Mentre il mondo gira
Aggiornamento sulle petulanti beghe nella maggioranza di governo, che oggi usano la parola con la "c"
“Crisi”: l’ha detto Italo Bocchino nel pomeriggio a Sky TG24, e verso le cinque le agenzie hanno battuto la dichiarazione.
«Berlusconi nel momento in cui chiede le dimissioni del presidente della Camera rischia di aprire una crisi istituzionale senza precedenti di cui non sappiamo quali possano essere le conseguenze»
Naturalmente la sintesi e la noia giornalistica hanno fatto sì che il titolo dell’agenzia divenisse:
FLI:BOCCHINO,PREMIER VUOLE DIMISSIONI FINI? APRE CRISI
Oppure, su internet: “Con dimissioni Fini si apre crisi”. Che complica ulteriormente le cose: si apre crisi se Fini si dimette o solo se glielo chiedono? E poi: una “crisi istituzionale” è una crisi di governo? E così, tirando per l’ennesima volta per i capelli una dichiarazione di Bocchino (è successo un giorno sì e uno no, negli ultimi mesi: lui offre la materia, e i giornali fanno il resto), la crisi di governo è arrivata oggi non solo ad essere evocata come nelle ultime sfinenti due settimane, ma data per esistente.
Certo, in realtà non esiste. Ma cos’è la realtà della politica italiana se non l’infantile rincorrersi di dichiarazioni e controdichiarazioni nella forma in cui sono rese dai media e fatte circolare? E quindi adesso siamo a parlare della crisi data per certa da Bocchino. Massimo Corsaro del PdL ha lasciato passare appena un’ora e ha già accusato Bocchino di non avere alcun titolo per aprire una crisi.
E l’accavallarsi di frasi e frasette polemiche di ciascuna delle parti nell’attuale maggioranza di centrodestra (non si sottraggono quelli del centrosinistra, ma le loro parole sono ancora più irrilevanti), fa così stasera un altro passetto attraverso questo lungo agosto che in qualche modo bisognerà pur passare. Al Post tendiamo a non riferirvene, ma era per fare un punto una volta ogni mille: quando succede qualcosa vi facciamo sapere.