Perché Romani non è diventato ministro

La nomina al posto di Scajola pareva infine cosa fatta, invece è saltata

© Marco Merlini / LaPresse
16-12-2009 Roma
Politica
Piazza Montecitorio, il fratello del presidente del Consiglio, Paolo Berlusconi incontra il vice ministro con delega alle Comunicazioni, Paolo Romani e il vicepresidente della Commissione Telecomunicazioni della Camera, Luca Barbareschi
Nella foto Paolo Romani e Paolo Berlusconi

© Marco Merlini / LaPresse
Rome, 12-16-2009
Politic
Montecitorio Square, italian premier's brother, Paolo Berlusconi, meets vice-minister Communications Media, Paolo Romani and vice president of Chamber Commissions Telecommunications, Luca Barbareschi
In tha photo Paolo Romani and Paolo Berlusconi
© Marco Merlini / LaPresse 16-12-2009 Roma Politica Piazza Montecitorio, il fratello del presidente del Consiglio, Paolo Berlusconi incontra il vice ministro con delega alle Comunicazioni, Paolo Romani e il vicepresidente della Commissione Telecomunicazioni della Camera, Luca Barbareschi Nella foto Paolo Romani e Paolo Berlusconi © Marco Merlini / LaPresse Rome, 12-16-2009 Politic Montecitorio Square, italian premier's brother, Paolo Berlusconi, meets vice-minister Communications Media, Paolo Romani and vice president of Chamber Commissions Telecommunications, Luca Barbareschi In tha photo Paolo Romani and Paolo Berlusconi

Andrea Garibaldi sul Corriere della Sera di stamattina dà una versione della mancata nomina di Paolo Romani a ministro dello Sviluppo Economico, anticipata da una settimana, data per certa l’altroieri e accantonata – almeno per ora – ieri. Il ruolo di ministro è attualmente coperto dal Presidente del Consiglio Berlusconi ad interim da quando si è dimesso Claudio Scajola, ma sono passati ormai 88 giorni in cui l’Italia – al centro come molti paesi di una grave crisi economica – non ha un Ministro per lo Sviluppo Economico. Scrive Garibaldi:

Il blocco è arrivato dal Quirinale. Al presidente della Repubblica spetta la nomina dei ministri, su proposta del presidente del Consiglio. Quando Berlusconi ha prospettato la soluzione Romani, il capo dello Stato ha sollevato questioni di opportunità. In particolare, sarebbero dovute al passato di imprenditore di Romani, proprio nel settore delle tv private, uno dei campi di azione del ministero. Il nuovo ministro oltre al caso Fiat, agli esuberi di Telecom, al nucleare, dovrà occuparsi dell’assegnazione delle frequenze digitali. Così, nella tempestosa giornata di ieri, Berlusconi ha annunciato a Napolitano l’intenzione «di approfondire» ancora la questione. L’investitura di Romani, data quasi per certa ieri, nel Consiglio dei ministri del mattino è uscita di scena. «Non era all’ordine del giorno», ha detto il ministro Tremonti.

La questione del conflitto di interessi e poca imparzialità dell’eventuale ministro è naturalmente ancora più vistosa rispetto all’attuale titolare dell’interim.

Il ministero si occupa, fra l’altro, di telecomunicazioni, quindi anche la reggenza di Berlusconi suscita questioni di opportunità. Venerdì scorso, alla cerimonia del Ventaglio, il presidente Napolitano disse tra l’altro che «il governo non può sottrarsi a decisioni dovute, come quella della nomina di un titolare allo Sviluppo economico». Berlusconi annunciò quel giorno che avrebbe sciolto il nodo la settimana seguente. Vale a dire, quella che termina oggi. Ma il premier è tornato a puntare su Romani e la data promessa slitterà ancora. Sul ministero vacante, il girotondo dei nomi è stato notevole. La Lega voleva spostare lì Galan per avere indietro l’Agricoltura. Poi, Berlusconi offrì la poltrona alla presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, che rinunciò. Ancora, si parlò dello Sviluppo all’Udc in cambio di un ingresso in maggioranza. E ancora, tanti nomi: Lupi, Vegas, Bonaiuti. L’idea di Berlusconi restava quella del fidato Romani. Che però ha subito anche l’opposizione della Lega. Dal Quirinale, adesso, si continua a chiedere una conclusione rapida. Il prossimo Consiglio dei ministri è mercoledì.