si attribuisce ad esempio al digiuno la dote di insegnare all’uomo l’autodisciplina, l’appartenenza a una comunità, la pazienza e l’amore per Dio. In realtà però nel corso del tempo il Ramadan ha assunto anche altri significati. Foreign Policy ne ha elencati cinque, di cui si parla meno degli altri.
Il Ramadan è un grosso giro d’affari
Il Ramadan è secondo solo al Natale per il livello di consumismo che ormai ha sviluppato. Certo, la produttività durante il mese del digiuno diminuisce, ma i supermercati a Istanbul sono strapieni e per gli autonoleggio di macchine di lusso di Ryad è uno dei periodi migliori dell’anno. Le catene di fast-food offrono pasti speciali durante la notte e in Egitto si compra quasi il doppio del cibo rispetto al solito. Inoltre, visto che durante la notte migliaia di persone sono a casa per celebrare l’interruzione giornaliera del digiuno, i canali televisivi trasmettono i loro programmi più importanti: tra il 25 e il 30 per cento dei guadagni legati alla pubblicità arrivano proprio durante il mese del Ramadan. Persino l’Australia ne risente: durante il periodo immediatamente precedente al Ramadan, le esportazioni di pecore – un lusso che si concedono durante quel mese – schizza fino ad aumentare del 77 per cento.
Il Ramadan è il più grosso prodotto d’esportazione dell’Arabia Saudita
Fino agli anni settanta, la stretta osservanza del Ramadan era limitata ai paesi del mondo musulmano. Poi arrivò la crisi petrolifera del 1973. I petrodollari iniziarono ad affluire nelle casse dei paesi del Golfo Persico, ricoprendo d’oro le monarchie del deserto, che con quei soldi iniziarono anche a costruire moschee e realizzare seminari in tutto il mondo. Regole rigidissime nel trattamento delle donne, nell’educazione e nelle pratiche religiose iniziarono a estendersi anche nelle regioni più remote delle montagne pakistane e nelle pianure del Bangladesh. Oggi ad Aceh, in Indonesia, chi non osserva il Ramadan può essere punito con bastonate. E nel 2009, in Egitto, il Ministro dell’Interno iniziò a inasprire le leggi che fino ad allora consideravano la violazione del digiuno durante il giorno un reato minore.
Il Ramadan è un periodo di pace, ma è stato usato anche come strumento di guerra
La contemplazione religiosa non è sempre stata sinonimo di pace. Il profeta Maometto diede inizio alla battaglia di Badr – la prima vera guerra musulmana contro gli infedeli – durante il mese del Ramadan del 624. E il conflitto del 1973 che gli israeliani chiamano la Guerra del Kippur, è conosciuto come la Guerra del Ramadan in Egitto, Giordania e Siria, che lanciarono il loro attacco a sorpresa durante il digiuno. Più di recente, in Iraq, il mese del Ramadan è stato caratterizzato dagli attacchi dei ribelli contro le truppe dell’esercito americano, raggiungendo il picco di oltre 1.400 attentati nel 2007. Ma ci sono stati anche dei casi in cui il Ramadan ha complicato le operazioni militari: durante la battaglia di Tora Bora, alcuni combattenti afgani anti-talebani che erano ormai alle costole di Osama bin Laden decisero di tornare a casa al tramonto per spezzare il digiuno.
La globalizzazione ha cambiato il Ramadan
Per i circa 45 milioni di musulmani che vivono nei paesi occidentali, la stretta osservanza dei precetti religiosi è ormai diventata una questione soprattutto personale. Il lavoro non rallenta in Occidente durante il Ramadan, e quelli che decidono di digiunare devono comunque lavorare a fianco di persone che continuano a mangiare e a bere come se niente fosse. In rete si trovano diverse guide che dispensano consigli su come affrontare la sensazione di solitudine e isolamento, e in alcuni casi sono state previste delle eccezioni per le persone che non vivono in un paese musulmano. Per esempio, le persone che vivono in quei paesi in cui per motivi geografici il sole non tramonta mai durante il mese del Ramadan possono iniziare e finire il digiuno seguendo i ritmi della Mecca, o di qualunque altra città vicina che abbia una successione di alba e tramonto più regolare.
Il Ramadan è il migliore amico dei tiranni
I dittatori di alcuni paesi musulmani fondamentalisti hanno usato spesso il Ramadan per rafforzare la legittimità del loro regime. Turkmenbashi, l’ultimo dittatore neo-stalinista del Turkmenistan, decise di graziare 8.415 prigionieri durante il Ramadan nel 2005; un esempio che più tardi è stato cinicamente seguito anche a Damasco e Algeri. Anche Saddam Hussein – che cercò di vendersi come un fervente musulmano durante gli ultimi anni del suo regime – durante la guerra contro l’Iran offrì per due volte una richiesta di cessate il fuoco nel mese del Ramadan. E nel 2008 – quando l’allora segretario di stato americano Condoleezza Rice andò in visita in Libia – Gheddafi si rifiutò di stringerle la mano prendendo a scusa l’obbligo di non sfiorare una donna durante il periodo di digiuno pur essendo come al solito circondato da uno stuolo di amazzoni, la sua guardia privata tutta al femminile.