Iraq, gli americani fanno le valigie
L'esercito statunitense deve trasferire anche armi, mobili, tende e migliaia di oggetti portati in sette anni di guerra
Da metà luglio la base militare statunitense JSS Mahmoudiya sembra una città fantasma. La struttura dell’esercito si trova a sud di Bagdad in una delle aree più pericolose dell’Iraq e fino a qualche settimana fa ospitava alcune migliaia di soldati. Ora le tende sono state ricoperte con una schiuma speciale per renderle ignifughe e nella caffetteria della base non ci sono più panini, bibite e bevande calde, ma solo alcuni frigoriferi vuoti. Non serviranno più agli americani: l’esercito statunitense sta abbandonando l’Iraq come promesso da Barack Obama in campagna elettorale e confermato l’altroieri, e le basi come quella di JSS Mahmoudiya passeranno sotto il controllo delle forze militari irachene.
Circa 400 basi militari avranno un destino simile o saranno definitivamente chiuse. Entro il mese di settembre, gli statunitensi avranno in Iraq solamente 100 basi attive a fronte delle 505 utilizzate nel gennaio del 2008. L’opera di ritiro non sarà semplice e sta già richiedendo da mesi uno sforzo logistico enorme. Ci sono decine di milioni di oggetti da riportare negli Stati Uniti: dalle cartucce per le stampanti alle armi e munizioni passando per i mobili e i condizionatori.
Come spiega l’Associated Press, molte delle migliaia di uomini che hanno combattuto la guerra in Iraq sono ora alle prese con inventari ed elenchi da compilare. Tutto il materiale deve essere registrato accuratamente, anche perché non tutte le strumentazioni saranno caricate sui cargo e sulle navi diretti verso gli Stati Uniti. Metà dei veicoli militari utilizzati in Iraq hanno come ultima destinazione l’Afghanistan, insieme ad altri 180mila articoli come armi e componenti elettronici. Parte del materiale ha già raggiunto il nuovo fronte, mentre altri oggetti rimarranno in Iraq a disposizione dell’esercito locale.
Gli accordi con il governo iracheno prevedono la cessione da parte degli Stati Uniti di diverse risorse come i generatori di corrente, i contenitori per l’acqua e mobili. Il processo di cessione è ancora in corso e fino a ora sono passati nelle mani delle autorità irachene circa 99 milioni di dollari di materiale.
Il Central Receiving and Shipping Point (CRSP) di Balad è stato ribattezzato “il centro dell’universo”: come in un enorme bazar è possibile trovarvi di tutto. Lì arrivavano cibo, munizioni e ricambi da ridistribuire nelle basi disseminate sul territorio. Il CRSP ora è diretto dal sergente Stephen Latch, che ha il compito principale di gestire e inviare il materiale da sgomberare verso il Kuwait. Quando iniziò la sua mansione nell’estate scorsa, gli articoli traslocati erano mediamente 2.500 al mese, ora la media è sei volte tanto e i comandi militari richiedono di aumentarla ulteriormente.
L’abbandono delle truppe va avanti dal 2008, ma sarà ora intensificato. La data di scadenza fissata da Barack Obama per abbandonare il paese rimane la fine del mese di agosto. In Iraq rimarranno ancora per un anno circa 50mila appartenenti al personale dell’esercito per gestire il definitivo e delicato passaggio di consegne alle autorità irachene. Nel momento di massima presenza, le forze statunitensi sul campo erano arrivate a 170mila.
Gli uffici sul campo che si sono occupati per sette anni di coordinare le attività delle truppe sembra avessero una priorità su tutte: non rimanere a corto di cartucce di inchiostro per le stampanti. Scatole e scatole di inchiostro non utilizzate da lasciare ora agli iracheni o da riportare indietro. Le cartucce di inchiostro non mancavano di certo e, secondo alcuni soldati, erano la prova tangibile del pensiero che di rado abbandonava i militari al fronte: di qui non ce ne andremo mai.