Chávez va preso sul serio?
Il presidente venezuelano la settimana scorsa ha fatto riesumare il cadavere di Simón Bolívar tentando di resuscitarlo
Il 16 luglio le televisioni venezuelane hanno mandato in onda una scena bizzarra, a metà tra il macabro e il ridicolo. Hugo Chávez ha presieduto una cerimonia ufficiale di riesumazione dei resti di Simón Bolívar, eroe indipendentista dell’America Latina, protagonista degli sforzi per liberare la regione dalla dominazione spagnola nel diciannovesimo secolo. Simón Bolívar è anche l’ossessione politica di Chávez, che ha dato al suo programma di governo il nome “rivoluzione bolivariana” e allo stato che presiede, il Venezuela, il nome ufficiale di Repubblica Bolivariana del Venezuela.
Bolívar è morto nel 1830, quindi la sua salma non era esattamente in ottime condizioni. Aperta la bara, i resti sono stati rimossi. Alcuni pezzi, come i denti e certi pezzi di ossa, sono stati inviati in laboratorio, per effettuare dei “test” non meglio precisati. Il resto è stato messo in una nuova bara, marchiata col simbolo del governo di Chávez. Il presidente venezuelano nel frattempo raccontava la cerimonia su Twitter, e poco dopo ha dato un discorso nel quale ha detto di aver chiesto a Cristo di ripetere il miracolo di Lazzaro e resuscitare Simón Bolívar. A un certo punto ha parlato con quel che rimaneva del morto.
“Avevo dei dubbi”, ha detto Chávez, “ma dopo aver visto i suoi resti, il mio cuore ha detto ‘Sì, sono io’. Padre, sei tu? Dove sei?, gli ho chiesto. La risposta: ‘Sono io, ma mi risveglio ogni cento anni, ogni volta che si risveglia il popolo'”.
È stato un decreto presidenziale a obbligare tutte le televisioni dello stato a trasmettere la cerimonia, seguita da una serie di immagini di storici dipinti di Bolívar, poi delle foto delle sue ossa e dei suoi resti, poi dello stesso Chávez, col sottofondo dell’inno nazionale. Secondo Thor Halvorssen del Washington Post, che ha assistito alla cerimonia, il messaggio dell’intera macabra operazione era uno: mostrare che Chávez non è semplicemente un seguace di Bolívar, bensì la sua reincarnazione. E quindi chiunque lo critica non è semplicemente un traditore di Chávez, ma un traditore della Storia.
Il presidente venezuelano è solito a operazioni colorite, nel suo atteggiamento caciarone e populista che gli è valso il consenso delle fasce più popolari del suo paese. La riesumazione della salma di Bolívar e la sceneggiata che ne è seguita rappresentano però un notevole salto di qualità rispetto al passato. Christopher Hitchens su Slate ha avanzato dei dubbi sulla stessa salute mentale di Chávez, al di là del suo gusto per la sparata, approfittandone per raccontare un episodio risalente a una sua visita nel paese insieme a Sean Penn, notoriamente un ammiratore del presidente venezuelano.
Chávez di fatto contestava l’esistenza stessa di Al Qaida. “Non so niente di Osama bin Laden che non venga dal filtro dell’Occidente e dalla sua propaganda”. A questo Penn gli ha fece notare che bin Laden ha dato prova della sua esistenza con diversi video, e fui impressionato dalla freddezza con cui Chávez rispose alla lucida obiezione del suo interlocutore. Anche queste cosiddette prove, ha detto Chávez, sono frutto della televisione imperialista. Dopo tutto “ci sono video che mostrano gli americani atterrare sulla Luna. Vuol dire che è accaduto sul serio? Nei video la bandiera yankee sventola. Quindi c’è vento sulla Luna?”.
Secondo Hitchens, Chávez è vicino a dire “che è un uovo in camicia e ha bisogno di una grande fetta di pane tostato per fare un pisolino”. Molti hanno sorriso quando sul podio dell’ONU il presidente venezuelano disse di sentire puzza di zolfo a causa della presenza di George W. Bush, “ma è evidente che Chávez ha un debole per magie e incantesimi, così come presenta molti sintomi di paranoia e megalomania”. L’editorialista di Slate liquida la presidenza di Chávez come una tragica farsa, ma in questi giorni circolano anche opinioni più preoccupate riguardo le conseguenze politiche dell’esuberanza del presidente venezuelano. José R. Cárdenas su Foreign Policy sostiene che è ora che gli Stati Uniti inizino a prendere Chávez sul serio, specialmente a causa del sostegno garantito dal suo governo alle FARC, il gruppo terrorista che imperversa da anni in Colombia.
È necessario rendersi conto che sì, Chávez è un pagliaccio, ma è un pagliaccio pericoloso, così come il suo amico iraniano Mahmoud Ahmadinejad. È tempo di prendere sul serio Chávez e i suoi tentativi di condizionare la regione, e comportarsi con lui come ci si comporta con una minaccia alla pace e alla sicurezza. Lo scorso maggio, dieci senatori repubblicani hanno chiesto al segretario di stato Hillary Clinton di definire ufficialmente il Venezuela stato sostenitore del terrorismo. Si tratta esattamente del discorso che dobbiamo fare su Chávez. Il presidente venezuelano ha sempre pensato che il petrolio che esporta negli Stati Uniti gli valga da talismano, proteggendolo da qualsiasi azione nei suoi confronti da parte degli Stati Uniti. Bisogna toglierglielo dalla testa. Un pacchetto di sanzioni mirate per ridurre le importazioni di petrolio avrebbe conseguenze catastrofiche per il suo governo, e gli Stati Uniti possono trovare facilmente nuovi mercati dove rifornirsi. Hugo Chavez ha sempre aspirato a essere considerato un vero nemico dagli Stati Uniti. Forse è ora di accontentarlo.