L’Europa risparmia sullo spazio
Alcuni stati europei vogliono ridurre i finanziamenti per l'agenzia spaziale, che potrebbe entrare in stallo per anni
Gli stati europei devono confrontarsi con numerosi tagli di bilancio e per mantenere in ordine i loro conti rinunciano alle avventure spaziali. Secondo il Wall Street Journal, i principali finanziatori dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) starebbero considerando la possibilità di ridurre i loro finanziamenti almeno del 20 per cento, una scelta che potrebbe condizionare il futuro di numerosi progetti europei per lo spazio.
Per Jean-Jacques Dordain, direttore generale dell’ESA, i tagli previsti dai singoli stati potrebbero mettere in stallo il programma spaziale europeo fino al 2014. E pensare che appena due anni fa, prima che la crisi economica si facesse sentire, le principali società europee dell’industria aerospaziale e politici di spicco salutavano con entusiasmo l’alba di una nuova era nella quale l’Europa avrebbe potuto concorrere quasi ad armi pari con i programmi spaziali statunitensi.
A partire dal 2008, il nuovo scopo era quello di lanciare l’Europa su una traiettoria per diventare partner alla pari di Washington e Mosca sul fronte di tutte le imprese spaziali. Da allora, Cina e India e altri paesi hanno raggiunto simili ambizioni. Ma molte delle iniziative europee sembrano ora vacillare, stando a quanto dicono analisti ed esperti del settore, a causa della mancanza di volontà dei leader dei singoli paesi e problemi ai bilanci che condizionano molti progetti governativi.
In Europa si spendono circa 6,8 miliardi di euro per i progetti spaziali ogni anno. La metà di queste risorse viene solitamente gestita direttamente dall’ESA, mentre il resto viene speso dai singoli paesi per i loro progetti interni legati allo spazio. Negli Stati Uniti si spende molto di più e, nonostante l’alto numero di piani e progetti gestiti da pubblico e privato, c’è un buon livello di coordinazione delle iniziative per ottimizzare le risorse, cosa che non avviene in Europa.
Analisti ed esperti contestano la mancanza di un progetto e di una visione per un programma spaziale coerente in ambito europeo. Manca una strategia comune e questo determina un basso interesse per le esplorazioni spaziali, sostiene Francois Auque, a capo di European Aeronautic Defence & Space Co., una delle principali società aerospaziali in europa.
A differenza degli Stati Uniti, i responsabili dei progetti spaziali europei cercano di risparmiare puntando sul concetto di flotte di satelliti in grado di offrire diversi servizi – compreso il monitoraggio dei detriti in orbita – per scopi sia civili che militari. Inoltre, l’Europa si sta concentrando sulla costruzione di più di 24 satelliti per l’osservazione della Terra e per il controllo dell’ambiente, iniziativa che impegna buona parte del budget dell’agenzia spaziale.
L’ESA è inoltre impegnata nello sviluppo di alcuni nuovi lanciatori per il trasporto di satelliti, sonde e altro materiale in orbita, ma gli stati membri non sembrano essere disposti a offrire molte risorse per sostenere la progettazione. Francia, Germania e Italia dovrebbero fornire la maggior parte dei finanziamenti, ma non hanno ancora trovato un accordo e la scelta di ridurre gli investimenti per tenere a bada la spesa pubblica potrebbe condizionare le sorti del progetto.
Le voci di spesa per le imprese spaziali europee sono del resto molteplici e talvolta sono irrinunciabili, come nel caso dei fondi per la Stazione Spaziale Internazionale. Al progetto partecipano cinque agenzie spaziali, ora impegnate a ottimizzare spese e costi per garantire un futuro alla stazione in orbita intorno alla Terra oltre il 2020.