Nelle mani degli uomini-toppa
Come accadde già con Prodi nel 2008, quando un governo traballa tornano alla ribalta i personaggi più improbabili
«Io dico che Berlusconi non può pensare di comprarsi sempre tutto, voti e persone, come stesse al mercato…». Le parole di Tabacci, riportate dal Corriere della Sera, rendono bene l’idea della partita che si sta giocando nel centrodestra da quando i finiani hanno annunciato la formazioni di gruppi parlamentari autonomi. I componenti dei gruppi di Futuro e Libertà hanno confermato anche ieri il loro sostegno al governo, ma il premier sa che – soprattutto alla camera – un loro passo indietro metterebbe in crisi l’esistenza stessa della maggioranza. Quindi meglio premunirsi e correre ai ripari.
Ieri avevamo parlato della campagna acquisti di Berlusconi, così com’era descritta da Repubblica. Oggi i giornali raccontano ulteriori dettagli, e tornano a riemergere – come due anni fa – nomi e storie di personaggi alquanto improbabili: parlamentari eletti in formazioni microscopiche e altri che si sono fatti cinque partiti diversi negli ultimi dieci anni, parlamentari eletti all’estero e altri che l’ultima volta che hanno cambiato partito era nemmeno sei mesi fa. Michele Serra li definisce oggi gli “uomini-toppa”.
Serve rammendare lo sbrego nella maggioranza, e gli uomini-toppa abbondano in quella zona grigia del Parlamento che si chiama «centro», e nessuno sa esattamente che cosa significhi. Alleanza per l’Italia, Liberaldemocratici, Mpa, scissionisti dell’Mpa (!!), single con alle spalle una impressionante bacheca di tessere (vedi Riccardo Villari: ex Dc, ex Margherita, ex Udeur, ex Pd, ex Mpa…), nomi noti soltanto agli eroici cronisti politici che sono costretti a occuparsi dell’opinione di Pisicchio, delle mosse di Sardella, delle intenzioni di Tanoni, speriamo godano, quei poveri colleghi, di una speciale indennità mensile. Pare che il futuro della legislatura sia nelle mani di questo manipolo di deputati e senatori spaiati. Domandarsi in rappresentanza di quali elettori, e nel nome di quali idee faranno le proprie scelte, è del tutto fuori tema. La politica, con loro, non c’entra. C’è più politica nel blog meno frequentato, nel circolo di strada più scalcinato, che in quelle stanzette del potere dove si aspetta l’occasione buona. I destini delle Nazioni dipendono spesso da guerre, rivoluzioni, mutamenti economici, rivolgimenti sociali. Il nostro dipende da una telefonata a Pisicchio, o di Pisicchio.
I personaggi in questione, oggetto di corteggiamento da parte del premier, sarebbero in questo momento una decina, dalle provenienze più svariate.
Italo Tanoni è uno dei cosiddetti ex diniani, eletto nelle liste del PdL e poi iscrittosi al gruppo misto. Finora ha sempre votato contro il governo, poi è stato ricevuto a palazzo Grazioli ed è passato all’astensione. Sempre è un eufemismo, visto che Tanoni è uno tra i deputati più assenteisti. Oggi si trova in attesa di passare a qualcosa di meglio, ha detto a Repubblica.
«Vogliamo verificare che ci sia un progetto politico di lunga durata. In politica bisogna essere responsabili e noi non faremo certo mancare il nostro appoggio»
Anche Daniela Melchiorre è una ex diniana, ma è in realtà è ex anche di molte altre cose. Classe 1970, soltanto cinque anni fa era presidente della Margherita a Milano. Nel 2006 diventa sottosegretario alla giustizia nel governo Prodi in quota PD – o meglio: nella quota Dini del PD – e quando il governo cade si ricandida in parlamento: nelle liste del PdL, però, in quota Liberaldemocratici. A novembre del 2008 però annuncia il passaggio dei Liberaldemocratici all’opposizione (Dini invece rimane dov’è, nel PdL) e nel 2009 si candida alle europee come capolista del suo partito in tutte le circoscrizioni. Conquista lo 0,23 per cento, risultando la lista meno votata dell’intera tornata elettorale. Poco male: sembra stia per essere promossa sottosegretario.
La storia di Maurizio Grassano è piuttosto particolare. Leghista, presidente del consiglio comunale di Alessandria, candidato alla camera nel 2008 in Piemonte nelle liste della Lega Nord, Grassano è risultato il primo dei non eletti. Quando Roberto Cota diventa governatore e libera un seggio, Grassano gli subentra, ma nel frattempo gliene sono successe di tutti i colori: viene indagato per truffa ai danni del comune, a settembre del 2009 viene arrestato e posto agli arresti domiciliari con l’accusa di avere inquinato le prove. La Lega non vuole saperne di accoglierlo nel suo gruppo, lui si iscrive al gruppo misto. Ora sembra possa sostenere il governo.
Luciano Sardelli, Antonio Milo, Arturo Iannaccone, Antonio Gaglione ed Elio Belcastro facevano parte del Movimento per l’Autonomia, dal quale poi si sono divisi criticando l’approccio autonomista e non abbastanza filogovernativo di Raffaele Lombardo. Tra questi, Gaglione si fa notare per essere stato sottosegretario alla salute dell’ultimo governo Prodi ed essere stato eletto in parlamento nelle liste del Partito Democratico, che ha lasciato poco meno di un anno fa. E per essere in assoluto il parlamentare dal tasso di assenteismo più alto: 90,8 per cento.
Riccardo Villari lo conosciamo: è l’ex esponente del PD – ma anche dell’UDEUR – che era stato eletto a presidente della commissione parlamentare di vigilanza sulla RAI con i voti del centrodestra. A oggi risulta essere una delle pochissime persone che è riuscita a farsi espellere dal Partito Democratico. Si è iscritto ai Radicali, fa parte del gruppo Misto, Berlusconi ha contattato anche lui.
Dorina Bianchi e Renzo Lusetti hanno lasciato il PD pochi mesi fa, aderendo all’UdC. Anche loro ci starebbero pensando, il Corriere della Sera ha chiesto qualcosa in più a Enzo Carra, altro ex PD oggi UdC.
Enzo Carra, vecchia volpe, ex Pd ora all’Udc, ha chiamato il suo compagno di partito Renzo Lusetti e gli ha chiesto se appunto, in tutta coscienza, stia davvero pensando — come assicurano in molti nel Pdl — di saltare il fosso e cedere al corteggiamento politico del Cavaliere. «Ma Renzo mi ha giurato di no». E La Dorina Bianchi? «Eh…». Cosa? «Dorina invece non l’ho sentita». Berlusconi, ancora l’altra sera, ripeteva che qualcuno dell’Udc potrebbe entrare a palazzo Grazioli. «Beh, sì, certo… uno deluso, o uno particolarmente ambizioso, può sempre trovarlo…».
Poi c’è Ricardo Merlo, parlamentare italo argentino eletto all’estero. Tipo Luigi Pallaro, ve lo ricordate? Solo che Merlo sembra essere molto combattivo e, a differenza di molti altri suoi colleghi, sembra non avere alcuna intenzione di passare col centrodestra. Così dice a Repubblica.
«Nelle ultime settimane è successo varie volte. In Transatlantico si parla e alcuni colleghi vicini a Berlusconi hanno tentato di contattarmi. Capita che davanti a una crisi vogliano sapere quale sarà la posizione di alcuni deputati. Ma appena cominciano le conversazioni io cerco di chiudere subito. La mia posizione è chiara. Io continuerò a stare all’opposizione». Merlo in questo momento è a Buenos Aires: «Ma sono pronto a tornare in un giorno se c’è da votare qualcosa di fondamentale contro il governo».
Chiudiamo con Pino Pisicchio, evocato dallo stesso Michele Serra. La sua carriera politica è movimentata: eletto per la prima volta in parlamento nel 1987 con la DC, dieci anni dopo aderisce ai diniani di Rinnovamento italiano. Quindi entra nella Margherita e nel 2001 viene eletto in parlamento nel centrosinistra. Poi passa all’UDEUR, di cui diventa capogruppo alla camera, e nel 2006 si candida nuovamente in parlamento, però nelle liste dell’Italia dei Valori. L’Idv lo ricandida anche nel 2008, ma lui un anno dopo lascia il partito per fondare Alleanza per l’Italia insieme a Rutelli e Tabacci. Da lì si vedrà: ogni arrivo è una partenza.