La guida di Eurodisney
Buttatevi su "Pirates of the Caribbean" e "It's a small world", poi cercate un Fastpass per Space Mountain
di Alfredo Bucciante
Prima regola di Disneyland: non andate in un giorno affollato. Seconda regola di Disneyland: non andate in un giorno affollato. Il che però, d’estate, potrebbe significare praticamente mai. Davvero: se potete, in generale, preferite settembre ad agosto (ottobre ancora meglio), e i giorni feriali ai festivi.
Come arrivare. Da Parigi con il treno regionale (RER A), direzione Marne-la-Vallée – Chessy – Parcs Disneyland (non potete sbagliare). Ricordatevi però che il biglietto deve essere valido per la zona 5. Lo so a cosa state pensando ma no, non si può fare: a Marne-la-Vallée c’è il tornello di controllo che si accorge se avete il biglietto più economico.
Biglietti. Volete risparmiare, ma risparmiare davvero? Intanto non compratelo lì, anche per motivi di coda (è la terza regola), poi andate sul sito del Billet Francilien. In pratica, si fa tutta la procedura come se si fosse francesi, inserendo un vostro eventuale indirizzo francese e acquistandolo per un giorno predefinito (1 parco 29 euro feriali e 40 festivi, 2 parchi 40 e 47). Non solo, il Billet Eté-Francilien dà anche diritto a un secondo ingresso gratuito, a distanza di una settimana dal primo, entro il 24 settembre. È tutto legale, il biglietto è personale e anche presentando il documento italiano non ci sono problemi all’ingresso.
Nel parco. Disneyland è diviso in cinque mondi: Main Street, Discoveryland, Fantasyland, Adventureland e Frontierland. Rinunciate al mito romantico di fare un mondo alla volta, salvo il caso che stiate lì 4 giorni. Per fare tutto serve ordine, disciplina, organizzazione e in alcuni casi di saltare da un posto all’altro velocemente, ché mica siete lì per divertirvi.
Inutile dire che è meglio arrivare il prima possibile. Una volta dentro, scattano mille varianti a seconda del fatto che siate con dei bambini piccoli, e quanto piccoli. Tariamoci per comodità su una famiglia senza una gravidanza in corso e con figli spilungoni (alcune giostre hanno limiti di altezza).
Con un passo sostenuto, ma senza svaccare inelegantemente nella corsa, dirigetevi verso Big Thunder Mountain. Non per farlo subito, ma per prendere un Fastpass. Il FastPass è un biglietto gratuito che dà diritto a tornare senza coda dopo un tot di tempo, all’orario stampato sulla ricevuta.
Attenzione alla logica del Fastpass: potete prenderne un secondo solo dopo che scade il primo. Quando il parco è molto pieno, si può ricevere un orario di ingresso anche a distanza di ore, e questo è per così dire uno degli effetti collaterali esponenziali della folla.
Dove eravamo? Al trenino della miniera. Sì, da lì proseguite verso l’alto della mappa e andate a fare, obbligatoriamente, Pirates of the Caribbean. Questa è una versione pressoché identica dell’ultima giostra disegnata su indicazioni di Walt Disney in persona per Disneyland in California, nel 1967. Ed è la giostra che ha ispirato il film, non il contrario.
A questo punto avete un Fastpass che potrebbe star per scadere, vedete voi se andarlo a usare o nel frattempo farsi un Indiana Jones, che sta proprio lì accanto ai Pirati. Nel frattempo si sono fatte le 11, il parco comincia ad affollarsi sul serio. Ma non abbiate paura.
Restando nella parte alta, si può provare a buttare un occhio a Peter Pan’s Flight, giostra che spesso si riempie (e ha la fila antipaticamente all’aperto). Diciamo che se la fila sta sotto i 45 minuti si può fare (tutte le giostre hanno un display esterno che segna l’attesa). Altrimenti, ancora più a destra c’è l’imperdibile “It’s a small world”, un viaggio su barchette che assorbe bene le code perché è a grande capacità e di solito si fa in tempi umani.
Proseguendo nel giro esterno, e sfruttando un sentiero semi-segreto sempre vuoto che si trova alla destra di small world (eh, bravo, dillo a tutti), si entra a Discoveryland. C’è un Fastpass buono per Space Mountain? Straprendetelo, mentre Star Tours si può anche evitare, è solo un simulatore di volo. Anche ben realizzato, ma da fare al limite solo senza coda. E vi eviterete anche l’odore di vomito nel corridoio di uscita.
Si è quasi fatta ora di pranzo, è ora di mangiare. Voi vi siete portati una baguette comprata nel Quartiere latino a Parigi. Se non ci avete pensato, tenete in considerazione che i prezzi sono altissimi. Un gelato Cornetto, ad esempio, costa 3 euro. Se però siete del genere più-spendo-più-mi-diverto e volete fare le cose per bene come questo tizio qui, il meglio è l’Auberge de Cendrillon, in pratica il ristorante di Cenerentola, con tanto di zucca nel giardinetto. È consigliata la prenotazione (e la carta di credito). Altrimenti, una cosa veloce a Main Street va bene, ma valutate da quanta gente c’è quanto ci si mette.
Durante il pranzo e dopo pranzo c’è una piccola tregua e si riescono a non fare code? Ni, perché la gente mangia a orari diversi, i posti per mangiare sono davvero ovunque e quindi non è detto. Questo però potrebbe essere un buon momento per comprare un souvenir. Dove si vendono? Dappertuttissimo. Prezzi? Alti. Comunque, se proprio dovete fatelo ora, perché verso l’orario di chiusura lo faranno tutti, e noi invece staremo a fare il secondo giro sulle giostre, o il primo su quelle mancanti, questa volta davvero senza code.
Stancamente, ci trasciniamo verso la metà del pomeriggio. Abbiamo un po’ trascurato Frontierland, dove oltre al trenino c’è la Phantom Manor che è notevole e di solito non ha tantissima fila. Possiamo alzare un po’ la testa, eventualmente anche buttare un occhio alla parata delle 16,30 (le parate, così come i souvenir, e il mangiare, fanno perdere tempo dalle attrazioni), e fare cose più in libertà. Poi verso la chiusura concentrarsi di nuovo su giostre giostre giostre. Attenzione: la chiusura alle 22, tipica dei fine settimana, non compensa il maggior caos che c’è in quei giorni. Ancora una volta: evitate i festivi.
Ora ulteriori consigli riassuntivi e chicche mondo per mondo, casomai abbiate fatto già quasi tutto (ma non uscite di lì senza Pirati e Space Mountain, per favore). Tenete poi presente che vale il principio dei seggi elettorali: se il parco chiude alle 19, fino alle 18:59:59 avete diritto a mettervi in coda. E anche la procedura di uscita è molto lenta, con spettacolini e saluti finali.
Main Street. È la riproduzione di una strada americana dell’inizio dello scorso secolo. Le ricostruzioni sono incredibilmente perfette, pulitissime e coloratissime. Il punto più bello è esattamente a metà, dove si allarga in due insenature laterali. La cosa impressionante è anche il senso di profondità: ogni palazzo è un palazzo vero, c’è dentro qualcosa (toh, negozi). A questo proposito, una cosa bella da fare è quella di disegnare una specie di “N” dall’alto, percorrendo le due Arcade che si trovano a sinistra e a destra della strada, dei passaggi al chiuso con una esposizione di oggetti (riuscire, fare Main Street, percorrere l’altra).
Discoveryland. Il mondo del futuro, con un taglio però più legato alla tecnologia retrò che alla fantascienza patinata. Qui Space Mountain su tutti, la montagna russa al chiuso che parte sparata come su un razzo. Da stra-mega-fare, cosmica. Per il resto, Star Tours come detto anche evitabile, al cinema 3D hanno rimesso il video di Michael Jackson, e l’altra attrazione grande è Buzz Lightyear. Probabilmente, però, l’effetto Toy Story 3 potrebbe rendere le code verso l’infinito e oltre. Niente di movimentato, ma carina perché è interattiva, si spara a dei mostri e si fanno punti (detta così sembra più bella di quel che è). Cose a fila zero: il Nautilus del Capitano Nemo.
Fantasyland. Questa è la parte un po’ più bambinesca. Come detto, gli imperdibili sono “It’s a small world” e Peter Pan’s Flight (ma più small world). Poi c’è un trittico che terrei solo in caso di tempo: Mad Hatter’s Tea Cups (tazze che ruotano), Le Carrousel de Lancelot (giostra dei cavalli) e Dumbo (elefantini che volano in cerchio). Stanno tutte lì comunque. Da non stracciarsi le vesti per Le Voyages de Pinocchio, Blanche-Neige et les Sept Nains e Le Pays des Contes de Fées. Cose a fila zero: Alice’s Curious Labyrinth, notevole anche se siete troppo alti e vedete l’uscita, e La Tanière du Dragon. Ah, poi c’è il Castello. Chiariamo: non è un vero castello, che entrate e andate al quinto piano, visitate i saloni e vedete il panorama. Dentro è come se fosse vuoto, ci si passa una volta e via.
Adventureland. L’ho detto di fare i Pirati? Mi sa di sì. E Indiana Jones? Pure. La cosa divertente di Adventureland è che è impossibile non perdersi. C’è sempre un momento in cui credi di stare sull’isolotto, poi in realtà no, poi però c’è il ponte sospeso. Insomma, è da girare, e sono da vedere anche gli infiniti tunnel che partono proprio da sotto l’isola. Cose a fila zero: La Cabane des Robinson (casa sull’albero dal film Swiss Family Robinson), e Captain Hook’s Pirate Ship.
Frontierland. I notevolismi sono Big Thunder Mountain (il trenino parte fuori dall’isola e poi però “agisce” sull’isola, ma non c’è un ponte, non aggiungo altro) e la Phantom Manor (casa dei fantasmi: qui, davvero, meglio non dire niente). C’è poi il battello a pale Thunder Mesa che fa il giro dell’isola. Si può fare, anche se è un po’ lento, carica valangate di persone e non dovrebbe avere grandi file. Psss: il battello è finto, va su un binario.
Finito? No, perché dal 2002 c’è un altro parco, gli Studios. La cosa inquietante è che è davvero un altro parco, ed è da decidere se farlo o no. Se si hanno due giorni sì senza se e senza ma, però se il giorno è solo uno ed è domenica di agosto no, se è un mercoledì di ottobre sì.
Gli Studios. L’ispirazione è quella cinematografica. Volete urlare? C’è l’urlometro di Monster & Co. Volete cantare sotto la pioggia? C’è l’ombrello di Cantando sotto la pioggia (con la pioggia). E cose del genere, video, esposizioni e spettacoli vari. La cosa un po’ così così degli Studios è che gli manca quella cura del dettaglio e quel senso di armonia generale che le attrazioni più vecchie del parco principale emanano, dove anche l’ambientazione delle code è già un’attrazione. Qui è un po’ più arrangiato, è forse la prova che prima le cose si facevano in un altro modo.
Un caso è lampante: lo Studio Tram Tour procede trainato da un camion, violando la regola non scritta per cui non ci sono cose che esistono nella vita vera dentro Disneyland. Non solo, nel suo giro per vedere gli effetti speciali dei film (da fare, comunque, e uno in particolare è molto bello), si passa vicino alla strada. Alla strada vera! Separati solo da una retina verde svolazzante e mezza trasparente. Questo davvero non va bene, no no.
Comunque, negli Studios ci sono un paio di cose che vale la pena fare, ma un po’ più per grandi: Rock ‘n’ Roller Coaster starring Aerosmith, una montagna russa al chiuso velocissimissima di quelle che partono sparandoti; Crusch’s Coaster, un’altra montagna russa che come l’altra va al chiuso e nel frattempo i vagoncini ruotano su se stessi (tu sei su una tartaruga); e The Twilight Zone Tower of Terror, ispirata all’omonima serie tv degli Anni 50. Questa è forse l’unica attrazione di Disneyland che fa davvero paurissima. In pratica, si sta in un ascensore, seduti, e l’ascensore va sotto e sopra a casaccio, e a un certo punto non capisci più se vai in alto o in basso. Il tutto chiaramente al chiuso, salvo delle brevi aperture, e in un vero grattacielo costruito all’occorrenza. A fine estate, invece, aprirà la Toy Story Playland.
Morale: se siete nel famoso lunedì potete stanziare 2-3 ore dopo pranzo per un salto agli Studios, cercare di fare 4-5 cose e poi tornare al parco vero.
Village. È un’ulteriore area dove si va eventualmente a parchi chiusi. Ci sono solo ristoranti, negozi, pub, qualche spettacolo e cinema. Il Billy Bob’s Country Western Saloon era discreto, c’è anche la musica dal vivo, e anche il New York Style Sandwiches è abbordabile.
Conclusioni. A Disneyland non si va per provare emozioni forti, ma, al limite, per provare emozioni. Non ci sono attrazioni che battono record mondiali di velocità o altezza, ma sono lo stato dell’arte dell’accuratezza nei dettagli e dell’inserimento in un contesto, così come tutto il parco è un ingresso in un mondo nuovo, una ricostruzione perfetta, fino all’ultimo bullone. E anche l’ultimo bullone ha la forma della testa di quel topo. È tutto meno che una somma di giostre, e in più c’è il gusto, da un punto di vista razionale, di osservare e notare da vicino come viene organizzata una cosa così mastodontica.
Altre risorse: hotel dentro Disneyland, mappa interattiva, consigli e domande ricorrenti, una guida da impallinati per impallinati, video sui 15 anni di storia del parco, video della costruzione del castello e di Main Street, video riassuntivo (contiene spoiler), video di una visita di due ragazzi (contiene spoiler), Disneyland Paris su Wikipedia, trasporti di Parigi.
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